martedì 24 dicembre 2013

Elf, un elfo gigante e lo spirito del Natale

Le dita di Buddy non sono veloci come quelle degli altri elfi del Polo Nord: la sua produzione di giocattoli nella fabbrica di Babbo Natale non è paragonabile a quella di tutti gli altri elfi. E poi ci sono anche un sacco di altri dettagli che stonano, come ad esempio il fatto che lui sia l'unico baritono nel coro di Natale e che sia alto un metro e novanta... 

La verità è che Buddy è stato adottato. Si è intrufolato nel sacco di Babbo Natale mentre consegnava regali all'orfanotrofio, una trentina di anni addietro, e da allora, arrivato al Polo Nord, è stato affidato alle cure di un elfo che, troppo impegnato con il lavoro, aveva dimenticato di metter su famiglia. Così Buddy è stato cresciuto immerso nella cultura elfica, ha studiato alla scuola degli elfi e, una volta diventato grande, ha iniziato a lavorare nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale, ma qui tutte le sue caratteristiche umane si sono rivelate troppo difficili da gestire: papà elfo si è visto costretto a raccontargli tutta la verità. Buddy è umano, sua mamma è morta poco dopo averlo dato in adozione e suo papà non ha mai saputo della sua esistenza.
Uno shock incredibile per il povero Buddy, ma le brutte sorprese non sono finite qui: il suo vero papà, il padre biologico, Walter Hobbs, lavora in una prestigiosa casa editrice nel cuore dell'Empire State Building a New York, è un uomo in carriera piuttosto privo di scrupoli e senza il minimo spirito natalizio e per questo si trova nella lista dei cattivi di Babbo Natale.
A questo punto non resta altro da fare: Buddy deve partire alla volta di New York e trovare il suo vero papà.
Così l'elfo gigante saluta i suoi amici Pupazzo di Neve, Tricheco, Pinguino e Orso Polare, salta su un pezzo di ghiaccio della banchisa che si stacca e parte alla volta della Grande Mela. 
Qui non solo troverà il suo vero papà, ma incontrerà anche Jovie, una bella ragazza bionda dalla voce soave (interpretata da Zooey Deschanel) vestita da elfo nei grandi magazzini e la nuova famiglia di Walter Hobbs.
Buddy, che con la sua calzamaglia e la giacca verde bordata di pelliccia sembra un pazzo, riuscirà ad ambientarsi a New York, far tornare suo papà nella lista dei buoni e rinvigorire lo spirito natalizio? 
Io non ve lo svelo di certo, vi raccomando solo la visione di questa commedia brillante e leggera mentre auguro a voi tutti buon Natale!

Titolo: "Elf - un elfo di nome Buddy" ("Elf")
Anno: 2003
Regista: Jon Favreau
Buddy - Will Farrel
Walter Hobbs - James Caan
Papà Elfo - Bob Newhart
Jovie - Zooey Deschanel
Babbo Natale - Edward Asner

domenica 22 dicembre 2013

La festa della mamma è oggi

Ultima domenica d'Avvento prima del Natale e nella chiesa di San Francesco di Saronno don Armando Cattaneo fa un'omelia contro corrente, attualizza la figura di Maria e la illustra in tutta la sua umanità.

Se fosse stata vissuta ai giorni nostri, dice, quella di Maria sarebbe stata una gravidanza a rischio, quasi "da cassonetto": una giovane donna che si ritrova gravida e inizialmente ripudiata dal fidanzato, in un piccolo paese nel quale certamente la gente mormorava vedendo quel grembo che iniziava a crescere. Forse anche per questo Maria si è allontanata, andando a vivere per qualche mese a casa della cugina Elisabetta.
Poi, quando le cose con Giuseppe si sono appianate, quando si può iniziare a sperare in una conclusione tranquilla di quei nove mesi di attesa, ecco che un editto imperiale la obbliga ad intraprendere un viaggio di molti chilometri, a piedi o a dorso di asino, in una carovana; un viaggio scomodo e difficile per chiunque, figuriamoci per una donna nelle ultime settimane di attesa.
Quella di Maria è stata una gravidanza "tutt'altro che tutta luminosa e angelica", come ha detto don Armando; la sua è stata una gravidanza difficile e molto sofferta. Per questo, Maria è emblema di tutte le mamme, lei che non soltanto ha vissuto le difficoltà di un'attesa ma che ha avuto a che fare con un "adolescente difficile", un figlio capace di gettare scompiglio nella realtà del quotidiano, ed ha vissuto il dolore più grande per un genitore: sopravvivere alla morte del proprio figlio.
Così don Armando ha raccontato dal pulpito questa donna comune ma eccezionale al tempo stesso, chiedendo che le preghiere rivolte a lei ricadessero sulle mamme che vivono difficoltà economiche e morali, sulle mamme indecise se abortire, sulle donne che per assecondare un desiderio di maternità fecondano decine di embrioni poi gettati via, su quelle che incontrano difficoltà a crescere il proprio bambino perchè senza lavoro... una Chiesa che non giudica ma non chiude neppure gli occhi di fronte alla realtà del quotidiano, una Chiesa in cui la domenica della "Divina Maternità" diviene occasione per parlare di ogni maternità.

giovedì 12 dicembre 2013

Ruba un polpo al supermercato, 10 mesi di carcere

Ha afferrato un polpo ed ha nascosto la confezione nelle mutande, cercando poi di uscire dal supermercato D'Ambros di Turate senza pagare, ma è stato scoperto da una guardia e così il furto si è concluso con una denuncia, ma una denuncia per rapina.

L'uomo, un 47enne italiano, avebbe infatti cercato di sfuggire alla guardia di sicurezza del supermercato spintonandola e questo ha aggravato la sua posizione davanti alla legge, trasformando un furto in una rapina, un po' come era avvenuto per mamma e figlia ree di aver sottratto scatolette di tonno qualche tempo fa.

Anche in questo caso, così come per le due donne venete e per il pensionato di Imperia (colpevole di aver rubato mele e noci), si tratterebbe di un furto per fame, considerate sia la natura del bene sottratto sia il suo valore (11,80 euro, riporta "La Provincia di Como" che ha dato la notizia), ma la legge fa il suo corso e così l'uomo viene condannato a scontare 10 mesi di carcere per rapina. E questo nonostante si sia offerto di pagare i quasi 12 euro di merce sottratta.

Ora, è bene precisare che visto l'ordinamento giuridico italiano - che prevede tra le altre cose sconti di pena per ladri che ammazzano volontariamente poliziotti - è molto probabile che il 47enne di Turate non dovrà passare neppure un giorno in cella, ma evidentemente non è questo il nocciolo del problema.  

martedì 10 dicembre 2013

Natale... marziale

Ognuno fa quel che può. Anche quando si parla di solidarietà, ciascuno può essere d'aiuto a modo proprio: c'è chi fà il clown nelle corsie degli ospedali, chi si rende disponibile per la mensa della Caritas e così via, in base alle proprie inclinazioni e professionalità.
Noi dell'Accademia Marziale Saronno, pur annoverando tra le nostre fila persone che se la cavano benissimo dietro ai fornelli, puntiamo decisi sulla marzialità e così, da un lato, offriamo gratuitamente la nostra esperienza nelle scuole con il progetto di prevenzione del bullismo "Lo Sbullo" e, dall'altro, in occasione del Santo Natale collaboreremo con l'Associazione "Il Sorriso dei Bambini" per raccogliere fondi da destinare al reparto pediatrico dell'ospedale di Saronno.

