martedì 24 dicembre 2013

Elf, un elfo gigante e lo spirito del Natale

Le dita di Buddy non sono veloci come quelle degli altri elfi del Polo Nord: la sua produzione di giocattoli nella fabbrica di Babbo Natale non è paragonabile a quella di tutti gli altri elfi. E poi ci sono anche un sacco di altri dettagli che stonano, come ad esempio il fatto che lui sia l'unico baritono nel coro di Natale e che sia alto un metro e novanta... 

La verità è che Buddy è stato adottato. Si è intrufolato nel sacco di Babbo Natale mentre consegnava regali all'orfanotrofio, una trentina di anni addietro, e da allora, arrivato al Polo Nord, è stato affidato alle cure di un elfo che, troppo impegnato con il lavoro, aveva dimenticato di metter su famiglia. Così Buddy è stato cresciuto immerso nella cultura elfica, ha studiato alla scuola degli elfi e, una volta diventato grande, ha iniziato a lavorare nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale, ma qui tutte le sue caratteristiche umane si sono rivelate troppo difficili da gestire: papà elfo si è visto costretto a raccontargli tutta la verità. Buddy è umano, sua mamma è morta poco dopo averlo dato in adozione e suo papà non ha mai saputo della sua esistenza.
Uno shock incredibile per il povero Buddy, ma le brutte sorprese non sono finite qui: il suo vero papà, il padre biologico, Walter Hobbs, lavora in una prestigiosa casa editrice nel cuore dell'Empire State Building a New York, è un uomo in carriera piuttosto privo di scrupoli e senza il minimo spirito natalizio e per questo si trova nella lista dei cattivi di Babbo Natale.
A questo punto non resta altro da fare: Buddy deve partire alla volta di New York e trovare il suo vero papà.
Così l'elfo gigante saluta i suoi amici Pupazzo di Neve, Tricheco, Pinguino e Orso Polare, salta su un pezzo di ghiaccio della banchisa che si stacca e parte alla volta della Grande Mela. 
Qui non solo troverà il suo vero papà, ma incontrerà anche Jovie, una bella ragazza bionda dalla voce soave (interpretata da Zooey Deschanel) vestita da elfo nei grandi magazzini e la nuova famiglia di Walter Hobbs.
Buddy, che con la sua calzamaglia e la giacca verde bordata di pelliccia sembra un pazzo, riuscirà ad ambientarsi a New York, far tornare suo papà nella lista dei buoni e rinvigorire lo spirito natalizio? 
Io non ve lo svelo di certo, vi raccomando solo la visione di questa commedia brillante e leggera mentre auguro a voi tutti buon Natale!

Titolo: "Elf - un elfo di nome Buddy" ("Elf")
Anno: 2003
Regista: Jon Favreau
Buddy - Will Farrel
Walter Hobbs - James Caan
Papà Elfo - Bob Newhart
Jovie - Zooey Deschanel
Babbo Natale - Edward Asner

domenica 22 dicembre 2013

La festa della mamma è oggi

Ultima domenica d'Avvento prima del Natale e nella chiesa di San Francesco di Saronno don Armando Cattaneo fa un'omelia contro corrente, attualizza la figura di Maria e la illustra in tutta la sua umanità.

Se fosse stata vissuta ai giorni nostri, dice, quella di Maria sarebbe stata una gravidanza a rischio, quasi "da cassonetto": una giovane donna che si ritrova gravida e inizialmente ripudiata dal fidanzato, in un piccolo paese nel quale certamente la gente mormorava vedendo quel grembo che iniziava a crescere. Forse anche per questo Maria si è allontanata, andando a vivere per qualche mese a casa della cugina Elisabetta.
Poi, quando le cose con Giuseppe si sono appianate, quando si può iniziare a sperare in una conclusione tranquilla di quei nove mesi di attesa, ecco che un editto imperiale la obbliga ad intraprendere un viaggio di molti chilometri, a piedi o a dorso di asino, in una carovana; un viaggio scomodo e difficile per chiunque, figuriamoci per una donna nelle ultime settimane di attesa.
Quella di Maria è stata una gravidanza "tutt'altro che tutta luminosa e angelica", come ha detto don Armando; la sua è stata una gravidanza difficile e molto sofferta. Per questo, Maria è emblema di tutte le mamme, lei che non soltanto ha vissuto le difficoltà di un'attesa ma che ha avuto a che fare con un "adolescente difficile", un figlio capace di gettare scompiglio nella realtà del quotidiano, ed ha vissuto il dolore più grande per un genitore: sopravvivere alla morte del proprio figlio.
Così don Armando ha raccontato dal pulpito questa donna comune ma eccezionale al tempo stesso, chiedendo che le preghiere rivolte a lei ricadessero sulle mamme che vivono difficoltà economiche e morali, sulle mamme indecise se abortire, sulle donne che per assecondare un desiderio di maternità fecondano decine di embrioni poi gettati via, su quelle che incontrano difficoltà a crescere il proprio bambino perchè senza lavoro... una Chiesa che non giudica ma non chiude neppure gli occhi di fronte alla realtà del quotidiano, una Chiesa in cui la domenica della "Divina Maternità" diviene occasione per parlare di ogni maternità.

