domenica 30 giugno 2013

Luglio in città? Ecco le novità

Se durante il mese di luglio restate in città e le vacanze vi sembrano ancora lontane, c'è qualcosa di interessante e divertente che potrebbe fare al caso vostro: la città di Saronno propone infatti una serie di eventi degni di nota, per soddisfare i più diversi interessi. Si va dalla programmazione del Teatro Giuditta Pasta, che a partire dal 2 luglio propone 12 appuntamenti (martedì e venerdì sera: sei spettacoli teatrali, cinque concerti ed uno spettacolo di danza, nel quale verrà dato spazio ai giovani talenti emergenti), agli "aperitivi con l'autore" proposti dalla Libreria Pagina 18, ogni martedì a partire dalle ore 19.00 (martedì 2 luglio presentazione in anteprima di "60 giorni alla fine dei soldi", di Ludovica Amat - come una quarantenne separata e con un figlio a carico cerca di sopravvivere alla disoccupazione; il 9 luglio incontro di poesia con Stefano Raimondi e Marco Balzano ed i loro "Per restare fedeli" e "Mezze verità" e via di seguito, ogni martedì di luglio). Ogni giovedì sera, poi, il centro si anima grazie a "Saronno sotto le stelle", con le aperture straordinarie dei negozi per uno shopping estivo fuori orario, nella frescura serale. 
Naturalmente non potevano mancare gli appuntamenti per gli spiriti più sportivi ed avventurosi: l'Accademia Marziale Saronno propone l'"Estate marziale", serate di allenamento introduttive a diverse discipline marziali e di combattimento, alle quali può partecipare chiunque (anche chi non ha mai praticato arti marziali nè sport da ring): ogni lunedì e mercoledì sera si terranno allenamenti di discipline diverse, a cominciare dalla serata di mercoledì 3 luglio con un'introduzione alla Thai Boxe, a partire dalle ore 19.30.

venerdì 28 giugno 2013

Scarlett Johansson, arti marziali e una nuova dieta per essere in forma

Forse, considerato l'elevato numero di vip e personaggi famosi che si cimentano con arti marziali, sport da combattimento e sistemi di autodifesa, farei bene ad aprire una sezione del blog interamente dedicata al gossip. Dopo Elisabetta Canalis, conquistata dal Krav Maga, e Claudia Gerini, ormai cintura nera di Taekwondo, dopo la super top model Gisele Bundchen innamorata del Kung Fu, è ora la bella Scarlett Johansson a far parlare di sè unendo il proprio nome alle arti marziali. Secondo quanto riportato da Wonderwoman.intoday la ventottenne attrice statunitense avrebbe lavorato davvero sodo per poter interpretare il ruolo di Natasha - Vedova Nera nel film di supereroi "The Avengers", tratto dai fumetti della Marvel, e lei stessa, in un'intervista riportata da Wikipedia, afferma di aver "passato mesi e mesi allenandomi con il team di stuntman e combattendo con loro".
Secondo una fonte (non meglio specificata dal sito web, ndr) la bionda star hollywoodiana si sarebbe davvero lasciata conquistare dalle arti marziali, che ha iniziato a praticare in forma di mix di tecniche proprio in vista della lavorazione del film, dove certamente i combattimenti corpo a corpo non sono rari, ma avrebbe anche "passato un sacco di tempo a tonificare i muscoli, alternando circuiti e allenamento di resistenza".
Per interpretare al meglio la sexy Vedova Nera, Scarlett avrebbe persino modificato la propria dieta, facendo dai sei agli otto piccoli pasti al giorno invece dei "tradizionali" tre. Dal momento che ora la bionda attrice si appresta a dare corpo a Lucy, protagonista dell'omonimo film di Luc Besson, in un action-thriller vagamente fantascientifico, c'è da aspettarsi che tutti i suoi sforzi per mantenere il fisico perfettamente in forma continuino, tanto più che i soliti ben informati sostengono che si sia veramente invaghita delle arti marziali.

mercoledì 26 giugno 2013

Estate: una ricetta orientale di bibita dissetante

In estate, con il caldo, niente è meglio di una buona bibita dissetante; quella di cui vi fornisco la ricetta oggi è tipica delle Filippine, l'ho assaggiata grazie alla mia amica Lori in occasione di una meravigliosa e gustosissima grigliata italo-filippina e... mi è piaciuta molto, quindi la condivido con voi nella raccolta "Orientaleggiamo?".
Signore e signori, ecco a voi il Black gulaman!

