Premessa doverosa quanto necessaria per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti: ho visto questo film senza aver mai letto il fumetto dal quale la vicenda è tratta.
Il rischio che si corre sempre, trasponendo su pellicola un'opera letteraria, è quello di non essere aderenti all'originale e credo che questo non valga soltanto per i romanzi, ma anche per i fumetti; sappiate, dunque, che, non avendo mai letto io questi specifici albi, non mi addentrerò nell'insidioso terreno del paragone.
In una Gran Bretagna alternativa, in cui il potere è accentrato nelle mani di un regime totalitario, un uomo misterioso dal volto celato da una maschera e dal passato oscuro si muove silenzioso e letale, salvo poi dare libero sfogo alla propria sete di vendetta con delle particolari quanto devastanti "percussioni", esplosioni che seguono il ritmo dettato dall'
Ouverture 1812 di Cajkovskij.
Il suo viso è nascosto dietro le false fattezze di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel XII secolo cercò di far saltare in aria il Parlamento, ed anche il suo nome è misterioso: lui è semplicemente V.
La giovane Evey Hammond (Natalie Portman) vive a Londra e lavora per l'emittente tv locale; è consapevole, come molti, dell'enorme quantità di panzane che questo mezzo d'informazione - l'unico mezzo d'informazione - rifili ai cittadini e, come molti, per quieto vivere, finge di non sapere.
Una sera, mentre cammina per strada dopo aver infranto il coprifuoco, Evey viene salvata da V e da quel momento le vite dei due si intrecciano indissolubilmente.
Dal punto di vista marziale, "V per vendetta" è coinvolgente, con un ritmo incalzante e per lo più credibile (sebbene ceda talvolta alla tentazione dell'eccesso, ma, che diamine!, si tratta pur sempre di un fumetto!): merito di David Leitch, controfigura di Hugo Weaving per le scene d'azione.
Leitch, fin da bambino appassionato di arti marziali, che "studiava" nel garage di casa, si è poi formato presso la Dan Inosanto Academy mentre frequentava l'università e questo spiega la particolare predisposizione al JKD Kali che pare avere V, nonché la sua indiscussa abilità nell'utilizzo di spade e pugnali.
Un po' "La Bella e la Bestia", un pizzico de "Il Conte di Montecristo", una consistente quantità dal gusto di "1984", miscelando bene il tutto: "V per vendetta" potrebbe sembrare un minestrone ottenuto scopiazzando qua e là nella storia della letteratura, invece risulta essere un film originale e decisamente piacevole. A me, almeno, è piaciuto molto.
Ed un plauso va al cattivissimo Agente Smith di "Matrix", Hugo Weaving, qui sempre celato da una maschera eppure ottimo interprete, nonché al doppiatore Antonio Genna, capace di dare spessore e profondità ad un personaggio privo di volto.