L'iniziativa, organizzata dall'Associazione "Il Sorriso dei Bambini" in collaborazione con l'ASD Matteotti, ci vedrà partecipare con una dimostrazione di Kung Fu T'Ienshu nel contesto de "La Stanza di Babbo Natale" che si terrà domenica 15 dicembre presso la sede dell'ASD Matteotti, in via Padre Luigi Sampietro a Saronno; nel corso del pomeriggio ai bambini presenti verranno offerte caramelle e dolciumi, potranno imbucare la loro letterina per Babbo Natale e persino scambiare i loro giocattoli in un mercatino del baratto. (Per ulteriori informazioni cliccate sulla locandina qui accanto o contattate l'Associazione "Il Sorriso dei Bambini").

Sabato 14 dicembre, invece, presso la palestra dell'ITIS "Riva" di Saronno, si terrà il "Natale Wo Chen", pomeriggio dedicato alle dimostrazioni e gare di forme degli allievi di Kung Fu T'Ienshu della Scuola Wo Chen. Nel corso della manifestazione verranno anche consegnate le borse di studio ottenute dagli studenti più meritevoli nel corso dell'anno scolastico 2012/2013.

domenica 8 dicembre 2013

Pugilato femminile: Simona Galassi non delude mai

Altro che KO: la giovane e spavalda Susi Kentikian ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie contro la leonessa italiana Simona Galassi! Partita subito con un attacco deciso, la campionessa tedesca ha dovuto fare i conti con l'esperienza della "Regina di Romagna" che fin dal primo round ha saputo gestire gli affondi dell'avversaria, giocando il match più sulla difensiva ma sferrando alcuni colpi che hanno fatto vacillare le certezze dell'avversaria.

A smentire le sprezzanti dichiarazioni del pre-match rilasciate dalla Kentikian sono bastati il talento e l'esperienza di Simona, capace di impegnare l'avversaria in un incontro davvero di proporzioni mondiali e dall'esito per nulla scontato.

Non c'è stato il KO promesso dalla Kentikian alla vigilia dell'incontro, non c'è stata nessuna vittoria facile: ci sono state due combattenti dalla storia e dalla preparazione diametralmente opposte che si sono affrontate sul ring della Porsche Arena di Stoccarda tirando fuori il meglio di loro stesse, impegnandosi fino all'ultimo respiro per quel titolo mondiale WBA che, sulla carta, avrebbe dovuto rimanere nella salda presa della boxeur tedesca, più giovane ed aggressiva, ma che nei fatti è stato combattutissimo fino all'ultimo istante. 

Soltanto la decisione arbitrale ha potuto sancire, alla fine di tre round equilibrati e da cardiopalmo, la vittoria della padrona di casa con un punteggio finale di 98.5-94, 99-91 3 97-95.5.
Simona Galassi non delude mai, nemmeno quando perde, e si conferma la miglior pugile del panorama italiano. 

venerdì 6 dicembre 2013

Susi Kentikian, Regina Assassina o reginetta di bellezza?

Incrocerà i guantoni con Simona “la Regina di Romagna” Galassi e nel frattempo Susi Kentikian rilascia dichiarazioni sprezzanti alla stampa di casa: sul quotidiano tedesco “Bild” la pugile tedesca afferma che è giunto il suo tempo, la cintura di Campione del Mondo WBA resterà sua, la “Killer Queen” otterrà una vittoria e, aggiunge, sarà per knockout.

La giovane pugile teutonica rilascia la sua intervista in occasione dell’inaugurazione di un salone di bellezza, mescolando così la “nobile arte” con l’arte del tramutarsi in reginetta del trucco: “Certo che si cerca sempre di non farsi colpire, ma nel corso della mia carriera ho avuto tagli, lividi, graffi…”, incidenti di percorso che hanno fatto sì che si chiudesse per un paio di giorni in casa pur di non finire fotografata su una copertina in quelle condizioni, stando a quanto lei stessa riferisce. Fondotinta e correttore, poi, fanno miracoli se usati sapientemente.

Circa l’incontro del 7 dicembre il peso mosca di Amburgo non ha dubbi: si sta preparando duramente da 8 settimane e ha lavorato sodo per migliorare la sua velocità, tanto da essere diventata “abbastanza veloce per la Porsche Arena” dove si disputerà il match, dice, sfoderando una sicurezza senza eguali. La "Regina Assassina" e la "Regina di Romagna" si confermano dunque molto diverse anche nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti del pre-incontro, alimentando la certezza che quello del 7 dicembre sarà un Mondiale davvero combattuto.

La speranza dei tifosi italiani è che Simona mandi in frantumi le certezze della Kentikian così come frantumerebbe lo specchio magico della vanesia regina di Biancaneve, magari procurando all’avversaria tedesca anche un livido all’orgoglio, che nessun fondotinta riuscirebbe a coprire.

giovedì 5 dicembre 2013

Allarme sicurezza, tutte chiacchiere

Spesso nelle città si parla di "allarme sicurezza", soprattutto quando un fatto di cronaca sconvolge quello che pare essere il normale vivere cittadino. Una donna viene afferrata per la borsetta da un uomo, che gliela strappa facendo cadere a terra la signora e subito si dilegua nelle strade del centro; nella caduta la donna riporta ferite ed escoriazioni, giudicate guaribili in una quindicina di giorni.
Un ragazzo viene aggredito da un gruppo di giovani, che lo strattona e malmena fino a quando non riesce ad impadronirsi del suo telefono cellulare o dell' i-pod, abbandonando poi il ragazzo spaventato e talvolta un po' malconcio. Nulla di particolarmente grave, dunque, ma cronaca stringata di uno scippo, un crimine che si verifica spesso, che potrebbe avere per scenario Aosta come Rimini, Napoli come Roma o Milano o una qualsiasi periferia italiana.

Sono fatti come questo che portano a parlare di "allarme sicurezza": i cittadini si indignano e preoccupano, gli esponenti politici rilasciano dichiarazioni alla stampa, la quale riprende ed amplifica l'accaduto, andando a richiamare vicende analoghe accadute in un vicino passato ed ecco che ci si accorge che quello avvenuto recentemente non è uno scippo, ma un reato che rientra in una serie ben più lunga. Un fatto simile è avvenuto a fine novembre a Saronno, ad esempio, e qui trovate la lettera di un padre preoccupato per l'aggressione subìta dal figlio, pubblicata su un quotidiano locale.

