Il 27 giugno 1980 la torre di controllo dell'aeroporto di Roma Ciampino perde il contatto radio con il volo di linea IH870, diretto da Roma a Palermo; sono le 20.59, il DC-9 I-TIGI dell'Itavia è decollato con 113 minuti di ritardo accumulato nei servizi precedenti, ma poi il volo è sembrato tranquillo.
Fino a quella sparizione dal canale radio. Chiamato alle 21.04 dall'operatore per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde e rimangono senza risposta anche le chiamate fatte, su richiesta della torre di controllo, da due voli dell'Air Malta che seguivano la stessa rotta. Soltanto alle prime luci dell'alba del giorno seguente un elicottero di soccorso avvista in mare una grossa chiazza di carburante e nel volgere di qualche ora iniziano ad affiorare alcuni detriti ed i primi cadaveri, la conferma alla più terribile delle ipotesi: il DC-9 è precipitato.
Fino a quella sparizione dal canale radio. Chiamato alle 21.04 dall'operatore per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo non risponde e rimangono senza risposta anche le chiamate fatte, su richiesta della torre di controllo, da due voli dell'Air Malta che seguivano la stessa rotta. Soltanto alle prime luci dell'alba del giorno seguente un elicottero di soccorso avvista in mare una grossa chiazza di carburante e nel volgere di qualche ora iniziano ad affiorare alcuni detriti ed i primi cadaveri, la conferma alla più terribile delle ipotesi: il DC-9 è precipitato.
Tra i 77 passeggeri ed i 4 membri dell'equipaggio non ci sono sopravvissuti. Il mare di Ustica si è preso 81 vite, tra cui 13 bambini, ma le famiglie che possono piangere i poveri resti dei propri cari sono molte meno perchè soltanto 38 corpi vengono recuperati dai flutti.
Al "perchè" di questa tragedia inizialmente viene fornita la risposta di un cedimento strutturale, ma c'è chi, come il giornalista del Corriere della Sera Rocco Ferrante, a quella ipotesi non crede: una sua fonte alla torre di controllo di Ciampino, in una telefonata, gli ha detto "l'hanno tirato giù". Poche parole che bastano a far iniziare un'indagine senza fine, un'inchiesta in bilico per anni tra l'interesse giornalistico e la compassione umana magistralmente raccontata nel film "Il muro di gomma" diretto da Marco Risi.
Accantonata l'ipotesi del cedimento strutturale, lo scenario che si apre è più inquietante: il DC-9 potrebbe essere caduto a causa di una bomba a bordo, o essere stato abbattuto da un missile aria-aria sparato da un velivolo militare o, ancora, sarebbe precipitato dopo essere entrato in collisione (o in semi collisione) con un aereo militare. Certo è che quella sera il cielo attorno al volo IH870 era molto affollato, teatro di esercitazioni militari internazionali NATO o, come qualcuno ha ipotizzato, scena di guerra aerea tra un velivolo NATO ed uno dell'aviazione libica.
Soltanto nel settembre 2011 i ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati, con sentenza emessa dal giudice Paola Proto Pisani, al pagamento di oltre 100 milioni di euro a favore dei 42 parenti delle vittime: i due ministeri, secondo quanto emerso nel corso del processo, non avrebbero fatto abbastanza per prevenire ed evitare il disastro e fu ostacolato l'accertamento dei fatti. Secondo la sentenza, poi, vi sarebbero responsabilità e complicità di soggetti appartenenti all'Aeronautica Militare Italiana, che operarono fattivamente per il depistaggio delle indagini.
Sono trascorsi 34 anni da quella maledetta sera che si portò via 81 vite, distruggendo per sempre famiglie, devastando anime, e ancora non si sa la verità. Cosa accadde davvero al DC-9 Itavia? Ancora chi si interroga sul disastro di Ustica sbatte contro un muro di gomma che lo rimbalza indietro, ancora 81 morti innocenti ed inconsapevoli aspettano giustizia.
Per approfondire:
- Sassuolo2000 - 27 giugno, XXXIV anniversario della Strage di Ustica
- L'Huffington Post (26 giugno 2014) - Strage di Ustica: la Francia leva il segreto di Stato sul DC9 Itavia. Hollande decide di collaborare all'inchiesta
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