domenica 31 marzo 2013

Uova dolci con mini mousse ai frutti di bosco

Quest'anno, poco prima di Pasqua, ho avuto una sorpresa davvero amara e, dal momento che si tratta di cioccolato, la faccenda mi è risultata ancor più indigesta: desideravo acquistare per il maritino un uovo di cioccolato al latte con le nocciole, il suo preferito, e così sono entrata in un negozio che esponeva le uova di questa nota e pregevolissima marca in vetrina. Informatami sul costo, ho scoperto che il "modello" più piccolo costava 31 euro. Trentuno euro. Ora, non vorrei sembrare polemica, ma una cifra simile sarei disposta a spenderla solo se mi mostrassero la gallina dal cui sottocoda sarebbe uscito un uovo di cioccolato e nocciole di tal pregio!
Fermo restando che sono certa della qualità delle materie prime impiegate e che non ho nulla contro questa celebre e antica casa produttrice di cioccolato svizzero, trovo che un simile costo sia del tutto sproporzionato per qualsiasi prodotto industriale; a questo punto, a parer mio, meglio "premiare" un artigiano che realizza le uova di Pasqua nella propria pasticceria, magari dando vita ad autentiche piccole opere d'arte.
Ma veniamo al dunque: non ho comprato l'uovo di cioccolato al maritino, ma una Pasqua senza uovo non era nemmeno da prendere in considerazione, quindi... mi sono messa all'opera in cucina!

Con cautela ed un coltello ho tagliato a metà delle uova dolci, di quelle che hanno al loro interno il biscotto tipo parigina (nel periodo pasquale si trovano in numerosi negozi, bancarelle e persino nei supermercati), dopo di che ho iniziato a preparare la mia mousse ai frutti di bosco.
Ingredienti:
  • 2 uova
  • 1 confezione di panna da cucina
  • 1 vasetto di confettura ai frutti di bosco
  • zucchero
Si separano gli albumi dai tuorli e si montano i primi a neve fermissima; i tuorli vengono nel frattempo pastorizzati - con acqua e zucchero, che creano insieme uno sciroppo da portare alla temperatura di 121° prima di essere unito ai tuorli - ed amalgamati alla confezione di panna da cucina e ad abbondanti cucchiaiate di confettura ai frutti di bosco. Si uniscono infine gli albumi, montati a neve ben ferma, mescolando in modo che il composto risulti fluido, ma più tendente al solido che non al liquido (la chimica non è mai stata il mio cavallo di battaglia, ma se il cucchiaio tende a restare dritto al centro del composto e non collassa subito appoggiandosi al bordo del contenitore significa che la consistenza è giusta).

Si riempiono le mezze uova con questa cremina e si mettono in frigo per almeno 4 ore, dando così modo alla farcia di solidificare ulteriormente (io, come di consueto, non ho utilizzato nè colla di pesce nè nessun altro addensante).
Quando le nostre mini bavaresi sono ben solidificate possiamo toglierle dal frigo ed apprestarci a gustare le nostre uova di Pasqua con ripieno, magari decorandole con una caramella.
Dal momento che l'uovo simboleggia la vita, l'apertura dell'uovo richiama alla mente quella del sepolcro ed il passaggio dalle tenebre della morte alla luce della resurrezione, io ho pensato di decorare questi dolci con un cuore, simbolo dell'amore di Cristo che torna nel mondo.
Buon appetito e buona Pasqua!

sabato 30 marzo 2013

Ricette di Pasqua. Crema di carciofi multitasking

Non è solo questione di stagione, se i carciofi si ritrovano frequentemente sulle tavole di Pasqua: le loro spine richiamano subito alla mente quelle che ha dovuto sopportare, nella propria carne umana, Gesù Cristo e tutte le massaie che si sono cimentate, almeno una volta, nella preparazione di questo ortaggio hanno certamente avuto modo di sperimentare qualche spiacevole puntura.
Quella che vi vado a proporre qui è una mia ricetta tipica, nel senso che come al solito deve essere: facile, veloce, low cost e possibilmente versatile, cioè adattabile ed utilizzabile per diversi tipi di preparazione. 
Per preparare questa crema di carciofi servono: 
  • carciofi 
  • olio evo
  • aglio
  • pepe o peperoncino
  • sale (facoltativo)
Si puliscono bene i carciofi, privandoli dei gambi, delle prime foglie esterne e dure e tagliandone di netto le punte; si mettono a bollire in una pentola d'acqua, fino a quando non si saranno ben ammorbiditi. Si scolano, si mettono nel mixer con un cucchiaio d'olio extravergine d'oliva, mezzo spicchio d'aglio, un accenno di pepe o peperoncino (attenti a non esagerare, altrimenti il sapore dei carciofi ne verrà sopraffatto) e, se gradite, un cucchiaino di sale; si frulla il tutto fino ad ottenere una crema omogenea e ben amalgamata.
A questo punto scatta l'effetto sorpresa multitasking! Potete infatti utilizzare questa crema per condire la pasta, da sola - allungata con un filo d'acqua di cottura - o unita a della panna da cucina; oppure potete spalmarla su dei crostini per un gustoso antipasto o, ancora, potete utilizzarla per accompagnare piatti di formaggi o di carne o le classicissime e immancabili uova sode pasquali.
Buon appetito e buona Pasqua! 

P.S. Se vi interessa un intero menù vegetariano, lo trovate qui.

giovedì 28 marzo 2013

Fuggita da Satana, un'inquietante storia vera

La vita di Michela è segnata da subito dalla sofferenza: figlia illegittima, con altri cinque tra fratelli e sorelle, di un influente uomo già sposato che lei stessa descrive come "ammanigliato sia a livello politico che a livello ecclesiastico", quando ha solo pochi anni viene messa in collegio dalla madre per essere poi adottata a sei anni. Nella sua famiglia adottiva Michela conosce anche la violenza: quella di un cugino che inizia ad abusare di lei bambina, con la scusa del gioco del dottore; quella dei genitori, che la picchiano selvaggiamente spesso per futili motivi. Appena maggiorenne Michela fa l'unica cosa che le pare logica: se ne va di casa, con la scusa di voler ritrovare le proprie radici. 

Iniziando a lavorare in cucina scopre la sua grande passione per i fornelli, diventa una chef affermata, guadagna bene, conosce "persone che contano", gira l'Italia e diversi ristoranti spagnoli... ma reggere il ritmo ha un prezzo: devi essere sempre al massimo e, quando il fisico non ce la fa, c'è la droga che viene in aiuto. Come lei stessa scrive, poi, un'altra sua droga era il sesso, consumato in forma "usa e getta": quando le veniva offerto lavoro in un ristorante, lei mollava il ragazzo di turno e via, verso il nuovo compagno di letto, senza sentimento nè rimpianti. In questa vita, che potrebbe già sembrare abbastanza complicata, il diavolo ci mette il proverbiale zampino, lentamente e in modo subdolo come soltanto lui sa fare: si comincia con il reiki, per placare il nervosismo, e si prosegue poi con l'incontro con una Dottoressa psicologa che, guarda caso, dopo poche sedute di ipnosi introduce Michela in una setta esoterica. Con calma, un passo alla volta, ponendo sul cammino cose che paiono essere casuali perchè - si sa - la più grande astuzia del diavolo è quella di far credere che non esiste. 

Caduta nel baratro, a Michela viene chiesto di compiere un gesto davvero estremo ma, miracolosamente, proprio questa sua iniziale adesione al male completo - avrebbe dovuto uccidere un altro essere umano - sarà ciò che la condurrà verso la rinascita. 
Michela è uno pseudonimo, necessario per tutelare l'autrice dalle possibili vendette della setta satanica; i diritti d'autore del libro sono interamente destinati ai progetti della comunità Nuovi Orizzonti.

Titolo: Fuggita da Satana - La mia lotta per scappare dall'Inferno
Autore: Michela
Editore: Piemme

mercoledì 27 marzo 2013

Pasta al sugo panna e olive

Normalmente io utilizzo le penne o le mezze penne rigate, ma vanno benissimo anche altri formati di pasta, purchè capaci di amalgamarsi alla perfezione con questo sugo semplice e gustoso, che sarebbe un vero peccato mandare sprecato.
Per preparare il sugo sono necessari una bottiglia da mezzo litro di passata di pomodoro, il "trio del soffritto" (carote, cipolla e sedano), olio d'oliva, una confezione di panna da cucina, olive verdi o nere (o entrambe, a seconda dei gusti) ed un po' di peperoncino
In una pentola si prepara il soffritto, vi si aggiunge la passata di pomodoro e si lascia cuocere, coprendo con il coperchio, almeno per una ventina di minuti, aggiungendo all'occorrenza un po' d'acqua e ricordandosi di mescolare di tanto in tanto; nel frattempo provvediamo a tagliare a rondelle le olive denocciolate o, se si tratta di olive intere, ne tagliamo la polpa a tocchetti eliminando il nocciolo. 

Aggiungiamo alla passata le olive, la confezione di panna da cucina, una spruzzata di peperoncino e mescoliamo ben bene, amalgamando tutti gli ingredienti, fino ad ottenere un sugo di un bel colore vivo.
Nel frattempo avremo messo l'acqua sul fuoco, portandola a bollore e salandola (sì, lo confesso: per l'acqua della pasta uso il sale!). Versata la pasta in acqua, si lascia cuocere il sugo ancora per una decina di minuti o comunque fino a cottura della pasta, dopo di che... si impiatta e si gusta!

In caso vi dovesse avanzare del sugo, non preoccupatevi: può benissimo venir surgelato ed utilizzato in un secondo momento.

martedì 26 marzo 2013

Fine settimana - di botte! - a Torino

Sabato 23 e domenica 24 marzo sono stata in trasferta a Torino, insieme al Maestro Carpanese (quando è nella sua veste ufficiale il maritino si chiama così! Magari un giorno ci scriverò un post, sul fatto di dover scindere nettamente i ruoli allieva e moglie... io sul tatami lo chiamo Maestro!) ed ai ragazzi dell'Accademia Marziale Saronno, per uno stage e delle competizioni di MMA Total Combat organizzate dall'Istruttore Davide Novelli.
Lo stage, diretto dal vice campione mondiale di Thai Boxe WFC Mario Rama, ha visto l'applicazione di tecniche di Thai e di Submission e, anche per chi pratica come me una disciplina completamente diversa, ha mostrato diversi punti interessanti.

High Kick nel corso dello Stage di MMA Total Combat
Domenica, invece, si sono svolte le gare di Submission, MMA Light e Thai Boxe Light; la nostra Accademia era presente con sei atleti e devo dire che, al di là dei risultati, sono davvero orgogliosa di tutti loro perchè si sono comportati sportivamente (sebbene a volte qualcuno si sia "dimenticato", così come pure gli avversari,  che si trattava di combattimenti Light...), con serietà e rispetto.

Dal momento che alcuni dei ragazzi si sono cimentati in più discipline (MMA + Submission), alla fine ce ne siamo tornati a casa con più medaglie che atleti: quattro primi classificati, tre secondi e due pareggi.  Davvero non male, direi!
Atleti e Maestro tutti in mata leon!
Un momento scherzoso dopo le premiazioni

Maestri ed atleti al termine delle competizioni

giovedì 21 marzo 2013

Largo alla fantasia, con la Giornata del Drago!

Il 23 aprile si festeggia la Giornata Nazionale del Drago. Che sia il Serpente Piumato degli antichi popoli sudamericani, il portatore di pioggia e simbolo dell'Imperatore Cinese o il temibile mostro della mitologia europea - solo recentemente riabilitato grazie a libri e film fantasy - il drago è presente pressochè in tutte le culture e tutte le epoche del pianeta ed il suo fascino perdura ancora oggi. Complici le favole, anche i bambini della web generation hanno imparato a conoscere queste mitiche creature, con un misto di paura e aspettativa; cambiano gli eroi, insomma, ma il "mostro cattivo" deve esserci in ogni fiaba che si rispetti, altrimenti come potrebbe il principe o il cavaliere di turno "fare carriera" e conquistare la bella principessa o la riconoscenza dell'intero villaggio?
E la scelta del 23 aprile come data in cui tributare il giusto onore a questo insostituibile "cattivo" non è casuale: in questo giorno, infatti, ricorre la festività di San Giorgio, che senza un drago certamente non sarebbe diventato così famoso!

Io sono venuta a conoscenza di questa iniziativa grazie a Dqu e, visto che credo fortemente nel potere della fantasia e dell'immaginazione, l'ho subito abbracciata con piacere; se anche voi volete partecipare alla Giornata Nazionale del Drago mettete questo logo ufficiale sul vostro blog o in un vostro post, inserite il link al manifesto dell'iniziativa e, ovviamente, comunicatelo agli organizzatori. Poi ricordatevi, il 23 aprile, di pubblicare un post sui draghi! Se no non vale... ;-)

mercoledì 20 marzo 2013

Un primo vegetariano semplice e gustoso: vellutata di carote e zucchine

Nelle fredde giornate niente è meglio di una buona vellutata di verdure: non solo scalda e ritempra, ma le proprietà delle verdure di stagione possono rivelarsi molto utili per contrastare i malanni dell'inverno e la spossatezza che spesso si accompagna alla primavera. In questa stagione le carote sono ottime, quindi perchè non approfittarne? Ricchi di alfa e beta carotene, questi ortaggi sono utilissimi per la riparazione dei tessuti, aiutano a mantenere la pelle morbida e, cosa forse ancora più importante durante l'inverno, prevengono infezioni dell'apparato respiratorio. Il succo di carota, poi, è un ottimo alleato dell'intestino in quanto riequilibra la flora intestinale ed è importante assumerlo durante le convalescenze o se si fa ricorso ad antibiotici; inoltre l'alfa carotene è un potente antiossidante. 
Le zucchine prediligono il clima caldo e danno il loro meglio in estate, ma già in primavera è possibile trovarne di buone: anche loro povere di calorie, come le carote, e quindi molto adatte se si deve prestare attenzione al proprio peso, favoriscono il rilassamento e risultano molto utili in caso di spossatezza grazie all'elevato contenuto di potassio; la presenza di vitamina E le rende utili per contrastare i radicali liberi.

Ecco dunque la ricetta della vellutata. 
Ingredienti:
1 o 2 zucchine a testa (dipende dalle dimensioni)
2 o 3 carote a testa (dipende dalle dimensioni)
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
acqua
peperoncino

Dopo aver lavato e pulito per bene le nostre verdure, si tagliano a rondelle e si mettono in una padella con un cucchiaio d'olio d'oliva e lo spicchio d'aglio; quando iniziano ad appassire, si leva lo spicchio d'aglio e si versa una quantità d'acqua appena sufficiente a coprire le rondelle di carote e zucchine, poi si mette il coperchio e si lascia cuocere per una ventina di minuti o fino a quando la verdura non inizia a "disfarsi". Si aggiunge il peperoncino a piacere, lasciando cuocere ancora per qualche minuto. 
Poi si frulla tutto e si impiatta, servendo con qualche fetta di pane casereccio grigliato.
In questa preparazione, come in molte altre mie ricette del resto, ho sostituito il sale con il peperoncino: questo non solo perchè gli alimenti contengono già di per sè il giusto quantitativo di sodio e, quindi, non necessiterebbero di aggiunta di sale (imputato, peraltro, di innalzare la pressione del sangue e di favorire la ritenzione idrica), ma anche perchè il peperoncino, grazie a flavonoidi e capsaicinoidi, ha un potere antibatterico e si è dimostrato utile nella cura di malattie come raffreddore, sinusite e bronchite.

martedì 19 marzo 2013

Festa del papà: tanti auguri e qualche riflessione

Ormai diversi anni fa mi ero trovata a scrivere un post sulla necessità di tutelare i papà (lo trovate qui): all'epoca non si parlava ancora di crisi economica, non nei termini di oggi almeno, eppure leggendo le notizie di cronaca avevo sentito la necessità di proporre di adottare un papà, italiano, più o meno come si effettuano le adozioni a distanza di bimbi nei Paesi in difficoltà. 

Sono passati svariati anni da allora, le morti sul lavoro sono diminuite ma non è una vittoria: secondo diverse fonti, infatti, questo decremento della mortalità non è dovuto ad un maggiore rispetto delle norme di sicurezza ma, molto più banalmente e tristemente, ad un minor numero di lavoratori. Con tutte le fabbriche e le ditte che hanno chiuso o delocalizzato, è diminuito il numero dei lavoratori e, di conseguenza, di coloro che rimangono infortunati più o meno gravemente lavorando (qui trovate un articolo del Sole 24 Ore con i dati Inail). Oggi, nel giorno della Festa del Papà, mi sembrava giusto tornare a puntare su di loro lo sguardo, sui nostri papà italiani. Ed è stato così, frugando tra le notizie di cronaca, che mi sono imbattuta nella triste notizia pubblicata da Roma Capitale News: proprio oggi, giorno della sua festa, un papà disoccupato di 58 anni, con due figli disoccupati a loro volta, si è gettato sotto un treno sulla linea Roma-Cassino. Ieri un imprenditore ultrasessantenne è stato salvato dai Carabinieri di Sarentino: l'uomo, originario della Lombardia ed amante dell'Alto Adige, si era recato tra le montagne intenzionato a gettarsi in un burrone, sopraffatto dalle difficoltà economiche (qui l'articolo su Alto Adige Gelocal). In quello che una volta era conosciuto come "il ricco Nord Est", quasi queste parole fossero tra loro indissolubilmente legate, nel volgere di una settimana si sono verificati tre suicidi per motivi finanziari, tanto che il Governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di "bollettino di guerra" al Corriere Nazionale.

E se i papà che possono contare su una famiglia amorevole se la passano male, certamente peggio va per i papà separati: già sul finire del 2010 la Caritas Ambrosiana di Milano si era resa conto di questa drammatica realtà ed aveva messo a disposizione dei padri in difficoltà un appartamento nei pressi di Città Studi con un canone d'affitto di 200 euro al mese nel quale trovare anche un sostegno psicologico ed emotivo (qui l'articolo). Potrebbe essere utile sapere, poi, che a livello nazionale esiste "Papà separati Onlus", presente con diverse sedi sparse lungo tutto lo Stivale, che si prefigge l'obiettivo di tutelare i diritti dei figli nella separazione e chiaramente anche quelli dei genitori separati.

Proprio in fatto di genitori, poi, si sviluppa la quantomeno singolare vicenda della scuola materna "Ugo Bartolomei" di Roma che ha deciso di abolire la "festa del papà" (salvando però la "festa della mamma") per non urtare la sensibilità di un bimbo che ha due mamme e nessun papà. Un'intera scuola, colma di bambini provenienti da famiglie più o meno tradizionali (non mancano certo i figli di genitori separati o divorziati nè quelli nati da seconde nozze), paga dunque il fio per le inclinazioni sentimentali e sessuali di due donne. Ma i genitori "tradizionali" intendono dare battaglia, a darne notizia è Il Messaggero

lunedì 18 marzo 2013

Il Kung Fu per bambini? Si comincia già dalla scuola materna

Tratta dal sito www.csdo.it , sito ufficiale
del Nido della Fenice
Il "Nido della Fenice" potrebbe chiarire una volta per tutte che non ci sono limiti d'età per avvicinarsi al Kung Fu: questo progetto, nato dalla collaborazione dell'Assessorato all'Istruzione del comune di Vinci con il Centro Studi Discipline Orientali di Spicchio, infatti interessa i bambini delle scuole materne, di età compresa tra i 3 e i 5 anni.

In Cina il Wushu è una delle pratiche giornaliere più utilizzate, e questo da secoli, perchè apporta enormi benefici sia fisici che psicologici; non è certamente un caso se la pratica del Kung Fu e delle arti marziali viene ormai adottata anche in diversi ospedali italiani come coadiuvante nella cura dei casi di cancro, proprio per la calma ed il controllo di sè che sa apportare alle persone che vi si applicano. Il caso del Nido della Fenice è chiaramente diverso: questo progetto nasce dalla voglia di creare uno spazio formativo e allo stesso tempo divertente per poter trasmettere anche ai più piccini, attraverso lo strumento ludico-motorio del Wushu, l'aspetto etico-morale e gli schemi motori che da sempre caratterizzano questa antica disciplina; aspetti estremamente importanti per una crescita equilibrata dei bambini.

Nel pieno rispetto della natura di ciascun bambino, le attività proposte sono estremamente giocose e tese a favorire nei piccoli la presa di coscienza del proprio corpo. Attraverso dei percorsi misti ad ostacoli i piccoli stimolano in continuazione la loro mente e, al contempo, imparano a superare - con capriole, salti, rotolate ecc. - le tante paure che spesso si accompagnano a questa età come ad esempio la paura del vuoto o il contatto con il suolo. Ogni paura affrontata e superata è un gradino che il bimbo sale verso la consapevolezza di sè e delle proprie capacità, accrescendo così la propria autostima e la fiducia nelle proprie possibilità.

Oltre all'importantissimo sviluppo psicologico, non viene certo trascurato l'altrettanto basilare sviluppo fisico: grande attenzione viene posta al controllo della postura, in modo che il bambino possa crescere in modo armonioso e corretto (nota personale: io ho iniziato a praticare Kung Fu attorno ai 25 anni e la mia schiena ne ha avuto grandi benefici; avessi cominciato prima, probabilmente mi sarei risparmiata scoliosi, lordosi, cifosi e relativo corsetto correttivo!).

I bambini della Scuola Tao Chen di Aosta
Kung Fu T'Ienshu: i bimbi della Scuola Tao Chen
Degli indiscutibili benefici che la pratica del Kung Fu - e delle arti marziali in genere - apportano ai bambini, sia in termini fisici che psicologici e morali, avevo già avuto modo di scrivere in passato quindi, se lo desiderate, potete trovare altri miei post sull'argomento qui e qui.
Se volete approfondire nello specifico la conoscenza di questa interessante iniziativa presso le scuole materne di Vinci e dintorni, vi invito poi a visitare il sito ufficiale del Nido della Fenice, ricordandovi che - grazie al cielo! - ormai il Kung Fu è abbastanza diffuso sul terreno nazionale e che sono molte le Scuole che propongono corsi anche per i bambini; presso la Scuola Wo Chen di Saronno, ad esempio, è attivo un corso per bambini in età scolare e moltissimi bimbi frequentano, con gran divertimento e profitto, la Scuola Tao Chen di Aosta... Insomma: anche se non abitate in Toscana, questo non significa che vostro figlio o vostra figlia non possa fare Wushu! 

sabato 16 marzo 2013

Ciao Reika

Ciao Tatona, ci vedremo di là dall'arcobaleno.
Per una volta, non siamo fianco a fianco a percorrere il cammino. Vai avanti tu ad aprire la strada. 
Ti voglio bene e già mi manchi.

venerdì 15 marzo 2013

Scalare montagne con una gamba sola. Impossible is nothing!

