"Ma cosa cavolo volete da me?" |
E rieccoci: 2 febbraio, Giorno della Marmotta. Giorno in cui il grosso topone pronosticatore emette il proprio verdetto circa la durata dell'inverno.
Mentre scrivo, negli Stati Uniti ancora non è sorto il sole e la marmotta più famosa del mondo, Phil, celebrata anche nel film "Ricomincio da capo", probabilmente ronfa felice nella propria casetta.
Qui, però, il sole è sorto e, grazie al cielo, almeno oggi è impossibile vederlo: piove.
Ebbene sì, piove.
Dopo due estenuanti mesi di siccità, dopo un inverno assurdo in cui non un solo fiocco di neve è caduto neppure per sbaglio su Saronno, finalmente piove.
Poco, eh!, non abbastanza per cantar vittoria, ma piove.
La neve sul litorale di Bari |
In compenso, mentre la Lombardia soffoca e brucia, siamo riusciti ad avere sorprendenti nevicate in Puglia, Calabria, Sicilia... Gente che la neve la vedeva soltanto in tv o durante la settimana bianca si è ritrovata a far a palle di neve sul lungomare o a fotografare estasiata i fichi d'india immacolati.
Non mi dilungo sui danni all'agricoltura e, in parte, all'allevamento derivanti da questo inverno anomalo che ha visto l'Italia capovolgersi sottosopra, con le Alpi costrette a far ricorso ai cannoni sparaneve per non mandare a ramengo la stagione sciistica e gli ulivi salentini letteralmente morti di freddo.
Mi limito a ribadire che ricorderò il 2016 per la sua coerenza: un anno schifoso dall'inizio alla fine, sotto molteplici punti di vista.
Si auspica che il 2017 sia leggermente meglio, se non altro dal punto di vista climatico. Ma gli esordi non lasciano ben sperare.
Perché, checché ne dicano le anime belle de "I cambiamenti climatici sono tutti una bufala", di inverni balenghi si muore. Come sono morte le persone trascinate via dai torrenti in piena in Sicilia, o i senzatetto falcidiati dal gelo, o il terremotato di Montereale. Per non parlare, poi, del disastro dell'Hotel Rigopiano, in cui pare che l'abbondante nevicata sia andata a braccetto con abusivismo e sciatteria burocratica per ordire il drammatico epilogo.
E si muore, più silenziosamente e lentamente, pure in Lombardia, dove si inala aria avvelenata da giorni e giorni. Il Pm10 ha superato i valori massimi di ben quattro volte nelle città di Bergamo, Como e Lecco; Milano ha sforato i limiti di oltre tre volte e questo non occasionalmente, ma per diversi giorni.
Se parlare di inquinanti, polveri sottili, Pm10 può apparire complicato, immaginate di infilare un bel sigaro toscano tra i denti di ciascun abitante della Lombardia invitandolo ad inalare poderose boccate e, appena quel sigaro finisce, passare ad un altro, e poi un altro ancora. Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Per quasi due mesi.
Ogni abitante della Lombardia, ho detto, quindi pure il paffuto lattante che va al parco nel passeggino, il ragazzino delle elementari, la mamma incinta, il nonno con qualche acciacco.
Ogni singolo abitante.
Riuscite ad immaginare, adesso, i bronchi ed i polmoni di queste persone?
Ecco: in Lombardia siamo messi così.
Ecco: in Lombardia siamo messi così.
La marmotta d'inizio articolo ha tutte le sue buone ragioni per essere scocciata, soprattutto perché lei viene cavata fuori dal letargo per pronosticare, ma siamo noi esseri umani che, con le nostre mani, stiamo riducendo il mondo uno schifo. Non è la marmotta Phil che guida auto o usa sconsideratamente il riscaldamento domestico, non è lei a costruire dove non si dovrebbe né a non mettere a norma le costruzioni già esistenti né a perdere tempo in lungaggini burocratiche.
Oggi, comunque, per noi italiani è forse soprattutto il giorno della Candelora, in ricordo di quando Gesù bambino venne presentato al tempio e riconosciuto dall'anziano sacerdote Simeone come "Luce per illuminare le genti".
E, come recita l'antico proverbio: Ul dì de la Candelora de l'invernu sem föra, ma se 'l piöv o 'l tira vent ne l'invernu sem dent (Il giorno della Candelora siamo fuori dall'inverno, ma se piove o tira vento nell'inverno siamo dentro, ndt).
Oggi piove, perciò... speriamo!
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