sabato 22 marzo 2014

Il Kung Fu T'Ienshu e il razzismo

Il 21 marzo non è stato soltanto il primo giorno di primavera: in questa data, infatti, vengono commemorate anche la Giornata Mondiale della Sindrome di Down e la Giornata Internazionale contro il Razzismo.

Personalmente non amo molto queste "Giornate del..." perchè mi sembrano - come la Festa della Donna o la Festa del Nonno - un modo per celebrare qualcuno (o qualcosa) in un giorno, lasciandolo cadere poi nel dimenticatoio per il resto dell'anno; un sistema molto pratico e sbrigativo per mettersi a posto la coscienza. Io, che evidentemente con la coscienza a posto proprio non ci so stare, cerco di interessarmi al mio prossimo ogni volta che me ne capita l'occasione e questo mi porta, ad esempio, a scrivere articoli come questo su Garrett Holeve, atleta di MMA con la Sindrome di Down, in pieno maggio, quando non viene celebrato nulla che abbia a che vedere nè con la Sindrome di Down nè con la disabilità. 

Per quanto riguarda il razzismo, poi, vale lo stesso principio. La pratica del Kung Fu T'Ienshu, stile estremamente attento all'essere umano, non ha fatto altro che radicare sempre più profondamente la mia convinzione che una persona non possa essere giudicata in base alla provenienza geografica o al colore della propria pelle.
In questo periodo su Twitter si è diffuso l'hashtag #tweetoffracism, lanciato da @tifopositivo (un nome che è tutto un programma!) e che sta raccogliendo bellissime testimonianze, come questa fotografia di Alessia Doniselli che trovate pubblicata qui. 
Il Kung Fu T'Ienshu CSeA e l'Accademia Marziale Saronno hanno ovviamente aderito all'iniziativa e così io ho preparato questa immagine che credo riassuma in modo efficace il nostro punto di vista in merito.

Il disegno originale, da me soltanto adattato, è stato realizzato dalla Maestra Tatiana Roveyaz, che ad Aosta segue con passione e competenza il numeroso gruppo dei bambini (aiutata da valenti e pazienti istruttori); proprio dai bambini, praticanti gli sport più diversi, sono fioccati su Twitter messaggi splendidi e che fanno davvero ben sperare per un futuro in cui le persone siano valutate in quanto tali, in base alle proprie azioni e non al colore della pelle o dell'origine geografica. 
Quindi, il 21 marzo come altro giorno, #tweetoffracism per uno sport più sano e un mondo più giusto.

venerdì 21 marzo 2014

Donne e Kung Fu, Zhang Ziyi

Zhang Ziyi, giovane, bellissima e di talento, potrebbe forse essere considerata una vera icona del Kung Fu moderno ed evidente dimostrazione del fatto che arti marziali e femminilità sono perfettamente compatibili. Peccato, però, che lei al Kung Fu ci sia approdata quasi per caso.
Sebbene sia diventata famosa in tutto il mondo proprio per aver recitato in film incentrati sul Kung Fu come "La tigre e il dragone", "La foresta di pugnali volanti" e sia stata la spietata Hu Li in "Rush Hour 2" a fianco di Jackie Chan e di Chris Tucker, infatti, la bella Ziyi ha iniziato la sua carriera come... ballerina.
Da piccola, in effetti, era minuta e gracilina così i suoi genitori decisero di farle frequentare un corso di danza per irrobustirla. La determinazione di Ziyi emerse ben presto e la portò a diventare, nel 1994, campionessa nazionale di danza, ma dopo questo successo, a soli 15 anni, lei decise di intraprendere la carriera di attrice e si iscrisse all'Accademia Centrale d'Arte Drammatica di Beijing; fu proprio lì che venne notata ed iniziò la sua carriera cinematografica.
Interprete anche di "Memorie di una geisha" e del recente "The Grandmaster", basato sulla vita del Maestro di Wing Chun Yip Man, Zhang Ziyi è emersa come dominatrice assoluta della classifica - stilata dal cinese Bazaar Magazine - delle donne cinesi più di successo nel mondo dello spettacolo; notorietà e successo, però, le hanno attirato anche non poche antipatie, tanto che nel 2012 fu al centro di uno scandalo a sfondo sessuale, accusata di essersi prostituita per quattro anni con un esponente di spicco del Partito Comunista cinese, Bo Xilai.
L'attrice ha ovviamente respinto le accuse e dato mandato ai propri legali di agire contro il giornale di gossip locale che ha dato il via allo scandalo, ma le chiacchiere, si sa, vanno a braccetto con la notorietà, tanto che le sono stati attribuiti, in tempi diversi, anche flirt con il regista Zhang Yimou - all'epoca sposato con un'altra bellissima del grande schermo, Gong Li - e con Jackie Chan. Sempre molto restìa a parlare della propria vita privata, l'unico legame più o meno ufficiale attribuitole è quello con il multimiliardario israeliano Vivi Nevo.
Fuori dal gossip e tornando al Kung Fu del titolo, però, c'è poco da dire: Ziyi, dal carattere di ferro e forgiata dalla disciplina della danza, esegue le scene di combattimento con la stessa bravura e grazia con cui eseguirebbe una coreografia, ma probabilmente sarebbe del tutto incapace di mettere in pratica tecniche di autodifesa in caso di una reale aggressione.