In realtà l'"allarme sicurezza" è un mito, non esiste, come il mostro di Loch Ness o le sirene, e questo a Saronno ma anche in moltissime altre città più o meno grandi. E come per tutti i miti fa molto parlare di sè, ma tutto si ferma alle chiacchiere.
Dopo aver criticato le istituzioni, dopo aver risollevato un polverone sulla reale o presunta inefficacia delle forze dell'ordine, dopo aver fatto un po' di chiacchiere - per lo più indignate - sul nostro ordinamento giuridico, tutto torna nella normalità, fino al prossimo episodio di violenza con conseguente comparsata giornalistica. Un bla-bla-bla utile solo a consumare ossigeno.
Se veramente ci si sentisse insicuri, se davvero si ritenesse di essere in pericolo, allora si adotterebbero strategie difensive. E' un normale processo evolutivo. Le prede adottano strategie per tentare di sfuggire agli assalti dei predatori: c'è chi ricorre al mimetismo, come molti insetti, chi si organizza in branco, come le zebre o i cani della prateria, chi esibisce portentosi balzi, come le gazzelle...
L'essere umano, incapace di mimetizzarsi e non particolarmente abile nel saltare, ha la possibilità di diventare un formidabile centometrista o di imparare a difendersi dagli attacchi.
In entrambi i casi, comunque, che si scelga la fuga o il contrattacco, è indispensabile lo studio dell'ambiente, ma quasi nessuno presta attenzione a dove ci si trova: distrarsi chiacchierando al cellulare mentre si attraversa una zona non proprio raccomandabile - non necessariamente il Bronx, alcune zone cittadine sono caratterizzate da una maggior presenza di personaggi inquietanti e basta guardarsi attorno per accorgersene - o avere la musica sparata a tutto volume nelle orecchie restando così incapaci di cogliere rumori esterni - non solo i segnali di un'eventuale aggressione, ma anche il clacson di un'auto che sopraggiunge e non farebbe in tempo ad evitarci - sono atteggiamenti all'apparenza normali, ma possono fare la differenza tra il tornare a casa sani e salvi o il restare vittime di un incidente. Incidente imputabile sì alla microcriminalità - presente peraltro in epoca romana, come pure nel Medioevo e lungo tutta la Storia umana - ma anche se non soprattutto al nostro pressapochismo e dabbenaggine.
Pensare "Sono una brava persona, non faccio niente di male e quindi non mi accadrà niente di male" purtroppo è un'illusione, un'equazione che non funziona, come dimostra fin troppo spesso la cronaca.

Prestare attenzione a dove siamo e a ciò che ci accade intorno è dunque la prima regola. Dopo di che, chiaramente, posso decidere di frequentare un corso di autodifesa o di arti marziali - è opportuno ricordare, a questo proposito, che non esistono limiti d'età per praticare arti marziali e che i corsi sono aperti tanto per i bambini in età scolare quanto per le persone mature - e questo può fornirmi qualche utile strumento per difendere me stesso in caso di necessità, tenendo sempre presente che la difesa deve essere proporzionale all'offesa e che nessun corso mai potrà assicurarmi l'invulnerabilità.
Le arti marziali forniscono tecniche utili per l'autodifesa ma, soprattutto, risvegliano quell'istinto di sopravvivenza ormai troppo sopito nell'essere umano ed allenano ed affinano una predisposizione psicologica ad affrontare determinate situazioni. Certo, non rendono supereroi. Sempre meglio, comunque, che lasciarsi trascinare in uno sterile bla-bla-bla al prossimo caso di "allarme sicurezza".

Corsi di arti marziali a Saronno: AccademiaMarzialeSaronno - http://accademiamarzialesaronno.blogspot.it/p/i-nostri-corsi.html 
Corsi di autodifesa per donne a Saronno: P.A.D. - Programma Autodifesa Donna - info: 029692129 o gemmasabino@libero.it 

lunedì 2 dicembre 2013

Bambini e MMA, sì o no?

Le M.M.A., Mixed Martial Arts o Arti Marziali Miste che dir si voglia, sono un fenomeno sportivo in costante crescita negli ultimi anni, tanto che negli Stati Uniti gli incontri di UFC hanno raggiunto un livello di popolarità quasi equiparabile alle partite di football e di pallacanestro. Pubblico disposto a pagare centinaia di dollari per un posto vicino alla gabbia ottagonale, televisioni che si contendono l'esclusiva della messa in onda, sponsor che investono cifre più che ingenti... Un simile successo ha ovviamente scatenato la corsa al fighter, nuova vena aurifera di questo ventunesimo secolo, e ben presto hanno iniziato ad essere organizzati incontri di MMA tra bambini.

Non ci sarebbe niente di male, se si trattasse di un'attività sportiva fatta dai piccoli per puro divertimento e in piena sicurezza. Ma negli States i bambini si affrontano nella gabbia come piccoli adulti in miniatura: senza caschetti di protezione, ad esempio, ed eseguendo tutte le tecniche previste nei combattimenti dei "grandi", incluse quelle di strangolamento. Il tutto, poi, sotto la pressione psicologica di un pubblico urlante e di genitori/manager che sognano di avere tra le mani il novello Fedor Emelianenko o il nuovo Wanderlei Silva e che allevano in gabbia il loro pulcino dalle uova d'oro.

Capita così di assistere all'incontro tra bambini di 6, 7 anni il cui nome di battaglia è "collezionatore di braccia" o "la bestia", come nel caso di Kristofer "The Arm Collector" Arrey o Mason "The Beast" Bramlette, alcuni dei piccoli combattenti fotografati negli Stati Uniti da Sebastian Montalvo, che ha voluto documentare questo fenomeno coi suoi scatti poi pubblicati dalla ABC News e di cui riporto alcune immagini in questo post.

Kristofer "The Arm Collector" Arrey (7 anni) e Cross Betzold (6)
si preparano all'incontro, 10 marzo 2013 - Foto di Sebastian Montalvo
Bambini che, nonostante i terrificanti nomi di battaglia, restano dei bambini e che come tali reagiscono ai colpi ed alle sconfitte.

Mason "The Beast" Bramlette reagisce in modo per nulla bestiale e
molto umano ad un colpo ricevuto - Foto Sebastian Montalvo
I colpi arrivano anche durante gli incontri di Karate, Judo e, naturalmente, anche in quelli di Kung Fu e Sanda come in qualunque disciplina marziale: fanno "parte del gioco", per così dire, e capita di vedere bambini in lacrime anche nelle competizioni di queste discipline. Affrontare una competizione è, innanzi tutto, affrontare le proprie paure e mettersi in gioco, contro se stessi e contro un avversario. Le gare, siano di combattimento o di forme, sono dunque una sorta di "passaggio obbligato" nella crescita marziale e, come in ogni altro sport, anche qui c'è chi vince e chi perde ed anche imparare ad affrontare  e superare la sconfitta fa parte della crescita personale: oggi sul ring o sul tatami, domani nel lavoro o nella vita, nessuno di noi sarà sempre un vincente.

La differenza sostanziale sta nella spettacolarizzazione e nell'esasperazione di un'aggressività che, soprattutto in età infantile, dovrebbe essere canalizzata e controllata. Un genitore che chiama il proprio bambino "La Bestia" che genere di adolescente e di adulto spera di crescere? 

La questione, dunque, nelle Mixed Martial Arts come in ogni arte marziale e più in generale in ogni sport, è: il bambino lo pratica perchè si diverte o perchè i genitori frustrati riversano su di lui aspettative spesso troppo grandi per atleti tanto piccoli? 