giovedì 12 dicembre 2013

Ruba un polpo al supermercato, 10 mesi di carcere

Ha afferrato un polpo ed ha nascosto la confezione nelle mutande, cercando poi di uscire dal supermercato D'Ambros di Turate senza pagare, ma è stato scoperto da una guardia e così il furto si è concluso con una denuncia, ma una denuncia per rapina.

L'uomo, un 47enne italiano, avebbe infatti cercato di sfuggire alla guardia di sicurezza del supermercato spintonandola e questo ha aggravato la sua posizione davanti alla legge, trasformando un furto in una rapina, un po' come era avvenuto per mamma e figlia ree di aver sottratto scatolette di tonno qualche tempo fa.

Anche in questo caso, così come per le due donne venete e per il pensionato di Imperia (colpevole di aver rubato mele e noci), si tratterebbe di un furto per fame, considerate sia la natura del bene sottratto sia il suo valore (11,80 euro, riporta "La Provincia di Como" che ha dato la notizia), ma la legge fa il suo corso e così l'uomo viene condannato a scontare 10 mesi di carcere per rapina. E questo nonostante si sia offerto di pagare i quasi 12 euro di merce sottratta.

Ora, è bene precisare che visto l'ordinamento giuridico italiano - che prevede tra le altre cose sconti di pena per ladri che ammazzano volontariamente poliziotti - è molto probabile che il 47enne di Turate non dovrà passare neppure un giorno in cella, ma evidentemente non è questo il nocciolo del problema.  

martedì 10 dicembre 2013

Natale... marziale

Ognuno fa quel che può. Anche quando si parla di solidarietà, ciascuno può essere d'aiuto a modo proprio: c'è chi fà il clown nelle corsie degli ospedali, chi si rende disponibile per la mensa della Caritas e così via, in base alle proprie inclinazioni e professionalità.
Noi dell'Accademia Marziale Saronno, pur annoverando tra le nostre fila persone che se la cavano benissimo dietro ai fornelli, puntiamo decisi sulla marzialità e così, da un lato, offriamo gratuitamente la nostra esperienza nelle scuole con il progetto di prevenzione del bullismo "Lo Sbullo" e, dall'altro, in occasione del Santo Natale collaboreremo con l'Associazione "Il Sorriso dei Bambini" per raccogliere fondi da destinare al reparto pediatrico dell'ospedale di Saronno.

L'iniziativa, organizzata dall'Associazione "Il Sorriso dei Bambini" in collaborazione con l'ASD Matteotti, ci vedrà partecipare con una dimostrazione di Kung Fu T'Ienshu nel contesto de "La Stanza di Babbo Natale" che si terrà domenica 15 dicembre presso la sede dell'ASD Matteotti, in via Padre Luigi Sampietro a Saronno; nel corso del pomeriggio ai bambini presenti verranno offerte caramelle e dolciumi, potranno imbucare la loro letterina per Babbo Natale e persino scambiare i loro giocattoli in un mercatino del baratto. (Per ulteriori informazioni cliccate sulla locandina qui accanto o contattate l'Associazione "Il Sorriso dei Bambini").