Oliviero e Roberto in comune non hanno solo la passione per la montagna e le scalate: entrambi, infatti, le loro arrampicate le fanno con una gamba sola. 
Oliviero Bellinzani è un imprenditore di Orino, piccolo comune del Varesotto in prossimità del Parco Campo dei Fiori; lui a contatto con la natura ci è cresciuto e fin da bambino amava "andare in alto", se era ancora troppo piccino per scalare montagne si "accontentava" di altissimi alberi, sui quali si arrampicava con velocità e sicurezza degne di un baby Tarzan. Quando, nel 1977, un terribile incidente motociclistico gli causò l'amputazione di una gamba a soli 21 anni, lui non si arrese e, dopo i primi  terribili momenti,  decise di affrontare questa nuova avventura con lo stesso spirito battagliero con cui aveva sempre fronteggiato le sfide sportive.

Oliviero Bellinzani - immagine dal web
Recentemente intervistato da Henable.me questo eccezionale scalatore è stato protagonista di imprese al limite dell'impossibile: soltanto sei mesi dopo l'incidente, senza una gamba e con le stampelle, ha scalato i 1.235 metri del Monte Nudo in Valcuvia; poi ha conquistato il Bianco e l'Etna, ha più volte superato i 4000 metri e violato oltre 600 cime. Nel 2007 in Trentino ha scalato i 2.847 metri della Cima d'Asta in compagnia di un'altra atleta speciale, la ciclista ipovedente Silvana Valente, medaglia d'argento alle Paralimpiadi di Sydney 2000 nel ciclismo su tandem. Ma per lui queste non sono imprese, sono soltanto scalate: "Io non ho mai smesso per un attimo della mia vita di ragionare come una persona normale - ha dichiarato in un'intervista rilasciata a VareseNews - Certo se prima ero cento oggi non è più così, ma l'andare in montagna per me non è una sfida all'handicap, piuttosto è una sperimentazione delle mie possibilità tecniche. È una questione di forma mentis. Se io dicessi che questo è un miracolo ragionerei da disabile, invece la gente deve capire che  certe cose le puoi fare indipendentemente dalla tecnologia e dal fatto che ti manchi una gamba o no. Le cose le fai perché le vuoi". 

Roberto Bruzzone, alias Robydamatti, è invece nato ad Ovada, in provincia di Alessandria e, come lui stesso scrive presentandosi nel suo sito web, "di professione scalo montagne e attraverso paesi... con una gamba sola. L'altra gamba l'ho persa sei anni fa a causa di un incidente in moto [...]". Anche lui convinto sportivo già prima dell'incidente che gli ha cambiato la vita (praticava Boxe, con discreto successo), ha trovato proprio nello sport quella spinta necessaria per andare avanti, continuando ad affrontare con grinta e tenacia le difficoltà che gli si sarebbero presentate lungo il cammino. Tra gli altri traguardi conquistati da questo giovane uomo meritano senza dubbio di essere menzionate le due ascese sul Gran Paradiso, una delle quali nel tempo record di 4 ore e mezza, così come pure il celebre cammino del pellegrinaggio di Santiago di Compostela: 781 chilometri percorsi in 26 giorni. Sua anche l'idea di Naturabile, un portale ed una Onlus nati con lo scopo di fornire un riferimento a chi soffre per la propria disabilità.

mercoledì 13 marzo 2013

Spaghetti con sugo di pomodori secchi

La ricetta originale è quella dell'amica alla quale avevamo giocato lo scherzo malefico, che prepara questa pasta in modo assolutamente sublime costringendomi sempre a dei bis se non addirittura dei tris. La sua pasta coi pomodori secchi è uno dei piatti più buoni e semplici al tempo stesso che mi sia mai capitato di mangiare, quindi... consiglio a tutti caldamente di stringere amicizia con lei e riuscire a scroccarle un invito a cena!
Quella che trovate qui di seguito è una mia variazione sul tema, nata dal desiderio di riassaporare quella squisitezza e dalla necessità di utilizzare ciò che già avevo in casa (che qui si continua ad essere tutti e due disoccupati...). Non indico le quantità esatte al milligrammo perchè, ho scoperto, si tratta di una ricetta estremamente versatile, che ben si presta a variazioni a seconda di ciò che si ha a disposizione; io, ad esempio, ho sostituito gli spaghetti "normali" con quelli integrali, che uso solitamente, le olive nere - che non avevo - con un cucchiaio di capperi ed ho utilizzato il rimasuglio di passata di pomodoro rimastomi dopo la preparazione della pizza invece di qualche pomodorino fresco... Una splendida ricetta in stile #azzeralospreco di Andrea Segrè!

Ingredienti:
spaghetti integrali 
una manciata di pomodori secchi
un cucchiaio di capperi
un paio di cucchiai di passata di pomodoro 
mozzarella o altro formaggio morbido
olio d'oliva
un po' d'aglio

Si mettono i pomodori a mollo in acqua per una mezz'ora, poi si mette uno spicchio d'aglio (o come nel mio caso - lo so, lo so, non parteciperò mai a Masterchef! - qualche tocchetto di aglio sottovuoto della "Ducros") ad imbiondire nell'olio d'oliva, si aggiungono i pomodorini strizzati e tagliati a piccoli pezzetti, il cucchiaio di capperi precedentemente passati sotto l'acqua per dissalarli un poco, la passata di pomodoro. Si lascia cuocere il sugo per una ventina di minuti (se avete i pomodori freschi, potete ridurre il tempo di cottura a quando questi si saranno disfatti).
Nel frattempo avremo messo l'acqua a bollire e avremo provveduto a sminuzzare il formaggio morbido.  Non è necessario, vero, che dica che l'acqua della pasta va salata e che gli spaghetti non vanno spezzati? Qualche istante prima che la pasta sia cotta, la si scola e la si mette nella pentola con il sugo, facendole terminare la cottura.