Bambini a scuola di arti marziali. Rispetto di sè e dell'avversario.
Foto dal web

giovedì 28 novembre 2013

Simona Galassi vuole il Mondiale prima del ritiro

La pluricampionessa di pugilato Simona Galassi tornerà a calcare il ring per cercare di portare in Italia il titolo Mondiale di pugilato. Ormai è ufficiale: il contratto è stato siglato e la "Regina di Romagna" volerà a Stoccarda per incrociare i guantoni, il prossimo 7 dicembre, con la campionessa tedesca Susi Kentikian.

La combattente teutonica ha dalla sua la giovane età - 26 anni, contro i 41 dell'avversaria - ed un nome di battaglia capace di intimorire: Killer Queen. Simona, dal canto suo, ha già in passato dato prova di saper gestire le avversarie più giovani facendo affidamento sulla sua grande esperienza di pugilatrice, oltre che su un talento indiscutibile. Fuori dubbio anche l'approccio che le due combattenti metteranno nella sfida: rude picchiatrice la Kentikian, fine boxeur attenta allo stile la Galassi. 

Sul suo sito ufficiale la campionessa di Bertinoro, che pare ormai decisa a dare l'addio alle competizioni, scrive di sentirsi "come una che non ha nulla da perdere e tanto da guadagnare, soprattutto sul fronte personale, e questa forza psicologica voglio riversarla tutta sul ring": i presupposti per un incontro davvero avvincente ci sono dunque tutti, soprattutto perchè, al di là delle dichiarazioni pre match, Simona ha già iniziato da tempo la dura preparazione in vista dell'incontro ed è ormai caricatissima sia fisicamente che moralmente.

"Desideravo combattere per un'ultima volta per un titolo mondiale - racconta Simona sul suo sito ufficiale - e volevo regalare questo tentativo ai miei tifosi; Cristian Cherchi ha fatto di tutto per assicurarmi questa opportunità e oggi sono veramente felice e motivata".
Insomma: c'è da star certi che il 7 dicembre le due "Regine" - la "Regina Assassina" e la "Regina di Romagna" - offriranno agli appassionati uno spettacolo sportivo davvero degno del titolo Mondiale.

lunedì 25 novembre 2013

Disabili e arti marziali, si può fare!

E' nato nel Regno Unito il progetto KickStart 100 che mira a rendere il Karate una disciplina sempre più accessibile anche alle persone diversamente abili.
Si tratta indubbiamente di una buona notizia, che fa ben sperare per l'inserimento sempre più completo e a tutto tondo dei disabili nella vita di tutti i giorni: se fino a qualche decennio fa, ad esempio, era impensabile che un disabile potesse laurearsi o rendersi autonomo lavorando, oggi si può dire che questo non fa più notizia, mentre ancora resta da fare per quanto riguarda l'inserimento nel mondo dello sport e, in particolare, nei cosiddetti "sport minori".

Ora la Disability Karate Federation ha dato il via a questa iniziativa che, come dicevamo, interessa la Gran Bretagna ed il Regno Unito e prevede corsi dedicati interamente a persone con difficoltà di apprendimento, arti amputati, non vedenti o su una sedia a rotelle; per quanti si trovano nell'impossibilità di sferrare calci - presenti nella pratica del Karate - sono state studiate tecniche marziali alternative.

La vera novità introdotta da KickStart 100 consiste nell'essere organizzata in ambito nazionale, dal momento che non mancano certo esempi di disabili che praticano con soddisfazione e successo diverse discipline marziali: in Germania, ad esempio, è piuttosto celebre Andreas Sappl che, su una sedia a rotelle in seguito ad un incidente stradale, non solo ha continuato a praticare il Taekwondo raggiungendo il 4° Dan, ma ha anche adattato questo stile alle sue nuove esigenze, codificando così una disciplina di autodifesa per disabili estremamente valida. Da noi in Italia una ragazza ipovedente, Lucia Polin, ha frequentato con profitto i corsi del P.A.D., il Programma Autodifesa Donna del Kung Fu T'Ienshu, ed ha raccontato la sua  esperienza, mentre il T'Ienshu viene praticato da un bambino con la sindrome di Down e da uno con difficoltà motorie. In questi casi, a differenza da quanto proposto da KickStart 100, gli allievi disabili non vengono inseriti in classi speciali ma integrati nei normali corsi di Kung Fu T'Ienshu o di P.A.D., ovviamente tenendo conto delle loro particolari esigenze ed adattando all'occorrenza le varie tecniche marziali così che possano eseguirle nel migliore dei modi.

Qui di seguito, un filmato di Andreas Sappl

giovedì 21 novembre 2013

Vive senza un soldo dal 2008, squattrinato e felice

Mark non è un homless, nè un disperato che ha fatto "di necessità virtù": laureato in Economia, ha liberamente scelto di intraprendere una sfida contro il comune pensare e, dal 2008, vive senza un soldo nella campagna inglese.

Ben prima del crollo finanziario dei mercati, Mark Boyle, 34 anni ed una laurea in economia, ha deciso di provare a vedere se nel 21esimo secolo, in cui tutto pare ruotare attorno al denaro, fosse possibile vivere senza avere uno stipendio, nè un conto corrente, nè risparmi sotto il materasso. Così ha mollato il lavoro ed è andato a vivere in una roulotte, chiaramente non di sua proprietà ma donatagli da un amico. L'unico acquisto fatto prima di intraprendere questa avventura, che agli occhi di molti può sembrare a dir poco pazzesca, è un pannello fotovoltaico, costatogli 430 euro. Poi, più nulla.

Oggi Mark coltiva e raccoglie frutta e verdura in una fattoria del Somerset, una contea sud-occidentale dell'Inghilterra; non percepisce uno stipendio e vive di ciò che la terra produce, oltre che della generosità delle persone che approvano, e cercano di sostenere a loro modo, questa singolarissima scelta di vita iniziata quasi per scommessa. "Un mio amico ed io eravamo in un pub e stavamo parlando di tutti i problemi del mondo - racconta Boyle - come ad esempio lo sfruttamento della manodopera, la distruzione dell'ambiente, gli allevamenti industriali, la sperimentazione animale e le guerre per le risorse energetiche ed ho capito che erano tutti, in un modo o nell'altro, collegati al denaro. Quindi ho deciso di rinunciare ai soldi".
Detto, fatto. Da allora Mark vive senza una sterlina in tasca. Vegetariano già da prima di intraprendere quest'avventura, si nutre di ciò che coltiva, produce elettricità con il pannello solare acquistato tempo addietro, ha un telefono cellulare che ovviamente non ricarica e col quale può soltanto ricevere chiamate ed un notebook che alimenta ad energia solare.

Ciò che sorprende maggiormente di Mark, forse, è la sua straordinaria normalità: ha una famiglia nella quale ha trascorso un'infanzia serena, genitori che inizialmente lo hanno preso per matto, una fidanzata... La normale vita di un trentaquattrenne, ma senza il becco di un quattrino. Ma come si può vivere senza soldi? Tanto per cominciare, iniziando a ridurre gli acquisti: se non compri, non servono soldi: "Ho fatto un elenco di tutto ciò che avevo comperato e ho cercato di capire come avrei potuto ottenere alcune cose in altro modo", spiega Mark che, ad esempio, ha sostituito il comune dentifricio con una mistura di ossi di seppia e semi di finocchio ed invece del detersivo industriale utilizza un sapone ricavato cuocendo frutta secca.

