giovedì 12 maggio 2016

Addax, estinzione in diretta

Si parla ormai piuttosto spesso di biodiversità. E chi ne parla lo fa come di una ricchezza. 

La biodiversità delle Alpi. La biodiversità della barriera corallina. La biodiversità delle dune costiere...
Patrimoni da proteggere e tutelare. Ne parlano biologi, etologi, ittiologi, erpetologi, entomologi ed un sacco di altri "...ologi". Più raramente ne parla anche qualche giornalista.
Poi c'è chi di biodiversità non ha sentito - o non vuole sentir - parlare.
Fino a quando qualche notizia non salta fuori prepotentemente, deflagrando come una bomba mediatica.
Anno 2016, l'addax è ufficialmente estinto. Il complesso e meraviglioso puzzle della biodiversità perde uno dei suoi tasselli. In diretta tv, condiviso in tempo reale sui social. 

L'addax è un'antilope. Un'antilope del deserto, ad esser precisi, perfettamente adattatasi al clima estremo delle terre aride e sabbiose d'Africa. Piuttosto bellina, per la verità: non ha il "profilo importante" della cugina saiga, tanto per cominciare; corpo snello, mantello chiaro, lunghe corna che si avvitano verso il cielo, potrebbe avere le carte in regola per richiamare l'interesse mondiale, sebbene non sia tenerosa e puccettosa come un cucciolo di foca. Ma ormai è tardi. 
I ricercatori che nel mese di marzo si sono occupati del censimento degli addax nel deserto tra Ciad e Niger hanno contato soltanto tre esemplari. Troppo pochi per far sperare in una riproduzione e, comunque, non sufficienti a scongiurare il rischio di consanguineità.

Il Niger ha dichiarato illegale la caccia a questi animali ed il Ciad li protegge, tuttavia, stando a quanto dichiarato dal Dottor Jean-Christophe Vie della IUCN Global Species Programme "Siamo testimoni in tempo reale dell'estinzione di questa iconica ed un tempo florida specie". Tutta colpa, si legge sull'HuffingtonPost, delle massicce estrazioni petrolifere operate dalla China National Petroleum Corporation, che hanno distrutto gran parte dell'habitat di queste creature; inoltre, pare che le guardie ingaggiate per controllare e proteggere i pozzi petroliferi cacciassero gli addax per cibarsene. E' possibile che gli studiosi non abbiano localizzato tutti gli addax superstiti in natura, tuttavia, anche se il loro numero fosse cinque volte superiore, non sarebbe sufficiente per la sopravvivenza della specie.
Estinto in natura, l'unica speranza per l'addax risiede ora nell'incrocio con esemplari in cattività, ha spiegato l'italiano Alessandro Badalotti, responsabile per la IUCN di Save Our Species, l'organismo che si interessa degli animali maggiormente minacciati: "E' una situazione disperata - ha dichiarato a Phys.org - Allo stato attuale l'addax è condannato all'estinzione".
E, ironicamente, negli Stati Uniti è possibile cacciare addax allevati appositamente per essere abbattuti, sebbene con alcune limitazioni. 

2 commenti:

  1. Molto interessante, molto tragico. Non solo per l'estinzione dell'addax, ma per la nostra incoscienza, la nostra cieca testardaggine che ci fa andare avanti a sfruttare il pianeta, infliggendogli colpi mortali uno dopo l'altro. Oggi sarebbe "la giornata della biodiversità", ma come dici tu ne parlano tanto solo alcune categorie di persone, quelle già informate, mentre il grande pubblico guarda distrattamente alle notizie di sofferenza che riguardano il pianeta e la biodiversità. E' triste, pericoloso e assurdo, nella società della "comunicazione" dove passano tanti messaggi inutili e quelli essenziali si disperdono nel caos generale.

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    1. Silvia, e proprio in questa Giornata della Biodiversità il WWF rende noto che rimangono solo 85 delfini del Mekong. Saranno loro i prossimi a scomparire dalla Terra? O toccherà forse al crisocione? Oppure alla saiga, alla vaquita, all'ara glauca o al gatto selvatico sardo?
      Gli esseri umani quante altre tessere nere con la scritta "estinto" vorranno vedere ancora nel puzzle del pianeta Terra?
      Grazie per il commento, ciao.

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