Sabato 14 dicembre, invece, presso la palestra dell'ITIS "Riva" di Saronno, si terrà il "Natale Wo Chen", pomeriggio dedicato alle dimostrazioni e gare di forme degli allievi di Kung Fu T'Ienshu della Scuola Wo Chen. Nel corso della manifestazione verranno anche consegnate le borse di studio ottenute dagli studenti più meritevoli nel corso dell'anno scolastico 2012/2013.

domenica 8 dicembre 2013

Pugilato femminile: Simona Galassi non delude mai

Altro che KO: la giovane e spavalda Susi Kentikian ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie contro la leonessa italiana Simona Galassi! Partita subito con un attacco deciso, la campionessa tedesca ha dovuto fare i conti con l'esperienza della "Regina di Romagna" che fin dal primo round ha saputo gestire gli affondi dell'avversaria, giocando il match più sulla difensiva ma sferrando alcuni colpi che hanno fatto vacillare le certezze dell'avversaria.

A smentire le sprezzanti dichiarazioni del pre-match rilasciate dalla Kentikian sono bastati il talento e l'esperienza di Simona, capace di impegnare l'avversaria in un incontro davvero di proporzioni mondiali e dall'esito per nulla scontato.

Non c'è stato il KO promesso dalla Kentikian alla vigilia dell'incontro, non c'è stata nessuna vittoria facile: ci sono state due combattenti dalla storia e dalla preparazione diametralmente opposte che si sono affrontate sul ring della Porsche Arena di Stoccarda tirando fuori il meglio di loro stesse, impegnandosi fino all'ultimo respiro per quel titolo mondiale WBA che, sulla carta, avrebbe dovuto rimanere nella salda presa della boxeur tedesca, più giovane ed aggressiva, ma che nei fatti è stato combattutissimo fino all'ultimo istante. 

Soltanto la decisione arbitrale ha potuto sancire, alla fine di tre round equilibrati e da cardiopalmo, la vittoria della padrona di casa con un punteggio finale di 98.5-94, 99-91 3 97-95.5.
Simona Galassi non delude mai, nemmeno quando perde, e si conferma la miglior pugile del panorama italiano. 

venerdì 6 dicembre 2013

Susi Kentikian, Regina Assassina o reginetta di bellezza?

Incrocerà i guantoni con Simona “la Regina di Romagna” Galassi e nel frattempo Susi Kentikian rilascia dichiarazioni sprezzanti alla stampa di casa: sul quotidiano tedesco “Bild” la pugile tedesca afferma che è giunto il suo tempo, la cintura di Campione del Mondo WBA resterà sua, la “Killer Queen” otterrà una vittoria e, aggiunge, sarà per knockout.

La giovane pugile teutonica rilascia la sua intervista in occasione dell’inaugurazione di un salone di bellezza, mescolando così la “nobile arte” con l’arte del tramutarsi in reginetta del trucco: “Certo che si cerca sempre di non farsi colpire, ma nel corso della mia carriera ho avuto tagli, lividi, graffi…”, incidenti di percorso che hanno fatto sì che si chiudesse per un paio di giorni in casa pur di non finire fotografata su una copertina in quelle condizioni, stando a quanto lei stessa riferisce. Fondotinta e correttore, poi, fanno miracoli se usati sapientemente.

Circa l’incontro del 7 dicembre il peso mosca di Amburgo non ha dubbi: si sta preparando duramente da 8 settimane e ha lavorato sodo per migliorare la sua velocità, tanto da essere diventata “abbastanza veloce per la Porsche Arena” dove si disputerà il match, dice, sfoderando una sicurezza senza eguali. La "Regina Assassina" e la "Regina di Romagna" si confermano dunque molto diverse anche nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti del pre-incontro, alimentando la certezza che quello del 7 dicembre sarà un Mondiale davvero combattuto.

La speranza dei tifosi italiani è che Simona mandi in frantumi le certezze della Kentikian così come frantumerebbe lo specchio magico della vanesia regina di Biancaneve, magari procurando all’avversaria tedesca anche un livido all’orgoglio, che nessun fondotinta riuscirebbe a coprire.

giovedì 5 dicembre 2013

Allarme sicurezza, tutte chiacchiere

Spesso nelle città si parla di "allarme sicurezza", soprattutto quando un fatto di cronaca sconvolge quello che pare essere il normale vivere cittadino. Una donna viene afferrata per la borsetta da un uomo, che gliela strappa facendo cadere a terra la signora e subito si dilegua nelle strade del centro; nella caduta la donna riporta ferite ed escoriazioni, giudicate guaribili in una quindicina di giorni.
Un ragazzo viene aggredito da un gruppo di giovani, che lo strattona e malmena fino a quando non riesce ad impadronirsi del suo telefono cellulare o dell' i-pod, abbandonando poi il ragazzo spaventato e talvolta un po' malconcio. Nulla di particolarmente grave, dunque, ma cronaca stringata di uno scippo, un crimine che si verifica spesso, che potrebbe avere per scenario Aosta come Rimini, Napoli come Roma o Milano o una qualsiasi periferia italiana.

