giovedì 4 febbraio 2016

Outlander, l'ultimo vichingo

Cominciamo col dire che Jim Caviezel ha il suo bel perché, qualunque cosa interpreti: dall'intenso e sofferto Gesù in "The passion" fino al letale e tenebroso John Reese di "Person of Interest", passando per tutti i ruoli che può aver interpretato nella sua carriera. Pubblicizzasse lavatrici, lo farebbe bene*. 
Chiarito questo, passiamo a parlare del film. 

Norvegia, 709 d.C., un'astronave in avaria, proveniente dalle profondità dello spazio, si inabissa nelle acque di un lago; ne emerge Kainan (James Caviezel), che raggiunge la riva e scopre di essere solo in un mondo a lui estraneo. Problema di facile soluzione, grazie ad una magnifica macchinetta che, in qualche doloroso ma comunque breve attimo, gli sparaflasha direttamente nella testa alcune utili informazioni, come la perfetta conoscenza e padronanza della lingua norrena. Il sogno di ogni antropologo. 
Catturato e trasportato in un villaggio vichingo, Kainan conquista poco a poco la fiducia degli indigeni, a cominciare dal re al quale salva la pellaccia e dalla sua figliola Freya (Sophia Myles) la quale, pur essendo principessa e promessa sposa al vicino principe Wulfric, si prende una solenne scuffia per il bell'alieno. 
Le guerre locali si rivelano ben presto essere il minore dei mali: l'astronave sulla quale viaggiava Kainan, infatti, è precipitata perché assalita da un Moorwen, grosso mostro spaziale agilissimo ed assetato di sangue. L'animale, ora libero, delimita il suo territorio ed inizia a procacciarsi il cibo, dimostrando di gradire molto la carne vichinga. 

Kainan è l'unico a conoscere quella creatura, che descrive come un drago affinché sia comprensibile ai villici, e si dice pronto a combatterla, schierandosi prontamente al fianco del re e dei suoi migliori guerrieri.
A questo punto dovrei analizzare le scene di combattimento**, ma, ahimè, l'impresa è piuttosto ardua: molta dell'azione si svolge al buio, che sia all'interno delle mura del villaggio durante la notte, o in una tana d'orso, o dentro le tortuose caverne abitate dal mostruoso Moorwen. 
Ciò che è chiaramente visibile, comunque, rivela una discreta preparazione degli interpreti/guerrieri principali - Wulfric e Kainan innanzi tutto - nell'uso dell'arma bianca, in particolare delle spade: angoli ben disegnati e rapidità d'esecuzione. 
La spada dello scontro finale
Pecca che non posso trattenermi dal segnalare: la spada utilizzata da Kainan nello scontro finale con il Moorwen è di dimensioni e foggia tali da discostarsi parecchio dalla tipica spada vichinga (lunga, in epoca normanna, fino ad un metro, ma contraddistinta comunque da grande leggerezza per consentire rapidità di movimento) e suggerisce, nella lunghezza dell'elsa, persino l'impugnatura a due mani (che prenderà piede in epoca rinascimentale e, comunque, con lame di foggia ben diversa), mentre è dotata di una guardia crociata dall'utlità piuttosto incomprensibile. 
Tutto bene se "Outlander - L'ultimo vichingo" fosse un film fantasy, ma trattandosi di fantascienza si sarebbe dovuto operare una scelta stilistica: o puntare su armi futuristiche e del tutto extraterrestri, oppure attenersi alla storicità e località terrestri prescelte.

Promosso, dunque, Caviezel-Kainan e, con lui, buona parte del cast, comunque convincente nell'interpretazione.
Qualche riserva circa la sceneggiatura e ancor più relativamente alla scelta delle armi. 

*Questo NON E' un suggerimento ai nostri pubblicitari. Hanno già fatto abbastanza danni con (in ordine alfabetico) Antonio Banderas, Kevin Kostner e Bruce Willis; grazie, basta così, che hanno originato più scompensi ormonali certi spot che un'epidemia di menopausa.
** Ricordate: in ambito di film e serie tv parlo di arti marziali intendendole nel loro significato di arte del combattimento, l'ars pugnandi di romana memoria, e non di discipline marziali specifiche e codificate.

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