L'idea-scommessa di Mark era di riuscire a vivere per un anno senza denaro, ma la sua nuova vita da "no money man" l'ha talmente soddisfatto da portare avanti questa scelta molto più a lungo e, da buon laureato in economia, non si è sottratto dall'analizzare in modo lucido e scientifico la situazione: "Non vediamo più la ripercussione che i nostri acquisti hanno sulle persone, sull'ambiente e sugli animali - spiega - I gradi di separazione tra consumatore e consumo sono aumentati così tanto che siamo completamente all'oscuro dei livelli di sofferenza e distruzione determinati dalle cose che compriamo. E lo strumento di questa separazione è il denaro. Se coltivassimo da soli ciò che mangiamo, di certo non avremmo un terzo dei rifiuti che abbiamo oggi; se costruissimo con le nostre mani le sedie ed i tavoli che abbiamo in casa, di certo non li butteremmo se andassimo a vivere in un appartamento diverso. Se dovessimo pulire la nostra acqua potabile, probabilmente non la inquineremmo". E così via. 

L'esperienza di questo giovane è anche divenuta un libro, "The Moneyless Man", che ha avuto un buon successo e che ha preceduto la pubblicazione del "The Moneyless Manifesto", pubblicato di recente. Ma allora... i soldi provenienti dalle vendite di questi libri, che fine fanno? Il sogno è quello di costruire una casa-solare nel Devon e, realizzato questo, riprendere la vita senza quattrini: persino il matrimonio, già in programma con la fidanzata, dovrà essere rigorosamente senza budget. 

mercoledì 20 novembre 2013

Gli gnocchi? Al forno sono ottimi!

Quando fuori inizia a far freddino, non c'è nulla di meglio di un buon piatto caldo per riappacificarci col mondo intero. E questa pietanza sembra fatta apposta per riconciliarci con l'universo, perchè è di una semplicità tale che è impossibile non provarla ed è talmente buona che, garantito, farà spuntare un sorriso anche sul viso più tirato.
L'ingrediente base sono ovviamente gli gnocchi di patate: potete trovarne ricette splendide sui blog di cucina come il famosissimo Giallozafferano o Cookaround o altri, ma se bazzicate da queste parti è perchè non avete molto tempo a disposizione e quindi vi vanno benissimo anche gli gnocchi del pastificio o quelli industriali, quindi diamo per scontato che gli gnocchi già li avete. Bene, teneteli da parte e ignorateli mentre preparate il sugo, che tanto quelli in una manciata di minuti cuociono! 
Per il sugo serve della passata di pomodoro buona - se avete quella "vera", fatta in casa nei nostri paesi del soleggiato sud è una delizia! - da far cuocere a fuoco lento con un gustoso soffritto di sedano, carota e cipolla. Poi non possono mancare dei formaggi assortiti: sbirciate cosa avete in frigo e mettete insieme ciò che riuscite a racimolare, purchè uniti dal comune denominatore che tutti, ma proprio tutti, devono fondersi alla perfezione, diventando belli filanti. Tagliateli a dadini e, nel frattempo, fate bollire l'acqua per gli gnocchi.
Quando gli gnocchi sono cotti e vengono a galla, scolateli e passateli in una pirofila condendoli con il sugo preparato in precedenza e circa i 3/4 del formaggio tagliato a cubetti, mescolando ben bene affinchè si amalgami il tutto. Poi cospargete la superficie con il formaggio rimasto ed una generosa spolverata di grana grattugiato ed infornate a 120° sino a quando il formaggio non sarà completamente fuso ed avrà iniziato a formare una golosa crosticina. A questo punto non resta altro da fare che togliere dal forno, portare in tavola e gustare.
Vi è già spuntato il sorriso? Beh, non a caso si dice "ridi, ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi". 

sabato 16 novembre 2013

Autodifesa e antiscippo, un incontro a Saronno

Vi siete persi lo stage di autodifesa e, soprattutto, care signore e signorine, vi siete perse lo stage open di antiscippo (metodo P.A.D., Programma Autodifesa Donna) che si è tenuto a Saronno oggi, a partire dalle 16? Che dire? Arrangiatevi!
Stavolta niente resoconto. Chi vuol sapere come si fa, alzi il culo e venga in palestra, così come hanno fatto e continuano a fare le persone DAVVERO interessate a difendere se stesse e i propri beni. 

giovedì 14 novembre 2013

Kung Fu nazionale a Saronno

Quasi ci siamo: ancora pochi giorni e il Maestro Fondatore del Kung Fu T'Ienshu arriverà nella città degli amaretti! Tutto è ormai pronto ad accoglierlo e lui ha voluto offrire a tutti i saronnesi, anche a chi non pratica nè ha mai praticato arti marziali, la possibilità di incontrarlo e conoscere lui e questo stile di Kung Fu.
Sabato 16 novembre, infatti, si terrà uno Stage Open - ovverosia aperto a chiunque, anche e soprattutto a chi non pratica arti marziali - al quale il Maestro parteciperà in prima persona, mostrando e spiegando tecniche di autodifesa a chiunque lo desideri; sarà inoltre possibile, per chi magari già pratica arti marziali o discipline da combattimento, rivolgergli domande tecniche. Lo Stage Open inizierà alle 15.00 e si svolgerà nella palestra dell'ITIS Riva (via Carso, 6 - Saronno). Possono partecipare anche i bambini, purchè di età superiore agli 8 anni e accompagnati dai genitori. E' necessario presentarsi in tuta e con scarpe da ginnastica. Per maggiori informazioni contattate il 3388857054 o lo 029692129.
A seguire, si terranno gli Stage di aggiornameno ed avanzamento tecnico/applicativo del Programma Autodifesa Donna e quello riservato ai praticanti più esperti di Kung Fu T'Ienshu. La domenica, poi, incontri di aggiornamento ed avanzamento riservati ad istruttori e Maestri. Tutti questi Stage hanno rilevanza nazionale ed ai partecipanti verrà rilasciato un attestato firmato dal Maestro Fondatore.

lunedì 11 novembre 2013

Ruba mele e noci, pensionato denunciato

La sensazione, spiacevole, è quella di vivere in un Paese rovesciato, un Paese in cui chi lavora perde diritti a beneficio di chi raggira o fa la voce grossa.
Recentemente la cronaca ha riportato la vicenda di un'amministratrice di condomini che nel Comasco è... scappata col bottino: centinaia di migliaia di euro, pare, derivanti dalle bollette e dalle tasse che i residenti di Cernobbio, Maslianico e Tavernola pagavano regolarmente e che lei, invece di versare, ha intascato e, verosimilmente, fatto sparire oltre confine in Svizzera. Scomparsa lei, scomparsi i soldi, restano i condomini onesti e turlupinati, che si ritrovano ora migliaia di euro di debiti sul groppone.
E il dato più sconfortante, forse, è che l'opinione pubblica tende quasi a lodare questa ladra, così scaltra da far fesse decine di persone oneste, invece di condannarla. Un'Italia capovolta, dicevamo, in cui bene e male hanno perso il loro senso, un Paese in cui si loda il disonesto e ci si accanisce con l'onesto, condannato a fare la figura del povero fesso.