Quando gli spaghetti sono cotti a puntino si impiattano e vi si riversa sopra una generosa spolverata di formaggio e, se lo si ha a disposizione, del buon prezzemolo fresco sminuzzato. Devo confessare che la pasta di Cristina è inarrivabile, ma questa variante è comunque gustosa, facile da preparare e mi ha permesso di utilizzare alimenti che avevo già a disposizione tra frigo e dispensa. 

P.S. questo gustoso primo piatto vegetariano può facilmente trasformarsi in una ricetta vegana semplicemente eliminando la mozzarella o sostituendola con del formaggio vegetale.





martedì 12 marzo 2013

Donne che corrono dietro ai lupi. Debora Villa presenta il suo libro

Tiene a precisare di non voler insegnare niente a nessuno e di essere una comica, Debora Villa: il suo libro "Donne che corrono dietro ai lupi" non è un trattato di antropologia nè un saggio sulla biologia di uomini e donne, "E' solo - dice - che noi comici abbiamo la faccia di tolla di dire quello che forse, sotto sotto, tutti o quasi pensano" e così, con il sorriso (suo) e le risate (del pubblico), presenta la sua opera letteraria che è anche pièce teatrale.

La Libreria Pagina 18 di Saronno ha organizzato l'incontro dell'attrice-autrice con i lettori ed i fan per la sera di martedì 12 marzo alle 18, prima della messa in scena dello spettacolo nell'unica tappa saronnese,  in programma alle 21 presso il "Giuditta Pasta". Di persona Debora è un fiume in piena, persino più ironica di quanto non appaia in tv, e travolge letteralmente Rafael Didoni che, non a caso, anche nella locandina dello spettacolo pare venir sopraffatto da questa diabolica Cappuccetto Rosso. Già, che dire di Cappuccetto Rosso? "Tre generazioni di donne stordite: nonna, figlia e nipote", sentenzia Debora, che non risparmia poi critiche a tutte le altre fiabe tipiche dell'infanzia, colpevoli di crescere donne con l'aspettativa del Principe Azzurro che le salvi. Ma il Principe Azzurro oltre ad un discutibilissimo gusto nel vestire - come giustamente evidenzia Rafael - ha anche ben altri problemi che mal si conciliano con l'uomo dei giorni nostri.

E, è chiaro, Debora non risparmia stoccate agli esponenti del "sesso forte", saltellando - proprio come farebbe Cappuccetto Rosso nel bosco - da un lapidario "una donna senza uomo non è sola, è libera!" fino alla descrizione di un rapporto duraturo con un uomo che, a suo dire, potrebbe benissimo esser rimpiazzato da tre soli elementi: un merlo indiano, un tocco di taleggio ed uno sconosciuto all'altro capo del telefono (ma se volete sapere come devono essere "assemblati" questi elementi... beh, leggete il libro o andate a teatro!). Nel mezzo, dissertazioni sulle differenze tra bonobo, scarafaggi ed esseri umani e qualche tiratina d'orecchi pure al Padreterno per quell'ormai antica storia della mela. Insomma: Debora  ne ha davvero per tutti e Rafael è magnifico nell'incassare. Stesse su un ring invece che su un palcoscenico, magari riuscirebbe pure ad uscirne vincente con un uppercut inaspettato!

Titolo: Donne che corrono dietro ai lupi
Autore: Debora Villa
Editore: Cairo
Anno d'edizione: 2012

lunedì 11 marzo 2013

Cara saiga, buona estinzione

Basta un'occhiata al muso della saiga (Saiga tatarica) per avere l'impressione di trovarsi davanti ad un fossile vivente: il suo naso, simile a quello di un tapiro ed insolitamente lungo per trovarsi sul muso di un'antilope, fa pensare ad una creatura antica e quantomeno bizzarra, ed in effetti questo animale era già presente in Europa durante la più recente glaciazione, quella del Quaternario.

All'epoca la saiga non se la passava affatto male e branchi di questi animali si trovavano dalle isole britanniche fino all'Alaska, passando attraverso l'Asia centrale e lo stretto di Bering; oggi, invece, questo animale figura tra le specie più seriamente minacciate dal rischio dell'estinzione, più del panda, dell'elefante e del rinoceronte. Eppure è facile che voi non abbiate mai sentito parlare di questa strana ed antica antilope che vive nelle regioni steppose di Russia (per la precisione in Calmucchia), Kazakistan e Mongolia. E, sostanzialmente, va bene così, dal momento che la saiga, a differenza di altri animali, può estinguersi in santa pace, senza che le persone si strappino i capelli per la sua scomparsa. In poche parole, di questo animale non importa a nessuno: basta digitare la parola "saiga" su Google Immagini per trovare più fotografie di fucili - studiati apposta per abbattere queste creature - piuttosto che non dell'antilope stessa; le corna dei maschi vengono ampiamente utilizzate dalla medicina cinese ed orientale in genere, così come quelle dei rinoceronti, ma lo sterminio delle saighe desta molto meno clamore tanto che, stando a quanto riporta Wikipedia, in passato è stato lo stesso WWF ad incoraggiare l'uccisione di queste antilopi pur di preservare i pachidermi africani ed asiatici.
Wikipedia: dal WWF il via libera all'uccisione della saiga

Ora il caso della saiga è emerso grazie ad un articolo pubblicato a firma di Marco Ferrari sulla rivista scientifica Focus (n. 245, marzo 2013) e giustamente intitolato "Perchè io no?", nel quale viene spiegato "cosa determina se un animale sarà protetto e si salverà davvero dall'estinzione".
Ad oggi anche il WWF ha fatto marcia indietro circa la "questione saiga" ed è stata intrapresa qualche timida iniziativa per la protezione della specie (qui, in inglese) tuttavia, come spiega in modo esauriente Ferrari nell'articolo su Focus, tante sono le variabili che paiono giocare a sfavore dell'antica antilope nasona.