Ingredienti:
2 tazze di zucchero di canna
3 tazze d'acqua
1 confezione di Black gulaman grass gelly (gelatina d'alga, si trova in lattina nei negozi orientali)
tapioca in misura pari al gulaman
ghiaccio in quantità industriale
estratto di vaniglia (facoltativo)

Far bollire un po' d'acqua in una pentola ed aggiungere la tapioca, mescolando affinchè non attacchi nè bruci; quando i granellini diventano gelatinosi e trasparenti, toglierli dal fuoco, scolarli e metterli da parte. In un pentolino far caramellare lo zucchero, poi aggiungere le tre tazze d'acqua e mescolare fino a quando lo zucchero non è perfettamente disciolto. Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare.
Tagliare il Black gulaman a cubetti.
In una ciotola capiente versate il succo di zucchero caramellato, aggiungete i cubetti di gelatina d'alga e la tapioca, mescolando ben bene. Tapioca e cubetti non si scioglieranno, ma è importante che i pezzetti siano tutti ben staccati tra loro, così da finire in ogni bicchiere in quantità apprezzabile (nella foto vedete le mani di Amy, cugina di Lori, proprio mentre mescola e stacca tra loro i pezzetti).
Per dare più gusto e dolcezza alla bibita è possibile aggiungere una fialetta di estratto di vaniglia, se lo si desidera. 
A questo punto non resta altro da fare che aggiungere del ghiaccio - tanto, tanto, taaaantoooo ghiaccio - al nostro Black gulaman prima di portarlo in tavola, dove potrà essere gustato da adulti e bambini in alternativa alle comuni bibite industriali. 
Lori mi spiegava che questa bevanda è particolarmente apprezzata dalle donne, che anche in occasione di feste e grigliate non amano eccedere con birre ed alcolici e trovano così una bevanda analcolica piacevole e dissetante. I miei amici sono originari del nord delle Filippine, in un'area piuttosto vicina a Manila, e mi hanno detto che ci sono molte varianti regionali di questa ricetta, senza contare poi che ciascuno può variarla adattandola al proprio gusto personale, quindi, qualora andaste nelle Filippine, non stupitevi se vi venisse servito un Black gulaman preparato, ad esempio, con il sago invece che con la tapioca o arricchito con un estratto diverso da quello di vaniglia...

Ovviamente, questa ricetta fa parte della raccolta "Orientaleggiamo?"; avete anche voi una ricetta orientale - o anche soltanto orientaleggiante, per ingredienti utilizzati o modalità di preparazione - che vorreste condividere? Benissimo, seguite le istruzioni indicate qui e sarò felicissima di inserire anche la vostra specialità nella raccolta!


lunedì 24 giugno 2013

Cucina orientale? Sì, orientaleggiamo!

Interrotta bruscamente causa preparativi nuziali e tristemente abbandonata, la raccolta di "Orientaleggiamo" gridava vendetta in un angolino sperduto del blog, targato anno 2009. Il suo grido non è rimasto inascoltato e così ho pensato di riaprire questa raccolta di ricette orientali, alla quale invito tutti a partecipare.

Dal momento che ormai sono sposata prometto solennemente di non venire più distratta da fiori, bomboniere, muratori, idraulici, imbianchini, partecipazioni, inviti e di seguire amorevolmente questa risorta raccolta, che, come già promesso in quel lontano 2009, al termine diventerà una sorta di "ricettario" condiviso tra noi, amanti dell'Oriente e del ben mangiare.

Col trascorrere degli anni alcuni amici di blog se ne sono andati, altri sono arrivati, altri ancora rimangono e diventano sempre più preziosi col passare del tempo, come il buon vino; quindi... che aspettate? Mandatemi le vostre ricette!

