venerdì 6 marzo 2015

Donne coraggiose, fimmine ribelli

Dici "sposa bambina" e subito la mente corre al Pakistan, all'India, all'Etiopia o a qualche Paese lontano, di certo non è l'Italia che si affaccia tra i nostri pensieri. Eppure ci sono bambine che a 13 anni fanno la fuitina e che a 16 anni si sposano, come Maria Concetta Cacciola, convinte così di sottrarsi alla vita opprimente di reclusa tra le mura domestiche, mentre in realtà si tratta troppo spesso - come racconta Lirio Abbate - di un semplice "cambio di proprietà": la donna cessa di essere una proprietà del padre per diventare una proprietà del marito. 
Lirio Abbate è un giornalista e basta leggere le prime pagine di questo libro per capire come mai viva sotto scorta: non risparmia nessuno. E' implacabile. "Il giornalista arriva dove il magistrato non può per legge. E muovendosi in questa terra di nessuno può scatenare l'ira di mafiosi, collusi e favoreggiatori, che si nascondono spesso dietro le facciate rispettabili di politici, commercialisti, avvocati, medici, giudici, banchieri e, a volte, anche giornalisti", scrive.
Quello che più colpisce, in "Fimmine ribelli", sono le date: vicende che ci aspetterebbe relegate nel passato sono invece drammaticamente attuali. Maria Concetta Cacciola, giovane madre di tre bambini, muore il 20 agosto del 2011 ingoiando acido muriatico, ad esempio, mentre è il 21 maggio del 2012 quando Giusy Pesce, della  nota famiglia Pesce di Rosarno, depone davanti ai giudici del tribunale di Palmi, svelando incredibili retroscena. Sono donne d'oggi, giovani donne contemporanee, che con le loro vite ed il loro modo di agire hanno dichiarato guerra alla 'ndrangheta. Pagando talvolta con la vita.

Ma a Rosarno il tempo sembra essersi fermato: "La ragazza seria è quella che si concede solo al marito e arriva sull'altare indenne, come mamma l'ha fatta, e orgogliosa di indossare l'abito bianco, puro!", dice ad Abbate uno studente del liceo scientifico Raffaele Pria, mentre la compagna di studi Jessica ribatte che è proprio per non attirarsi etichette sgradite che le ragazze possono uscire solo in compagnia, "mano nella mano con l'amica, ma mai da sole". E non è infrequente che, proprio per sottrarsi a questa strettissima sorveglianza, ci si sposi presto. Molto presto.
Giuseppina Pesce, scortata dai Carabinieri
"Ho conosciuto mio marito quando avevo tredici anni e lui ne aveva venti - racconta Giusy Pesce - Io andavo in terza media e lui cominciò a farmi la corte. Ma quando lo venne a sapere mio padre mi disse subito che avrei dovuto prendere una decisione o di non frequentarlo più perchè era troppo grande, oppure di ufficializzare il fidanzamento [...]. La mia famiglia con quella di mio marito si incontrarono, cenarono insieme e decisero che ci saremmo potuti frequentare". Ora che è ufficialmente fidanzata, per lei cambia tutto. "Dal momento in cui mi sono fidanzata ufficialmente non potevo più uscire con le mie amiche [...]. In Calabria si usa che le ragazze non possono andare a passeggio da sole, ci deve essere sempre qualcuno, o la sorella o la madre. Nel mio caso mia madre si vergognava a uscire con noi perchè era giovane e quindi si vergognava di venire in macchina con me e il mio fidanzato. Mia sorella era troppo piccola e voleva la sua libertà, voleva uscire con le amiche, non le piaceva venire con noi. Da soli non potevamo uscire e quindi questo fidanzamento alla fine prevedeva che io dovevo rimanere chiusa in casa e potevo vedere il mio fidanzato solo le volte che veniva a cena".

E il fidanzamento è una cosa seria, il matrimonio è per sempre. Non si può divorziare nè men che meno tradire, ne va dell'onore della famiglia. Non importa se il marito è violento, se finisce in carcere, se è un affiliato alla 'ndrangheta e si è macchiato di diversi crimini: "Finchè mio fratello sarà vivo io resterò condannata a morte, perchè è lui che deve eseguire la sentenza per il mio tradimento", spiega Giuseppina Pesce ai magistrati. "Mi avrebbero ucciso, perchè le donne che tradiscono vengono uccise. E' una legge. Ed è successo tante volte in passato, perchè qui, in Calabria, ragionano così. Hanno questa mentalità". E' l'arresto a salvarla, il 28 aprile 2010, scrive Abbate.
Maria Concetta Cacciola
E com'è possibile che ancora oggi si viva così lo spiega lo stesso autore: "Malgrado il loro criminale parassitismo, i clan godono del consenso di molti settori della società. Coi soldi che ricavano dalle attività illecite, infatti, creano lavoro dove il lavoro non c'è, e sono percepiti quasi come benefattori. Omertà e connivenza trovano spesso giustificazione nella convenienza, oltre che nella paura: meglio schierarsi con chi ti dà il pane che con uno Stato che ti promette sviluppo e benessere e poi latita e ti abbandona a te stesso". Ma ci sono storie di donne che alla 'ndrangheta hanno saputo ribellarsi, fimmine ribelli appunto; storie di donne che questo giornalista raccoglie per raccontarle ad Anna, la piccola figlia di suo cugino rimasto ucciso in un attentato: "Sono convinto che Anna, la figlia di Enzo, diventerà grande in questo pezzo di Calabria. E a lei voglio raccontare altre storie, storie di donne della sua terra. Donne di 'ndrangheta costrette a sposarsi bambine e a subire in silenzio violenze e soprusi. Madri, mogli, sorelle schiacciate da leggi arcaiche e retrive che fanno pagare il tradimento con la vita.
Perchè ancora oggi ci sono vittime di una brutalità antica che ha cambiato volto ma resta identica nella sua ferocia atavica: il delitto d'onore. Nel ventunesimo secolo esiste ancora. Come nel remoto Afghanistan dei talebani, anche in Calabria resiste il codice che punisce con la morte il tradimento femminile. La 'ndrangheta ignora la modernità, anzi la trasforma in una colpa. Ad Anna voglio raccontare soprattutto storie di donne che hanno trovato la forza di ribellarsi e denunciare padri, mariti e fratelli, minando dall'interno il loro mondo di prepotenza e omertà. Queste ragazze hanno acceso luci di speranza in nome della legalità e del diritto di scegliersi la vita, e molte altre stanno oggi seguendo la loro strada. Mi piacerebbe che il loro coraggio aiutasse la piccola Anna a crescere orgogliosa di essere una fimmina calabrese".

Titolo: Fimmine ribelli - Come le donne salveranno il Paese dalla 'ndrangheta
Autore: Lirio Abbate
Editore: Rizzoli
Anno d'edizione: 2013

5 commenti:

  1. Risposte
    1. Hai fatto molto bene. Buona lettura, allora, e poi... passa di qui e lasciami un commento relativo al libro. ;-)

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  2. L'ho letto d'un fiato. Quanta ignoranza e povertà di spirito, nella 'ndrangheta. Siamo peggio che nel medioevo. Cmq è un libro importante, credo lo regalerò alla biblioteca del mio paese affinchè qualcun altro possa leggerlo.

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    1. Zion, sono lieta ti sia piaciuto e sono ancora più lieta che tu voglia condividerlo. Dal buio del medioevo si esce solo guidati dalla luce della conoscenza.

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