Altrettanto male, seppur per altre motivazioni, va per la vaquita. A dispetto del nome, che in spagnolo significa "piccola vacca", questo animale è sì un mammifero ma acquatico: si tratta infatti della più piccola focena al mondo, un cetaceo endemico della parte settentrionale del Golfo della California di cui si stima sopravvivano al massimo 300 esemplari, numero tanto esiguo da valere alla specie la triste palma di "cetaceo più minacciato al mondo". 
La vaquita o focena del Golfo della California (Phocoena sinus) è talmente rara che non esistono immagini complete di esemplari vivi in libertà e Wikipedia segnala "immagine mancante" mentre il sito ufficiale del WWF ricorre ad un'elaborazione grafica per mano di un artista. 

La lista degli animali contrassegnati dal bollino rosso "CR" della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) è ancora lunga in modo disarmante e la cosa preoccupa non poco, se si considera che questo "bollino rosso" è l'ultimo passo prima del "bollino nero" EW che segnala l'estinzione in natura di una specie. Nell'elenco rientrano animali di ogni genere, disseminati per l'intero pianeta, dall'ara glauca (Anodorhynchus glaucus), grosso pappagallo sudamericano imparentato con l'ara giacinto e l'ara indaco alla testuggine raggiata (Astrochelys radiata) del Madagascar meridionale; dal grifone del Bengala (Gyps bengalensis) dell'India e Pakistan al gatto selvatico sardo (Felis lybica sarda), seriamente minacciato dalla frammentazione e distruzione dell'habitat mediterraneo oltre che dal bracconaggio; dall'orango di Sumatra (Pongo abelii) all'urocione delle Channel Islands (Urocyon littoralis), al lemure variegato (Varecia variegata)... 
L'elenco completo potete trovarlo qui, con link di rimando a ciascuna specie. Il silenzio che ammanta pressochè tutte queste creature può far pensare che anche il WWF abbia gettato la spugna, preferendo concentrare le forze su animali più "carini" o noti come, appunto, il panda gigante o il rinoceronte, ma in realtà non è così, come si scopre frugando un pochino tra i file - anche italiani - del WWF. E la saiga? Anche per lei qualcosa si sta facendo, ad esempio è stata fondata la Saiga Conservation Alliance, ma è importante che si sparga la voce, si accrescano l'interesse e la consapevolezza. Ecco perchè ho scritto queste righe. Che spero vogliate condividere e magari approfondire. La conoscenza è salvezza, in certi casi: diamoci da fare!

sabato 9 marzo 2013

Lo spleen di Mompracem, ovvero Yanez non ci sta



Cosa fanno i pirati quando non... pirateggiano? Questo libriccino (163 pagine) fornisce una possibile risposta: si annoiano a morte! Yanez, almeno, ciondola per Mompracem - ormai liberata dal dominio straniero - afflitto dal tedio ed assediato dai ricordi di scorribande, arrembaggi, assalti, assassinii. 

Impreca, Yanez, ed infarcisce di "Boiabbastarda" i suoi soliloqui mentre Sandokan, un tempo indomabile Tigre della Malesia, compone improbabili e squinternate poesie in ricordo dell'amata Marianna, ormai morta. E i Tigrotti? C'è chi si ha aperto un bar-ristorante sulla spiaggia e chi ha dato vita ad una compagnia teatrale, chi compone canti e poemi e chi invece a scelto di mantenersi agile e scattante, ma solo per riproporre sull'isola numeri degni del Cirque du Soleil.

Il 2011 a quanto pare è stato l'anno di Yanez: non solo questo libro è stato pubblicato nel maggio di quell'anno, ma soltanto qualche mese prima Davide Van De Sfroos cantava "Yanez" in dialetto laghee al Festival di Sanremo. "Yanez de Gomera, ta sa regordet cum'è che l'era?..." se dopo la lettura di quest'opera vi sentite afflitti per la sorte del povero portoghese, ascoltate la versione del "pirata spiratato" che dà invece il Menestrello del Lario (nel caso vi servissero testo e traduzione, li trovate qui).



Titolo: Lo spleen di Mompracem, ovvero Yanez non ci sta!
Autore: Filippo Sottile
Editore: Miraggi Edizioni
Anno d' edizione: 2011

Se non sapete dove acquistare questo o altri libri e chiedete un parere a me, non posso far altro che consigliarvi la Libreria Pagina 18, mia "spacciatrice libresca" ormai da tempo. O, qualora abitaste troppo lontano, una qualsiasi piccola libreria indipendente. Insomma, il consiglio vero è: ovunque vogliate, ma non su Amazon!

mercoledì 6 marzo 2013

Facciamo merenda!

Giornata dura? Allora è tempo di merenda! Questo mini-pasto spezza pomeriggio ha un nome latino e significa letteralmente "le cose da meritare", quindi, se la giornata è stata impegnativa, a buon diritto possiamo concederci un attimo di pausa con coccola di gola.

In questi giorni di clima ancora freddino, è un vero piacere regalarsi un infuso o una tisana, magari accompagnata da qualche biscotto. Quella che vedete fotografata qui è la "Frutti e fiori" dell'Erboristeria Raggio di Luce, ma altrettanto buono è il "Giardino dei limoni", per non parlare poi dell' "Infuso del caminetto", un'autentica goduria nelle fredde giornate di pioggia!