Rubare è sbagliato. Lo dicono le regole morali, civili e religiose. Se ve ne infischiate delle une, magari vi importerà delle altre. Rubare è sbagliato. Punto.
Ma se rubare migliaia di euro di tasse e bollette è deprecabile, forse è più comprensibile e giustificabile rubare un panino per fame. Probabilmente è questo ciò che ha pensato un pensionato di Imperia che, a inizio novembre, si è infilato alcune noci in tasca: era all'interno del supermercato Eurospin della città, ha messo nel sacchetto di plastica alcune mele, le ha pesate e poi ne ha aggiunte altre. Ed ha anche afferrato una manciata di noci e se le è infilate in tasca. Bottino totale: 4 euro circa.
Ma gli è andata male: colto sul fatto, è stato denunciato dai dirigenti del supermercato, che hanno fatto intervenire le forze dell'ordine, le quali non hanno potuto far altro che verbalizzare l'accaduto. Secondo quanto emerso, e riportato dall'ANSA, l'uomo avrebbe agito "spinto dalla fame" - ipotesi piuttosto verosimile, considerata la natura della merce sottratta - ma l'evidente bisogno del pensionato non ha trattenuto gli alti papaveri dell'Eurospin dallo sporgere denuncia.

L'Italia sta attraversando un periodo di crisi profonda e, al di là delle strumentalizzazioni e delle letture che di volta in volta ne danno i diversi partiti politici a seconda del proprio tornaconto, la realtà vera emerge dalla cronaca: una cronaca che ci racconta di piccoli imprenditori che non riescono più a pagare gli operai, che per loro sono come una famiglia, e piuttosto che licenziare scelgono di suicidarsi; una cronaca che ci parla di famiglie in cui entrambi i genitori perdono il lavoro e si ritrovano a vivere in auto con i propri bambini, perchè una casa non l'hanno più; una cronaca che ci riporta storie di pensionati che, nel migliore dei casi, aiutano i figli quarantenni precari dando loro una paghetta come facevano quando erano ragazzini e che, nel peggiore dei casi, si ritrovano costretti a rubacchiare al supermercato, troppo orgogliosi per chiedere l'elemosina o andare alla Caritas.
Proprio le diverse Caritas diocesane sparse sul territorio italiano hanno evidenziato che, a differenza del passato, ora non sono più soltanto gli immigrati a rivolgersi a loro per un pasto caldo o un paio di pantaloni, ma sono sempre più numerosi gli italiani che si incolonnano davanti ai centri di distribuzione. E recentemente Coldiretti ha stimato che quest'anno gli italiani che non potranno permettersi pranzi e cenoni di Natale saranno oltre 4 milioni, il 10% in più rispetto allo scorso anno (vale a dire un povero in più ogni 10 persone), mentre dalla stessa ricerca Coldiretti-Ixè emerge che ci sono 428.587 bambini indigenti con meno di 5 anni d'età.
La medesima indagine mette anche in luce come, però, sia aumentata la solidarietà: dal 2007 al 2012 il numero di italiani che ha aiutato, con volontariato e donazioni, i concittadini meno fortunati è aumentato del 22%. Una solidarietà che, a quanto pare, non ha sfiorato neppure lontanamente il supermercato di Imperia.
Rubare è sbagliato, lo è sempre e comunque, ma forse perdere completamente il senno e smarrire la propria umanità di fronte ad un anziano bisognoso è peggio.

mercoledì 6 novembre 2013

Arancini di riso special per "Orientaleggiamo"

Pensavate che la raccolta fosse già finita, eh? E invece no! A sorpresa ecco che mi sbuca fuori la Gatina con una ricetta... da leccarsi i baffi felini: arancini di riso a modo suo.

Perchè "a modo suo"? Perchè si tratta di una ricetta vegetariana, nella quale non troverete neppure la minima traccia del ragù siciliano mentre a soddisfare il palato ci sarà comunque una gustosa sorpresa.

Tanto per restare in termini di sorpresa, io qui accanto inserisco la foto originale del piatto, giusto per farvi venire l'acquolina in bocca, e di seguito vi propongo soltanto gli ingredienti; vi rimando poi alla ricetta di Gata da Plar, così potrete leggere anche il suo bel post scritto sull'onda dei ricordi che accompagna questa preparazione in cui, sembra quasi inutile evidenziarlo, a farla da padrone è sua signoria il riso.
E, siamo sinceri, esiste forse un alimento più... orientale? 

Ingredienti: 
  • 200 gr di riso parboiled integrale
  • 1 cucchiaio di shoyu bio
  • pane grattugiato q.b.
  • olive piccole saporite in salamoia
  • origano secco bio
  • 1 cucchiaio raso di semi di sesamo nero bio
  • olio evo q.b.
La preparazione è lunghetta e piuttosto laboriosa, ma senza dubbio il risultato ripaga di ogni fatica, quindi non mi rimane altro da fare che inserire qui accanto il logo della raccolta "Orientaleggiamo" e... continuare ad aspettare fiduciosa altre vostre ricette! Buon appetito!

domenica 3 novembre 2013

Rachid il fenomeno (non da baraccone)

L'Ingegnere Rachid Khadiri Abdelmoula - foto La Stampa
Rachid è un ingegnere, anzi, come scrive lui è Ingegnere, con la "I" maiuscola. E' un ragazzo marocchino di 27 anni e si è laureato in Italia, dove vive ormai da anni. Cosa c'è di strano, di fenomenale in tutto questo? Ormai sono migliaia ogni anno i giovani che vengono a studiare nel nostro Paese, grazie a programmi come "Erasmus" e simili. Vero, ma Rachid in Italia non ci è venuto grazie a una borsa di studio o un programma interculturale; Rachid in Italia ci è arrivato come "vu' cumprà".

Vendeva accendini e braccialetti lungo le strade di Torino di giorno, studiava di notte. Così si è laureato in Ingegneria al Politecnico. Grazie ad una volontà incrollabile, una forza straordinaria; grazie alla fiducia in sè, nelle proprie capacità e nel suo sogno di "fare l'Ingegnere con la cravatta". Un sogno talmente importante da portare questo giovane marocchino a dire di no al "Grande Fratello".

Quando la storia di Rachid Khadiri Abdelmoula è diventata di pubblico dominio, pubblicata prima sul quotidiano "La Stampa" di Torino e rimbalzata poi ovunque grazie al tam tam dei social network, la fama sembrava ormai a portata di mano, infatti il giovane marocchino è stato contattato dalla Endemol, la società di produzione del "Grande Fratello". Ma lui, Rachid, ha dimostrato ancora una volta la propria eccezionalità dicendo "No, grazie"; fenomeno sì, fenomeno da baraccone no.