Scrivete la vostra ricetta orientale nel vostro blog, inserendo il disegno di "Orientaleggiamo?" che trovate qui ed il link a questo post, e lasciatemi un commento qui sotto in cui mi avvisate di aver aderito alla raccolta, segnalandomi il link alla vostra ricetta.
Ecco intanto le ricette che sono state condivise:

PRIMI PIATTI

SECONDI PIATTI

DESSERT E BIBITE

venerdì 21 giugno 2013

Niloofar, la ragazza del Kung Fu in Iran

Difficile immaginare che sotto gli abiti pienamente rispettosi della legge islamica si celi una ragazza terzo dan di Kung Fu e Wushu, eppure Niloofar, commercialista di 22 anni, ha già vinto 24 medaglie d'oro in competizioni regionali e partecipato a numerosi tornei nazionali.
Questa giovane donna di Mashhad, città santa dell'Iran nord-orientale, ha anche conseguito il diploma per insegnare queste discipline e ormai da tempo le sue classi sono frequentate da numerose signore, desiderose di cimentarsi nel Sanda (la forma di combattimento, da non confondersi con il Taolu).

Come molte giovani donne non sposate, Niloofar vive ancora con la madre e i fratelli in un quartiere di Mashhad; ha iniziato a praticare arti marziali a 10 anni, poco dopo essere rimasta orfana di padre, e, come spesso accade con queste discipline, è rimasta incatenata al Kung Fu: "All'inizio volevo solo praticare uno sport - ha detto, intervistata da "Le Monde", ma ben presto la passione ha preso il sopravvento, portandola a mettersi in gioco davanti ad una giuria internazionale riunitasi a Teheran per conseguire il brevetto d'insegnante - Ero nervosa, ma ho dato il meglio di me e alla fine sono riuscita a conseguire il risultato. Mi aspetto lo stesso dai miei allievi: che diano sempre il massimo di loro stessi, per questo posso sembrare dura con loro".

Due anni fa Niloofar ha interrotto le competizioni per dedicarsi ad un master in economia e da allora si limita ad insegnare il Wushu alle donne iraniane e ai ragazzini fino ad un massimo di 12 anni (per rispettare il limite d'età imposto dalla Repubblica Islamica tra ragazze e ragazzi non sposati); un ruolo impegnativo ma ricco di soddisfazioni, come lei stessa racconta sulle pagine di "Le Monde": "Una volta è venuta da me una donna di 40 anni, accompagnando i suoi figli. All'inizio voleva solo che i suoi ragazzi facessero sport, ma da quando anche lei ha messo piede sul tatami è rimasta avvinta. Quando ha cominciato era molto depressa, afflitta da gravi problemi finanziari e ancor più esistenziali, ma con il Kung Fu tutto è cambiato: si è lasciata tutto alle spalle, ha cambiato la sua vita. Ora anche lei è una cintura nera di Wushu ed insegna ad altre donne e bambini".

Il Kung Fu To'a, quello praticato da Niloofar e dalla maggior parte dei praticanti in Iran, è una miscela di Kung Fu tradizionale e Yoga sviluppatasi in Iran negli anni '60; messa al bando dalla rivoluzione islamica del 1979, è in seguito tornata nel 1987 grazie al Maestro Hossein Davoodi Panah e conta oggi circa 200.000 seguaci, con risultati più che pregevoli anche in campo internazionale: agli ultimi Mondiali di Ankara, nel 2011, l'Iran si è piazzato al secondo posto, subito dietro la Cina, con 11 medaglie, delle quali 6 d'oro nel Sanda, la metà delle quali conquistate da donne.
Eppure, nonostante questi successi, la pratica del Wushu femminile è ancora limitata dai dettami del governo iraniano e da regole più o meno implicite, più o meno accettabili. Un esempio? Shahla Azadpour Tebyan, medaglia d'oro ai Giochi Asiatici del 2010, non ha mai ricevuto le chiavi per entrare nell'appartamento promessole dal governo al momento della vittoria dell'oro. Il motivo? Non è sposata. E non è finita: secondo Radio Farda "Le organizzazioni sportive iraniane hanno donato agli atleti maschi tornati vincitori da Guangzhou 10 milioni di tomans (oltre 6000 euro), mentre alle loro colleghe donne ne sono toccati circa 900 mila (550 euro, più o meno)".
Nonostante i molti successi, nazionali ed internazionali, conseguiti sul tatami dalle donne combattenti d'Iran, dunque, molto resta ancora da fare per raggiungere la parità - anche di trattamento economico - con gli atleti uomini e con gli uomini più in generale. Ma Niloofar e le sue colleghe di certo non temono le sfide.