Naturalmente ciascuno ha i propri gusti e l'erboristeria è ben consapevole di ciò: per questo offre un sacco di prodotti diversi e si spinge "là dove nessuno ha mai osato prima", arrivando a proporre persino uno sfiziosissimo infuso "Pere e cioccolato". Il lato positivo di tutto ciò - ed è il motivo per il quale ne parlo - è che una merenda di questo tipo ci consente di placare la fame, concederci un momento di relax e non mandare a gambe all'aria i nostri buoni propositi se abbiamo deciso di mantenerci in forma o persino di perdere peso.
L'ingrediente principale di queste merende, infatti, è l'acqua. Che, come tutti sanno, è priva di calorie; frutti e fiori essiccati, poi, lasciati in infusione cedono i propri benefici principi all'acqua, oltre naturalmente al sapore ed al profumo, ma senza arrecare un significativo apporto calorico.

Se non si eccede con il dolcificante (zucchero o miele che sia) e se si riesce ad "accontentarsi" di due o tre biscotti, questa tipologia di merenda ci consentirà di arrivare all'ora di cena senza essere particolarmente affamati, fatto particolarmente importante per chi desidera mantenere o perdere peso: abbuffarsi a cena, infatti, è molto deleterio in quanto questo pasto precede il riposo notturno, nel corso del quale l'attività fisica è ovviamente molto ridotta e, di conseguenza, il consumo calorico è inferiore rispetto ad altri momenti della giornata.

Poi, chiaramente, se qualcuno ha delle esigenze specifiche può basare la propria merenda su tisane o decotti ad hoc come, ad esempio, il "Decotto dello sportivo" o la "Tisana drenante" o infusi rilassanti e decotti che assicurano un sonno sereno o molti altri ancora.






martedì 5 marzo 2013

L'Aikido nelle Hawaii festeggia l'anziana Sensei Olive Silva

Olive Silva - MELE STOKESBERRY photo
L'avventura di Olive Silva è cominciata mentre stava lavorando come responsabile della villeggiatura a Haliimalie, nella contea di Maui, e ha visto un volantino per un corso di auto difesa; essendo, come lei stessa ama dire, "un maschiaccio" è andata a vedere coi suoi occhi di cosa si trattasse, ha incontrato il Maestro Shinichi Suzuki, si è iscritta al corso di Aikido presso la palestra Wailuku ed ha iniziato a partecipare alle lezioni. Era il 1954.

Da allora Olive non si è più fermata ed ha continuato a praticare Aikido con costanza e passione per tutti questi anni. Nel frattempo si è sposata con Paul, ha cresciuto sei figli, ha vissuto una vita piena e, anzi, persino più ricca proprio grazie al suo amore per l'arte marziale: "zia Olive" ha infatti insegnato l'Aikido a molte classi di bambini nei dojo aperti a Haliimaile, Paia e Haiku; ha continuato e seguire regolarmente gli allenamenti fino agli anni '80 e oggi, alla bell'età di 90 anni, continua a partecipare attivamente agli incontri del suo gruppo locale, alle riunioni ed agli eventi. Un'attività alla quale certo non vuole rinunciare dal momento che, come riporta il Maui News (da cui ho ripreso la notizia e la fotografia che trovate qui), è proprio agli insegnamenti di Koichi Tohei ed alla pratica dell'Aikido che attribuisce la sua longevità e la sua buona salute.

Ora il Maui Ki-Aikido celebra il proprio sessantesimo anno di attività nelle Hawaii ed ha scelto la Sensei Olive Silva come capo cerimonia: un doppio festeggiamento, che rende onore ad una nobile arte marziale e ad un "maschiaccio" pieno di passione e vitalità.

sabato 2 marzo 2013

San Francesco cerca pace. Anche via sms

Foto dal web
In un modo che pare spesso troppo grigio, triste e violento sembra difficile trovare motivi di gioia, spiragli di pace. Eppure ogni giorno può essere ricco di buone notizie, basta saperle cercare ed avere la voglia di condividerle, spingendosi oltre la normale cronaca quotidiana e non accontentandosi di gossip e news di sangue e violenza. E' questa la scommessa della rivista "San Franceso - patrono d'Italia" che chiede anche ai comuni cittadini di segnalare buone notizie, fatti d'amore e di pace, realtà capaci di commuovere l'anima. Di questa iniziativa ha parlato, sabato 2 marzo, anche TG1 Dialogo, sottolineando proprio come ciascuno di noi possa contribuire, con un semplice sms o una mail, a dare voce ad una "gioiosa notizia" che resterebbe, altrimenti, forse ignota o ignorata.

Le moderne tecnologie consentono praticamente a chiunque di scattare foto e girare filmati anche con un semplice telefono cellulare, ciascuno di noi potrebbe dunque documentare un momento di pace, uno slancio d'amore, una buona novella. Ed inviarla poi a redazione@sanfrancesco.org

Il bene c'è, come il male, ma a differenza di quest'ultimo fa meno rumore: sta a noi, se lo vogliamo, dargli voce ed amplificarne l'eco.

venerdì 1 marzo 2013

Lutto nella Thai Boxe, addio a Ramon Dekkers


Foto dal web
Lutto nel mondo della Thai Boxe per una scomparsa improvvisa e prematura: è morto, a soli 43 anni, il pluricampione Ramon "the diamond" Dekkers.
L'atleta di origine olandese è deceduto in seguito ad un malore mentre andava in bicicletta, a Breda, il 27 febbraio 2013.
Autentico mito nel mondo della Thai Boxe, Dekkers aveva vinto per ben otto volte il titolo mondiale ed era stato il primo non thailandese a conquistare il più prestigioso dei premi, il "Thai Boxe Fighter of the Year"; nel corso della sua carriera agonistica non ha mai rifiutato un incontro, arrivando a battersi anche se infortunato e collezionando ben 218 sfide, con soltanto 30 combattimenti persi.
Anche una volta abbandonate le competizioni, Dekkers era rimasto un convinto sportivo e suona perciò ancora più beffardo il destino che gli ha tolto la vita proprio mentre si allenava in bicicletta.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...