lunedì 5 ottobre 2015

Carta, pennelli e fantasia: così il caffè diventa opera d'arte

C'è chi - come me - il caffè lo beve. A volte anche in quantità impressionanti, nella speranza di svegliarsi e "carburare" per bene prima di cominciare una giornata impegnativa. 

Poi c'è chi dal caffè trae opere d'arte. E' questo il caso del giovane Michael Aaron Williams, artista nato nel 1988 in Tennessee che, partendo da una tazzina di caffè, un po' d'inchiostro e fogli di vecchi quaderni del 1920, realizza splendidi dipinti. 
La scelta del caffè è dettata dal fatto che Williams ritiene che sia un colore naturale che si adatta e fonde perfettamente con quello della carta antica, da lui scelta quale supporto per le proprie opere. 

"La mia arte è un racconto, poesia visiva che vuole essere una dichiarazione sociale e far muovere l'osservatore verso un'azione, una realizzazione. Una parte importante del mio lavoro si concentra sulle strade, il luogo dove le persone vivono la loro vita quotidiana; questo mi permette di interagire con il pubblico su un terreno comune ed osservare come reagisce all'arte, si tratta di un esperimento sociale".

Le persone sono al tempo stesso soggetto e destinatari delle opere di Williams, che realizza per lo più ritratti e che recentemente ha trascorso due mesi in un orfanotrofio della Thailandia traendo ispirazione dai bambini lì ospitati e dalle loro vicende. Il suo obiettivo è quello di mostrare la loro bellezza e la loro fragilità, facendo in modo che l'osservatore non possa più dimenticarli. 

Williams ama interagire con il pubblico e per questo realizza anche opere di streetart, mostrando per lo più la fragilità della gente di strada e, al contempo, la loro effimera bellezza. Sempre con l'obiettivo di scuotere l'osservatore e portarlo ad agire, a fare qualcosa concretamente. A darsi una svegliata, insomma. Anche senza bisogno di caffè.
Esempio di streetart di Williams a Londra.

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