mercoledì 21 agosto 2019

Norwegian Wood, l'adolescenza tra musica e dolore

Sono un tipo così. È un po' come essere
quella superficie ruvida su una scatola di
fiammiferi. Il che mi sta benissimo, inten-
diamoci. Meglio essere una scatola di pri-
ma qualità che un fiammifero scadente.
(p. 197)
Primo libro delle mie "letture montanare 2019", quest'opera di Murakami è stata scritta a partire dal 1986, quando l'autore viveva in una piccola isola della Grecia, e la sua stesura è proseguita seguendolo nel trasloco che l'ha visto venire ad abitare a Roma; è lo stesso Murakami a scrivere che, nel marzo romano del 1987, il clima era così strano, denso di pioggia e fitto di vento, da aver suscitato in lui l'ispirazione per le atmosfere di "Norwegian Wood".
Certo il meteo doveva essere stato davvero pazzerello, come vuole che sia marzo nel detto popolare, perché io, dopo aver letto "Norwegian Wood", ancora mi chiedo come una trama tanto cupa e drammatica, come simili oscure suggestioni potessero mai accordarsi con la solarità e la spensieratezza che solitamente si accomunano alla vita mediterranea.

"Norwegian Wood" è un libro complesso, doloroso, a tratti angoscioso: il disagio giovanile, il difficoltoso cammino di crescita, la fatica dell'adolescenza che ciascuno di noi si trova - o si è trovato - a vivere sfociano in queste pagine in malattia mentale, suicidio, mal di vita, desiderio di rinuncia, voglia di annientamento. 
"Norwegian Wood" è la canzone dei Beatles che fa in qualche modo da colonna sonora alle esistenze di Watanabe, Naoko, Kizuki, Reiko, Midori, ma foreste e montagne sono anche quelle che delimitano il piccolo mondo riparato che accoglie Naoko, separandolo e custodendolo al riparo dal grande mondo caotico e complicato del vivere quotidiano. 

Ragazzi, ragazze e torte di fragola scagliate
fuori dalla finestra. L'amore perfetto.
(p. 103)
Mi piace lo stile narrativo di Murakami e questo libro non ha fatto eccezione, ad esclusione delle scene di sesso che sono descritte con la stessa empatia e partecipazione emotiva che si potrebbero trovare in un manuale di meccanica. La tematica trattata non è certamente quella che raccomanderei per una lettura da ombrellone e certo non si adatta alla spensieratezza vacanziera, tuttavia "Norwegian Wood" mi è piaciuto, forse anche perché permette di accostarsi ad un Murakami diverso dal solito, ad una lettura più intimistica e sofferta dell'autore. D'altro canto, già la quarta di copertina chiarisce senza mezzi termini che con questo romanzo Murakami si stacca decisamente dalle atmosfere oniriche e surreali che hanno contraddistinto sue altre opere, quindi il lettore accorto sa benissimo a cosa va incontro.

Nota a margine, che forse a molti di voi non dirà nulla ma che per me è molto importante: è da questo libro che vengono due delle frasi che prediligo riguardo la letteratura, sorta di fari che da anni orientano le mie scelte e che sento di condivide appieno: "[...] Non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. È solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo" e "Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo".

Titolo: Norwegian Wood (Noruwei no mori)
Autore: Murakami Haruki
Traduttore: Giorgio Amitrano
Editore: Einaudi
Anno di edizione: 2013
Codice ISBN: 9788806216467

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