martedì 31 gennaio 2017

Dragon Blade, quando i Romani andarono in Cina

Da italiana, da occidentale, scrivo queste parole con un po' d'amaro in bocca, ma non posso sottrarmi ad una verità innegabile: se volete scene d'azione veritiere e comprensibili, davvero godibili dal punto di vista marziale, è ad Oriente che occorre guardare. 
In Dragon Blade non c'è una sola scena d'azione - non una! - che non sia perfettamente comprensibile: la macchina da presa è ben salda, non c'è traccia di quegli odiosi ed insistenti tremolii che causano il mal di mare negli spettatori cui tanto spesso fanno ricorso i registi occidentali nel tentativo di occultare l'incapacità marziale degli interpreti. Qui gli attori combattono, straordinariamente bene, con tecniche che persino lo sguardo meno attento riesce a cogliere.
Il che significa che, per me, questo film, presentato al Far East Film Festival del 2015, parte già con tutti i presupposti per piacere. 
E non è casuale il fatto che io affermi che il film "parte", dal momento che già dalle prime scene si assiste ad un combattimento.

Ambientato nel 48 a.C., il film si basa su fatti storici realmente accaduti e si fonde con il mito sull'antica e pericolosa Via della Seta: qui i Guardiani, capeggiati dal comandante Huo An (Jackie Chan), hanno il compito di vigilare affinché le trentasei diverse nazioni che si affacciano e commerciano lungo questa sterminata via commerciale convivano in pace. 
Una pace che diviene ancora più fragile e precaria quando nel deserto fanno la propria comparsa il comandante Lucio (John Cusack) alla guida di una legione romana, in fuga con il piccolo console designato Publio e decisi ad impadronirsi della città che sorge al Cancello delle Oche Selvatiche, protetta da Huo An e dai suoi.

Godibilissimo dal punto di vista marziale, il film miscela storia e mito e, pertanto, alcune inesattezze ed esagerazioni fanno capolino qua e là, sia in fatto di dotazioni belliche sia in ambito di tecniche marziali.
La vicenda, ricca e ben approfondita in ogni suo aspetto, coinvolge anche lo spettatore che non ami particolarmente le arti marziali ed i film d'azione. È una storia di onore e di coraggio, di popoli che si scontrano e s'incontrano. Una storia che forse varrebbe la pena guardare di questi tempi per ricordare che i popoli si sono sempre mossi, le persone si sono sempre spostate e nessun muro è mai riuscito ad arginare l'umanità.



giovedì 12 gennaio 2017

Storia di libri, librerie e tempo che passa

Anno vecchio addio, anno nuovo ben arrivato.

Tra le varie nefandezze che hanno funestato il mio 2016 posso tranquillamente menzionare la chiusura ed il trasferimento del "mio" Caffè Letterario "Pagina 18", evento che ho vissuto come un'autentica e reale perdita, considerato il rapporto di amicizia che da anni mi univa a Carla e Giulio.
Da brava guerriera quale sono, però, ho pensato di interpretare la crisi nel suo più antico significato, quello derivante dal greco κρíσις e che significa "scelta, decisione"; pertanto, anche grazie al fortuito incontro con l'autrice Lucrezia Monti, ho scelto di avvicinarmi al fantastico - e sino ad allora per me sconosciuto - mondo dell'editoria online.

Più o meno a partire dal mese di novembre dello scorso anno, dunque, sono andata sostituendo i miei acquisti in libreria con quelli fatti su internet; pratica che, per quanto mi riguarda personalmente, presenta pro e contro.
Tra i pro credo vadano certamente menzionati la sterminata disponibilità di titoli, i bassi costi e la pressoché nulla necessità di spazio: un eBook si scarica direttamente sul proprio dispositivo (computer, tablet, smartphone, eReader, Kobo, Kindle e chi più ne ha, più ne metta) ed anche un tomo come l'"Ulysses" di Joyce o "Il Milione" di Marco Polo può essere portato comodamente con sé ovunque si vada, letto in treno come sul divano di casa, sfogliato alla stazione della metropolitana come al calduccio nel proprio letto. 
L'offerta di titoli è smisurata e comprende, oltre ai grandi classici della letteratura resi disponibili dalle più disparate case editrici, anche opere di selfpublishing, ovvero sia quegli inediti che lo stesso autore sceglie di pubblicare online e che sarebbero introvabili nelle librerie "classiche".
Il costo, poi, è spesso irrisorio: non essendoci spese per l'acquisto di carta e copertine, né costi di stampa, rilegatura, distribuzione, capita di sovente di imbattersi in titoli gratuiti o in vendita a cifre minuscole, come 99 centesimi.