Ora gli amici gli fanno i conti in tasca e gli danno del pazzo, gli ricordano che un Ingegnere affermato guadagna 2 o 3 mila euro al mese mentre una star della tv decine di migliaia a volte anche grazie solo a un' "ospitata", ma lui la sua decisione l'ha presa e, da buon torinese d'adozione, l'ha comunicata a tutti scrivendo una lettera al quotidiano locale "La Stampa": "Anche se gli autori del reality hanno insistito perchè partecipassi all'edizione 2014 del Grande Fratello, ho detto no. No, senza ripensamenti. Perchè? Se avessi voluto diventare famoso avrei scelto il DAMS - scrive - Ma io non sono per queste cose. I miei valori sono altrove. Non mi riconosco neanche un po' in una trasmissione che non trovo seria ed educativa". E per rispondere a chi gli chiede come si vede tra dieci anni risponde: "Spero di aver svoltato. Non in uno studio televisivo, ma in uno di progettisti". 
Chapeau.

mercoledì 30 ottobre 2013

La zucca... vellutata. Un primo vegetariano anti raffreddore

Come ben sa chi mi segue da tempo, ritengo Halloween una delle feste più cretine del mondo - se non la più cretina in assoluto - ma un pregio glielo devo riconoscere: quello di aver ridato onore alla zucca. Questo spettacolare ortaggio mi piace moltissimo e lo utilizzo ben volentieri in cucina, dove si presta a preparazioni molto diverse tra di loro. Dopo i ravioli di zucca, la crema multitasking e la marmellata di zucca, eccomi oggi a dividere con voi una ricetta facile facile per una vellutata di zucca
Ricca di vitamine e aminoacidi, la zucca è utilissima per contrastare in modo del tutto naturale e... gustoso i malanni di stagione, anche grazie alla sua ricchezza di sali minerali: il raffreddore, insomma, si può combattere anche a tavola e questa ricetta è certo più gustosa e piacevole, nelle fredde serate autunnali, di qualsiasi pillola.

Pochi, facilissimi da reperire ed economici gli ingredienti: zucca, una patata, un po' d'olio extravergine d'oliva, qualche verdura per il soffritto e, se lo utilizzate, un po' di sale (io, come sempre, preferisco spezie ed erbe aromatiche; in questo caso ho aggiunto un po' di prezzemolo).
Si pulisce la zucca e la si taglia a cubetti non troppo piccoli e lo stesso si fa con la patata; in una pentola si mette l'olio e si aggiungono tocchetti di cipolla, carota e sedano per il soffritto, poi si incorporano i cubi di zucca per qualche istante, giusto il tempo di farli insaporire. A questo punto si aggiungono i pezzi di patata e l'acqua, non troppa, sufficiente a coprire le verdure, e si lascia cuocere dopo aver messo il coperchio sulla pentola (non solo per il risparmio energetico - con il coperchio, il calore si disperde meno facilmente e la cottura avviene in tempo minore - ma anche per evitare, per quanto possibile, che le sostanze nutritive delle verdure "prendano il volo" con il vapore e nella pentola restino soltanto fibre). Quando le verdure sono cotte e ben morbide, basta frullare il tutto e servire, magari accompagnando il piatto con dei crostini di pane ai cereali

giovedì 24 ottobre 2013

Una giornatina impegnativa

Scusate se mi sono data alla latitanza, ma con l'autunno è ripresa l'attività dell'Accademia Marziale Saronno e... accipicchia, è ripresa subito a pieno regime!
Io poi faccio del mio meglio per complicarmi la vita, affiancando al "normale" ruolo di praticante anche quello di segretaria-addetta stampa-promoter... il tutto, pare ovvio, prima o dopo le otto ore che trascorro normalmente in ufficio. Ma che ci volete fare, quando mi piace davvero qualcosa mi ci impegno al 100%!
Ed il 100% sarà quello che darò nella "giornatina impegnativa" di sabato 26 ottobre che mi vedrà, al mattino, relatrice del progetto di contrasto e prevenzione del bullismo "Lo Sbullo" (info qui) in una scuola superiore di Saronno, ovviamente accanto al Maestro Davide Carpanese che seguirà la parte pratica, mentre al pomeriggio parteciperò, insieme ad una rappresentativa dell'Accademia, ad una dimostrazione di arti marziali e discipline da combattimento presso il negozio Decathlon di Saronno.
Che altro dire? Sono impegnata ma contenta, quindi perdonatemi se non ho molto tempo da dedicare al blog e... continuate a seguirmi e sostenermi, mi raccomando! Ah, se siete in zona passate a trovarmi sabato pomeriggio al Decathlon: sarei felicissima di conoscervi nel reale, oltre che nel virtuale!

mercoledì 23 ottobre 2013

Generosi in tempo di crisi, buone notizie

Quasi quarant'anni fa una bambina di nome Daniela veniva vaccinata contro il vaiolo e, in seguito a quella vaccinazione, è divenuta autistica ed ha sviluppato un grave ritardo psico-motorio accompagnato da insufficienza mentale ed epilessia. Era il maggio del 1975 quando la denuncia dell'accaduto era arrivata al Ministero della Sanità.

Da allora un iter burocratico che sembrava essere senza fine, andato avanti per quasi quattro decenni. Avrebbe scoraggiato chiunque.
Chiunque ma non lei, non Nonna Annunziata, che fin dall'inizio si è battuta per la nipotina Daniela e che ha continuato a lottare con le unghie e con i denti per tutti questi anni.
Ora, a tanti anni di distanza, la nonnina centenaria di Spello ha visto premiate la sua pazienza e la sua tenacia: il Ministero le ha riconosciuto un risarcimento di 500 mila euro per quel vaccino che ha stravolto la vita di sua nipote e di quanti la amano. Una cifra che Nonna Annunziata ha voluto devolvere in beneficenza, a favore di un'associazione che si occupa di malati gravi e terminali: una scelta coraggiosa e di grande altruismo, che ha fatto elogiare la nonnina di Perugia dal popolo del web.

Un'altra buona notizia arriva dalla Lombardia, dove un pensionato ha trovato all'esterno di un centro commerciale un portafogli contenente 7.000 euro in contanti e, dopo una notte insonne, ha deciso di consegnarlo ai Carabinieri. Quelle 14 banconote da 500 euro gli avevano tolto il sonno e l'onestà alla fine ha avuto la meglio: il mattino seguente Luigi Musazzi, ex operaio in pensione di Nerviano, si è presentato dai Carabinieri con quel portafogli gonfio di banconote ed ha chiesto che venisse restituito al legittimo proprietario.
E' stata così rintracciata una signora svizzera, Myriam Casanova, ex tennista ed imprenditrice, che ha voluto premiare l'onestà del pensionato lombardo con 700 euro.

domenica 20 ottobre 2013

L'Italia splende in Europa grazie alle signore dello Judo

Momento d'oro - e non solo per modo di dire - quello dell'European Cup di Judo, grazie alle atlete azzurre capaci di conquistare ben cinque podi in diverse categorie di peso. 