Sono fatti come questo che portano a parlare di "allarme sicurezza": i cittadini si indignano e preoccupano, gli esponenti politici rilasciano dichiarazioni alla stampa, la quale riprende ed amplifica l'accaduto, andando a richiamare vicende analoghe accadute in un vicino passato ed ecco che ci si accorge che quello avvenuto recentemente non è uno scippo, ma un reato che rientra in una serie ben più lunga. Un fatto simile è avvenuto a fine novembre a Saronno, ad esempio, e qui trovate la lettera di un padre preoccupato per l'aggressione subìta dal figlio, pubblicata su un quotidiano locale.

In realtà l'"allarme sicurezza" è un mito, non esiste, come il mostro di Loch Ness o le sirene, e questo a Saronno ma anche in moltissime altre città più o meno grandi. E come per tutti i miti fa molto parlare di sè, ma tutto si ferma alle chiacchiere.
Dopo aver criticato le istituzioni, dopo aver risollevato un polverone sulla reale o presunta inefficacia delle forze dell'ordine, dopo aver fatto un po' di chiacchiere - per lo più indignate - sul nostro ordinamento giuridico, tutto torna nella normalità, fino al prossimo episodio di violenza con conseguente comparsata giornalistica. Un bla-bla-bla utile solo a consumare ossigeno.
Se veramente ci si sentisse insicuri, se davvero si ritenesse di essere in pericolo, allora si adotterebbero strategie difensive. E' un normale processo evolutivo. Le prede adottano strategie per tentare di sfuggire agli assalti dei predatori: c'è chi ricorre al mimetismo, come molti insetti, chi si organizza in branco, come le zebre o i cani della prateria, chi esibisce portentosi balzi, come le gazzelle...
L'essere umano, incapace di mimetizzarsi e non particolarmente abile nel saltare, ha la possibilità di diventare un formidabile centometrista o di imparare a difendersi dagli attacchi.
In entrambi i casi, comunque, che si scelga la fuga o il contrattacco, è indispensabile lo studio dell'ambiente, ma quasi nessuno presta attenzione a dove ci si trova: distrarsi chiacchierando al cellulare mentre si attraversa una zona non proprio raccomandabile - non necessariamente il Bronx, alcune zone cittadine sono caratterizzate da una maggior presenza di personaggi inquietanti e basta guardarsi attorno per accorgersene - o avere la musica sparata a tutto volume nelle orecchie restando così incapaci di cogliere rumori esterni - non solo i segnali di un'eventuale aggressione, ma anche il clacson di un'auto che sopraggiunge e non farebbe in tempo ad evitarci - sono atteggiamenti all'apparenza normali, ma possono fare la differenza tra il tornare a casa sani e salvi o il restare vittime di un incidente. Incidente imputabile sì alla microcriminalità - presente peraltro in epoca romana, come pure nel Medioevo e lungo tutta la Storia umana - ma anche se non soprattutto al nostro pressapochismo e dabbenaggine.
Pensare "Sono una brava persona, non faccio niente di male e quindi non mi accadrà niente di male" purtroppo è un'illusione, un'equazione che non funziona, come dimostra fin troppo spesso la cronaca.

Prestare attenzione a dove siamo e a ciò che ci accade intorno è dunque la prima regola. Dopo di che, chiaramente, posso decidere di frequentare un corso di autodifesa o di arti marziali - è opportuno ricordare, a questo proposito, che non esistono limiti d'età per praticare arti marziali e che i corsi sono aperti tanto per i bambini in età scolare quanto per le persone mature - e questo può fornirmi qualche utile strumento per difendere me stesso in caso di necessità, tenendo sempre presente che la difesa deve essere proporzionale all'offesa e che nessun corso mai potrà assicurarmi l'invulnerabilità.
Le arti marziali forniscono tecniche utili per l'autodifesa ma, soprattutto, risvegliano quell'istinto di sopravvivenza ormai troppo sopito nell'essere umano ed allenano ed affinano una predisposizione psicologica ad affrontare determinate situazioni. Certo, non rendono supereroi. Sempre meglio, comunque, che lasciarsi trascinare in uno sterile bla-bla-bla al prossimo caso di "allarme sicurezza".