giovedì 20 marzo 2014

Kung Fu, torna il Torneo Drago di Primavera

Il Kung Fu più spettacolare si è dato appuntamento a Catanzaro per la settima edizione del Torneo Drago di Primavera. La PWKA, una delle maggiori associazioni di Kung Fu nazionali, vedrà i propri atleti competere in gare di forma e di combattimento tradizionale.
Si comincerà sabato 5 aprile, alle 9.15 (dopo la sfilate delle società ed il saluto delle autorità), con le gare di Taolu tradizionale, moderno e stili interni, che si protrarranno sino all'ora di pranzo e riprenderanno poi nel pomeriggio.
La giornata di domenica 6 aprile prenderà il via alle ore 9.00 con i combattimenti tradizionali di 1° e 2° livello, gli incontri di Sanda e quelli di Qingda, le sfide di Tui Shou e Duanbing.
 
L'incontro nazionale del Torneo Drago di Primavera prevede anche la terza edizione del "Chun Long All Round Wushu Championship", i cui combattimenti verranno disputati nel pomeriggio di domenica 6 aprile.
Le iscrizioni al 7° Torneo Drago di Primavera si chiudono domenica 23 marzo. Per ulteriori informazioni ed adesioni, cliccate qui.

sabato 8 marzo 2014

8 marzo: parliamo di donne, parliamo di PAD

Anche il 2014 è stato funestato, fin dalle prime settimane, da fatti di cronaca nera che hanno avuto per protagoniste e vittime donne. Donne insultate, violate, picchiate, persino uccise da uomini, uomini che spesso dicevano di amarle.
E' questo il caso di Chiara, diciannovenne romana picchiata dal compagno fino a venir sfigurata e caduta in coma a inizio febbraio, e soltanto pochi giorni prima di questa Festa della Donna c'è chi è stata pestata tanto duramente dal convivente da abortire (qui l'articolo). Impossibile, poi, non ricordare Lidia Nusdorfi, accoltellata a morte dall'ex compagno alla stazione di Mozzate (qui l'articolo) il 2 marzo e Libanny Mejia Lopez, sgozzata insieme al suo figlioletto di soli 3 anni per aver respinto le avance di un conoscente il 4 marzo (qui l'articolo).
I dati emersi dal primo rapporto dell'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali, presentato a inizio marzo a Bruxelles, denunciano un quadro allarmante: 62 milioni di donne - più dell'intera popolazione italiana - hanno subìto violenza fisica o sessuale (o entrambe) e molte di loro tendono a non denunciare l'accaduto. Perchè spesso, proprio come nel caso di Chiara e della donna di Racale, l'aggressore è chi dice di amarle. 

Al di fuori del contesto domestico, poi, molte sono le donne vittima di violenza conseguente alla cosiddetta microcriminalità: si va dalla commessa aggredita da quattro ubriachi in pieno centro a Roma (qui l'articolo), alla studentessa palpeggiata e salvatasi per miracolo dallo stupro in Calabria (qui l'articolo), dalla dipendente di una gioielleria tenuta in ostaggio e violentata nel corso di una rapina (qui l'articolo) all'anziana tenuta in ostaggio, picchiata e legata per un bottino di pochi euro (qui l'articolo)...
Reagire, però, è possibile e sempre più donne ne stanno prendendo coscienza: c'è chi denuncia, chi lascia il compagno violento e cerca rifugio in un centro d'accoglienza, chi non esce di casa senza lo spray al peperoncino in borsetta, chi frequenta corsi di autodifesa.

Proprio prendendo spunto da un terribile fatto di cronaca ha avuto origine, nel 1984, il metodo PAD, il Programma Autodifesa Donna ideato dal Maestro fondatore del Kung Fu T'Ienshu e realizzato basandosi sulla conoscenza e consapevolezza delle attività psico-fisiche della donna, sullo sviluppo delle attività percettive legate al mondo reale e sulla capacità coordinativa di difesa della propria persona. Generalmente le donne hanno una struttura fisica più minuta rispetto agli uomini, ma questo non necessariamente è uno svantaggio: il metodo PAD mira, prima ancora che ad insegnare tecniche di autodifesa, a sviluppare la consapevolezza di sè delle donne. Conoscendo se stesse, il proprio corpo e la propria emotività davanti a determinati avvenimenti si ha modo di scoprire i propri punti deboli ma anche le proprie capacità di reazione (spesso insospettate!), accrescendo così la sicurezza nelle proprie possibilità ed accrescendo l'autostima
Quello proposto dal metodo PAD è dunque un percorso psicologico prima ancora che fisico, un cammino che porta la donna a non sentirsi vittima prima ancora che ad evitare di divenire possibile vittima.

Per approfondire: