giovedì 9 luglio 2015

Pakistan, via dalla paura. Con il Kung Fu

Mubarak Ali Shan con alcuni suoi allievi Hazara.
Foto da Al Arabiya
Dopo la serie di attacchi mortali che ha colpito la comunità Hazara nella provincia occidentale del Baluchistan, in Pakistan, in seguito ai quali sono rimaste uccise centinaia di persone della minoranza sciita, l'istruttore di arti marziali Mubarak Ali Shan ha deciso di trasferirsi da Quetta per raggiungere quelle aree tanto duramente colpite ed aiutare i bambini ed i ragazzi superstiti.
"Un'ondata di atrocità si è scatenata contro di noi - ha detto Shan, intervistato da Al Arabiya - Portare la formazione marziale in questo ambiente serve a dare conforto e soprattutto il coraggio necessario per ricostruire".

Shan, artista marziale professionista di 48 anni, ha fondato la sua scuola di Shaolin Kung Fu nel 1986 ed è divenuto il più giovane artista marziale "Grand Master" a livello asiatico, oltre a vincere per otto volte il titolo di Campione Nazionale; a causa della difficile situazione che sta vivendo il Paese, ha dovuto temporaneamente chiudere la sua scuola di arti marziali ed ha così pensato di trasferirsi laddove le sue capacità e competenze possono essere più d'aiuto, presso la comunità Hazara. Qui insegna a ragazzi e ragazze, dai 5 ai 18 anni.

"Le arti marziali non sono soltanto sport - continua nella sua intervista all'emittente degli Emirati Arabi -  ma anche divertimento e tengono impegnate le loro menti, lontano da pensieri di vendetta. Inoltre attraverso la pratica delle arti marziali i bambini riacquistano coraggio e si rafforzano sia fisicamente che psicologicamente".  
Sebbene gli allenamenti siano gratuiti, "coloro che possono permetterselo possono pagare", dice Shan, ricordando che i suoi sforzi sono rivolti a proteggere i bambini locali, tenendoli lontani dai rischi del lavoro minorile, delle droghe e dei mali sociali.

Shabana Hazara, 16 anni, è una delle ragazze che si allenano alla scuola di Shan; ha perso suo fratello nel 2006, in seguito allo scoppio di una bomba: "Non mi interessavano le arti marziali, ma le circostanze non mi hanno dato alternative - dice Shabana, aggiungendo che pensa che la maggior parte delle persone non possa immaginare le loro misere condizioni - Le arti marziali sono molto importanti per noi e ci aiutano nel combattere la persecuzione. Qui non abbiamo vita sociale nè culturale, non abbiamo nessun tipo di divertimento nella nostra vita; le arti marziali ci danno sollievo e forza, perchè per gli allenamenti ci ritroviamo ed abbiamo così una sorta di incontro sociale".
"In passato le persone giocavano a calcio, a hockey e a tennis da tavolo, praticavano la boxe e il bodybuilding o nuotavano - dichiara ad Al Arabiya Fatima Atif, attivista per i diritti umani Hazara - ma ora le cose sono cambiate a causa delle circostanze". 

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