Corsi di arti marziali a Saronno: AccademiaMarzialeSaronno - http://accademiamarzialesaronno.blogspot.it/p/i-nostri-corsi.html 
Corsi di autodifesa per donne a Saronno: P.A.D. - Programma Autodifesa Donna - info: 029692129 o gemmasabino@libero.it 

lunedì 2 dicembre 2013

Bambini e MMA, sì o no?

Le M.M.A., Mixed Martial Arts o Arti Marziali Miste che dir si voglia, sono un fenomeno sportivo in costante crescita negli ultimi anni, tanto che negli Stati Uniti gli incontri di UFC hanno raggiunto un livello di popolarità quasi equiparabile alle partite di football e di pallacanestro. Pubblico disposto a pagare centinaia di dollari per un posto vicino alla gabbia ottagonale, televisioni che si contendono l'esclusiva della messa in onda, sponsor che investono cifre più che ingenti... Un simile successo ha ovviamente scatenato la corsa al fighter, nuova vena aurifera di questo ventunesimo secolo, e ben presto hanno iniziato ad essere organizzati incontri di MMA tra bambini.

Non ci sarebbe niente di male, se si trattasse di un'attività sportiva fatta dai piccoli per puro divertimento e in piena sicurezza. Ma negli States i bambini si affrontano nella gabbia come piccoli adulti in miniatura: senza caschetti di protezione, ad esempio, ed eseguendo tutte le tecniche previste nei combattimenti dei "grandi", incluse quelle di strangolamento. Il tutto, poi, sotto la pressione psicologica di un pubblico urlante e di genitori/manager che sognano di avere tra le mani il novello Fedor Emelianenko o il nuovo Wanderlei Silva e che allevano in gabbia il loro pulcino dalle uova d'oro.

Capita così di assistere all'incontro tra bambini di 6, 7 anni il cui nome di battaglia è "collezionatore di braccia" o "la bestia", come nel caso di Kristofer "The Arm Collector" Arrey o Mason "The Beast" Bramlette, alcuni dei piccoli combattenti fotografati negli Stati Uniti da Sebastian Montalvo, che ha voluto documentare questo fenomeno coi suoi scatti poi pubblicati dalla ABC News e di cui riporto alcune immagini in questo post.

Kristofer "The Arm Collector" Arrey (7 anni) e Cross Betzold (6)
si preparano all'incontro, 10 marzo 2013 - Foto di Sebastian Montalvo
Bambini che, nonostante i terrificanti nomi di battaglia, restano dei bambini e che come tali reagiscono ai colpi ed alle sconfitte.

Mason "The Beast" Bramlette reagisce in modo per nulla bestiale e
molto umano ad un colpo ricevuto - Foto Sebastian Montalvo
I colpi arrivano anche durante gli incontri di Karate, Judo e, naturalmente, anche in quelli di Kung Fu e Sanda come in qualunque disciplina marziale: fanno "parte del gioco", per così dire, e capita di vedere bambini in lacrime anche nelle competizioni di queste discipline. Affrontare una competizione è, innanzi tutto, affrontare le proprie paure e mettersi in gioco, contro se stessi e contro un avversario. Le gare, siano di combattimento o di forme, sono dunque una sorta di "passaggio obbligato" nella crescita marziale e, come in ogni altro sport, anche qui c'è chi vince e chi perde ed anche imparare ad affrontare  e superare la sconfitta fa parte della crescita personale: oggi sul ring o sul tatami, domani nel lavoro o nella vita, nessuno di noi sarà sempre un vincente.

La differenza sostanziale sta nella spettacolarizzazione e nell'esasperazione di un'aggressività che, soprattutto in età infantile, dovrebbe essere canalizzata e controllata. Un genitore che chiama il proprio bambino "La Bestia" che genere di adolescente e di adulto spera di crescere? 

La questione, dunque, nelle Mixed Martial Arts come in ogni arte marziale e più in generale in ogni sport, è: il bambino lo pratica perchè si diverte o perchè i genitori frustrati riversano su di lui aspettative spesso troppo grandi per atleti tanto piccoli? 

Bambini a scuola di arti marziali. Rispetto di sè e dell'avversario.
Foto dal web
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