Esistono, però, anche dei contro. Tanto per cominciare, se - come aveva asserito Umberto Eco - internet ha dato diritto di parola a legioni di imbecilli, la pratica del selfpublishing ha dato diritto di pubblicazione a legioni di analfabeti
Gente capace di infarcire di errori grammaticali e sintattici persino la sinossi, figurarsi un intero romanzo! E la cosa grave, a parer mio, è che molte di queste persone, forti di consolidate "amicizie" su Facebook e sui social network in genere, smerciano grandi quantità del loro scrivere dissennato, contribuendo alla crescita dell'ignoranza del Paese.
Perché voi capite che, se anche leggo un libro, ma vi trovo frasi come "ci volle un po' prima che riuscii a rispondergli" non è che possa aspettarmi di migliorare la mia cultura... (E, per la cronaca, questo libro è scritto da una pluri autrice, pubblicata anche in cartaceo, si auspica dopo minuziosa correzione dei testi).
La diffusione dell'ignoranza e dell'esprimersi in modo sgrammaticato è qui veicolata dai bassi - talvolta nulli - costi degli eBook, cui mi riferivo prima menzionandoli come un pregio. 
Insomma: c'è sempre il rovescio di ogni medaglia, anche informatica.
Infine, trovo faticosa, fisicamente stancante per gli occhi, la lettura prolungata su questi supporti multimediali più che non sul supporto cartaceo.

Personalmente sono giunta ad un compromesso per quanto riguarda la diatriba "libro cartaceo o eBook multimediale?": acquisto come eBook libri "di consumo", mentre continuo ad impreziosire la mia libreria con testi di un certo spessore, anche in edizioni ricercate.
Ora, con lo spazio lasciato libero dalla "narrativa da corsa", le buone edizioni di "Orgoglio e pregiudizio", "Odissea", "Cyrano de Bergerac" e soci si tengono compagnia sugli scaffali della libreria, sempre pronte a regalarmi la magnifica sensazione suscitata dall'odore della carta, della copertina ricercata, della rilegatura ben curata. 
Ma, come detto, questa è la soluzione ottimale per me. Senza pretesa di esserlo per chiunque. 
Tra i post di "Cose che leggo" troverete, dunque, forse più spesso di quanto possiate sospettare, anche libri materialmente inesistenti, opere disponibili soltanto in formato digitale.

Nel frattempo vi segnato che su Google, digitando le parole "libro o ebook" compaiono oltre sei milioni di risultati, quindi potete sbizzarrirvi nel cercare la risposta definitiva a quale, tra i due, possa avere la meglio.
(Sconforta che, tra i suggerimenti proposti dalla grande G digitando "libro o", compaia "libro o libbro". Ma, probabilmente, per questo dobbiamo ringraziare anche certo selfpublishing...)

domenica 1 gennaio 2017

Buon anno nuovo!

Viviamo tempi difficili, ma non dobbiamo smettere di sperare: usciamo in strada, danziamo!
Forse non tutti lo sanno, ma queste sono, più o meno, le parole cantate dal coro che in origine accompagnava l'esecuzione del più celebre valzer: "Sul bel Danubio blu" di Johann Strauss.

Correva l'anno 1865, i viennesi erano stati duramente sconfitti dall'esercito prussiano e, guardandosi attorno, forse in molti pensavano che ci fosse davvero ben poco di cui gioire, eppure si scelse di celebrare la vita, la gioia, l'amore.
Perché la guerra, l'odio e le brutture sono sempre esistiti, ma sta a noi fare in modo di non esserne sopraffatti.
Guardando avanti con coraggio, con incoscienza forse, e decidendo di cercare il bello, di volere il bello, di scommettere sull'amore, sulla gioia, sulla vita. 
E allora, dunque, dopo l'ennesimo atroce attentato così come dopo la guerra austro-prussiana, usciamo in strada, danziamo!
E buon anno a tutti voi!