Il successo più inaspettato e al tempo stesso che più ha fatto gioire è stato senza dubbio quello arrivato con l'oro di Rosalba Forciniti nella categoria -52 Kg: l'atleta, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, era rimasta a lungo lontana dal tatami a causa di un brutto infortunio, ma al suo rientro nelle competizioni non ha esitato a dare il meglio di sè, sbaragliando avversarie di grande valore come la rumena Andreea Stefania Chitu, vice campionessa d'Europa 2013, Kelly Edwards e Laura Gomez, tutte sconfitte per ippon.
Oro anche nella -48 Kg grazie alla superba prestazione di Valentina Moscatt: l'atleta torinese in forze alle Fiamme Oro ha avuto la meglio sulla temibile rumena Elena Monica Ungureanu e lasciato al terzo posto, a pari merito, la spagnola Julia Figueroa Pena e la belga Amelie Rosseneu
Le signore del tatami Edwige Gwend (-63 Kg) e Assunta Galeone (-78 Kg) hanno provveduto ad arricchire ulteriormente il medagliere azzurro con due preziosi argenti, costrette ad arrendersi rispettivamente alla slovena Tina Trestenjak ed alla tedesca Annika Heise; argento anche nella categoria di peso maggiore, conquistato da Elisa Marchiò (+78 Kg). 
Ma la fame di medaglie delle judoka italiane pareva senza fine e così ecco arrivare anche i bronzi di Martina Lo Giudice (-57 Kg), Valentina Giorgis (-63 Kg). Un successo di rilevanza europea che porta lo Judo italiano a splendere nuovamente nell'Olimpo delle grandi, un successo rosa che fa da giusto contraltare alla splendida vittoria conquistata a Glasgow da Marco Maddaloni ed al prezioso argento posto al collo di Andrea Regis.

giovedì 17 ottobre 2013

Mondiali di Pugilato, gli Azzurri partono bene

C'è molta attesa per i grandi nomi della boxe azzurra, ma nel frattempo gli atleti di casa nostra hanno già iniziato a ben figurare sul ring di Almaty: Manuel Cappai, Vittorio Parrinello e Dario Vangeli sono subito partiti con il piede giusto, conquistando l'accesso ai sedicesimi e regalando una bella soddisfazione al nostro Paese, mitigata soltanto dalla sconfitta subìta dal debuttante Raffaele Munno che, però, avrà certamente modo di rifarsi in futuro.
Dal 18 ottobre il gioco si fa più duro, con l'ingresso sul ring dei medagliati olimpici Vincenzo Picardi e Clemente Russo, che dovranno vedersela rispettivamente con il boxeur del Tagikistan Makhmedov e con il georgiano Guledhni. Sabato 19, infine, farà il suo esordio Roberto Cammarelle che nei sedicesimi incrocerà i guantoni con il francese Tony Yoka, reduce dall'aver militato lo scorso anno nella D&G Italia Thunder. 
Tifo infuocato dunque per la compagine azzurra impegnata sul difficile ring del Kazhakistan sino - si spera - alla conclusione del 27 ottobre, dove già sabato 19 Cappai tornerà ad indossare i guantoni per cercare di aggiudicarsi gli ottavi di finale nei 49 Kg contro il giapponese Kashiwasaki.

sabato 12 ottobre 2013

Sette fatti miei... più o meno!

Davide Quetti, alias Dacqu, mi ha insignita di questo premio e, anche se con colpevole ritardo, eccomi qui a prenderne possesso seguendo diligentemente le regole. Innanzi tutto, ringrazio chi mi ha premiata, poi passo ad elencare 7... fatti miei.

1) Mi piacciono molto le arti marziali e gli sport da ring.
2) Mi piace altrettanto pattinare sul ghiaccio.
3) Amo scrivere.
4) Amo leggere.
5) Amo gli animali e la natura in genere.
6) Sono piuttosto curiosa, cerco di essere informata e di capire "come funzionano le cose".
7) Sono completamente negata per i premi e i MeMe come questo!
Dal momento che non leggo assiduamente 15 blog e non saprei proprio chi "contagiare" con questo premio, le 15 persone interessate a svelare qualche "mistero" che le riguarda possono tranquillamente prendere il logo da me e continuare il giro. 

mercoledì 9 ottobre 2013

Fegato alla veneta, una ricetta dal lungo passato

Come ben sa chi mi segue da tempo, io sono quasi vegetariana. Il "quasi", che manda ai matti non pochi vegetariani convinti, è determinato da un certo non so che che mi attrae, seppur molto raramente, verso il bancone della macelleria. E' un richiamo irresistibile, roba che le sirene di Ulisse impallidiscono al confronto: io DEVO mangiare carne. Punto. Non so se si tratti di una qualche forma di assuefazione infantile o che altro, ma tant'è. 
Quanto raramente questo avvenga è testimoniato dal fatto che, in quattro anni di matrimonio, questa è stata la prima volta che ho preparato il fegato alla veneta, ma questo è quanto... Se può essere di qualche consolazione, sappiate che mio marito - molto meno vegetariano di me - è inorridito vedendomi fare la spesa, mi ha paragonata ad Hannibal Lecter e mi ha chiesto di preparargli altro per pranzo (richiesta ovviamente esaudita).

Comunque, il fegato alla veneta presenta non pochi vantaggi: cibo gustoso e nutriente, costo delle materie prime più che contenuto, preparazione facile e veloce. Tutti fattori che hanno certamente contribuito alla notorietà di questa ricetta ed alla sua diffusione e trasmissione nel corso dei secoli. La storia di questa preparazione, infatti, affonda le proprie radici nell'altra Storia, quella con la "s" maiuscola, risalendo indietro nel tempo fino all'epoca dell'Impero Romano: secondo alcune fonti, il termine stesso "fegato" deriverebbe dal latino "ficatum", dalla consuetudine di cuocere queste particolari interiora con i fichi, così da mitigarne il forte sapore. Tradizione vuole che i Veneti - secondo alcuni i celti Veneti, quelli diffusi nella Gallia Cisalpina - entrando in contatto con i Romani modificassero questa ricetta adattandola ai propri gusti, eliminando i fichi e sostituendoli con le cipolle, più facilmente reperibili in zona ed altrettanto efficaci per mitigare il gusto delle frattaglie: così sarebbe nata una delle preparazioni più antiche e radicate della cucina tradizionale. Da una contaminazione culturale. 

Gli ingredienti sono pochi e facilissimi da reperire, oggi come allora: fegato di bovino, cipolle, olio d'oliva, un po' di aceto. Si puliscono le cipolle e le si taglia a fette sottili, le si mette ad imbiondire in una padella con dell'olio d'oliva e nel frattempo si pulisce e si taglia il fegato a tocchetti. Quando le cipolle avranno preso una bella tonalità dorata e saranno appassite a puntino, si aggiungono i tocchetti di fegato e due cucchiaini di aceto di vino.
Si lascia cuocere il tutto per cinque minuti, mescolando in modo che le cipolle abbraccino i pezzetti di carne, dopo di che si spegne il fuoco e si serve il tutto ben caldo. 
Nella foto di apertura di questo post potete notare un'altra contaminazione culturale e... temporale: io ho preparato il fegato alla veneta accompagnandolo con un purè di patate. Tuberi giunti fino a noi, inizialmente solo con funzioni ornamentali, in seguito alla scoperta dell'America. Magari i puristi inorridiranno, ma vi assicuro che per quanto mi riguarda questo connubio funziona a meraviglia.
E adesso, per altri 2 o 3 anni almeno, niente più fegato nel mio piatto.