venerdì 28 agosto 2015

Alla ricerca dell'umanità

La sensazione è che si sia smarrita la bussola. Siamo in un luogo che non riconosciamo più, in un tempo che non sembra appartenerci e vaghiamo, brancolando nel buio. O, almeno, è così che mi sento io ascoltando certe notizie al telegiornale, leggendo certi articoli sui giornali.
Perchè il genere umano non lo riconosco più e mi pare che ci sia poco o nulla che possa essere definito umano in chi trasporta e tortura disperati da un continente all'altro, in chi investe pedoni senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso, in chi ammazza un suo simile per una manciata di spiccioli*. 
E mi si perdoni se me ne strasbatto delle statistiche che affermano che oggi viviamo in un mondo più civile e sicuro rispetto all'epoca romana o al Medioevo, ma il fatto è che per me non funziona il motto stalinista secondo cui "Un morto è una tragedia, un milione di morti è statistica": per me un morto è una tragedia e un milione di morti è una tragedia immane. Ed è anche il sintomo che in centinaia di migliaia di anni la nostra specie non è progredita poi tanto rispetto a quegli scimmioni che, scesi dagli alberi e avventuratisi nella savana africana, hanno iniziato a brandire clave e forgiare punte di lancia con la selce. 

Perchè, scusatemi tanto, ma ero e resto convinta del fatto che l'umanità non è progredita se illumina ogni strada a giorno durante la notte, se piega la natura al proprio volere, se infila geni di pesce nei pomodori o viceversa, se "è connessa" persino quando va al cesso e nemmeno se garantisce anche ai profughi di avere uno smartphone in tasca. No, signore e signori, mi dispiace ma ero e resto convinta del fatto che il progresso dell'umanità si manifesti dando prova di essere umani, di provare empatia, di non disgiungere il proprio bene da quello dei propri simili e, già che ci siamo, di rispettare questo mondo che calpestiamo ogni giorno. Chiamatemi idealista, se volete. Illusa, probabilmente lo sono. Ma almeno non potrete accusarmi di essere una sorta di scimpanzè capace di usare un pc, perchè dentro di me una voce urla di dolore e di rabbia sentendo queste notizie ed è quella voce che mi piace chiamare umana.

* Soltanto negli ultimi giorni:

4 commenti:

  1. Oggi guardavo il TG e pensavo più o meno queste stesse cose. Mi chiedevo soprattutto come è possibile lasciare che delle persone vaghino disperate per l'Europa, chiusi in conteiner o a piedi con bimbi piccolissimi, con poco cibo e poca acqua e quella stessa Europa in fondo resta a guardare. C'era un uomo siriano, con una bimba in braccio che diceva: Ho mio fratello in Germania, vorrei andare da lui. Non capisco perchè non ci posso andare in aereo. E a pensarci bene... perchè non ci può andare in aereo?
    Un abbraccio
    Francesca

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    1. Francesca, al di là di facili reazioni "di pancia" - sia da buonisti o da forcaioli - non credo sia semplice trovare una soluzione per questa che, di fatto, sta diventando una vera e propria migrazione di popoli. Sono centinaia di migliaia di persone che si spostano... Noi di volta in volta, complici i mezzi d'informazione, focalizziamo l'attenzione sul singolo individuo (il papà in fuga con la bambina piuttosto che il giovane assassino dei due anziani), ma è davvero un problema di portata internazionale, per non dire globale.

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  2. condivido ogni singola parola. ogni, singola, parola.

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    1. Zion, non posso far altro che ringraziarti. Soprattutto perchè so che lo senti davvero.

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