giovedì 20 giugno 2013

Lutto nello Judo, addio ad Elena Ivashchenko

Se n'è andata a soli 28 anni Elena Ivashchenko, campionessa di Judo russa incoronata per ben quattro volte regina europea e vincitrice di un argento e due bronzi mondiali. A dare il triste annuncio, la stessa Federazione russa che, in una nota, ha dichiarato: "Le sue vittorie resteranno impresse per sempre nella storia, Lena continuerà a vivere nei ricordi di quanti l'hanno conosciuta". Con il passare del tempo, si sta facendo chiarezza anche sulla probabile causa della morte, avvenuta il 15 giugno ed inizialmente ignota; stando a quanto riportato da "Russia Oggi" la giovane atleta si sarebbe suicidata, gettandosi da una finestra di un palazzo nella città di Tyumen, versione sostenuta anche dall'allenatore Vladimir Elchaninov che ha subito parlato di suicidio.
A far propendere per un gesto estremo e non per una caduta accidentale ci sarebbe pure quanto riportato sul sito del Comitato Investigativo russo: "Durante i rilievi sul luogo della tragedia è stato rinvenuto il passaporto, all'interno del quale c'era un messaggio scritto prima di morire". Elena avrebbe dunque perso il combattimento più duro e più importante, quello con le sfide della vita. Qualunque sia la motivazione nascosta dietro questa tragedia, resta il rammarico per una giovane vita spezzata tanto presto e per la perdita di una grande atleta del mondo marziale.

martedì 18 giugno 2013

Simona Galassi, la regina d'Europa dai pugni d'acciaio

Ha fatto gli onori di casa, Simona Galassi, e non avrebbe potuto fare regalo migliore al suo pubblico appassionato di boxe, accorso in massa al Centro Sportivo di Fratta Terme per sostenere la propria beniamina. Al termine di un combattutissimo incontro, che l'ha vista confrontarsi con la temibile atleta belga Sanae Jah, la "regina di Romagna" ha avuto la meglio ai punti per 98 a 92, conquistando così il titolo vacante di campionessa europea dei pesi Mosca, titolo che aveva già fatto suo nel 2007.
Gli anni trascorsi sembrano non aver lasciato traccia su super Simo, che dall'alto dei suoi 41 anni ha saputo tener testa ad un'avversaria agguerritissima e decisamente più giovane (neppure trentenne); tutt'al più lo scorrere del tempo serve alla nostra campionissima per accumulare ancora più esperienza, da sfoderare sul quadrato al momento più opportuno.
Se ne è accorta a proprie spese la Jah che, partita come una furia, ha visto i propri colpi venir intercettati dall'avversaria, subito pronta a contrattaccare con disarmante efficacia.
Un nuovo grande successo internazionale per il pugilato italiano, dunque, regalatoci ancora una volta dalla splendida Simona Galassi.

lunedì 17 giugno 2013

Esami di Kung Fu T'Ienshu, breve analisi sociologica e psicologica

Gli esami sono sempre un passaggio importante, sorta di rito iniziatico che evidenzia lo scorrere del tempo: prima si è qualcosa, dopo si è gli stessi, ma non più uguali. I nostri antenati - e per la verità ancora oggi molte culture al mondo - si sottoponevano a prove di coraggio per attestare il passaggio all'età adulta di un membro della comunità: gli adolescenti Masai, per poter diventare guerrieri, devono sopportare il dolore della circoncisione e restare lontani dal villaggio con un gruppo di adulti, imparando le regole sociali e morali di un guerriero oltre che ad usare la lancia ed i rudimenti di caccia; i ragazzini Inuit devono dimostrare di saper uccidere una foca, così da poter sfamare se stessi e il villaggio ed essere considerati adulti, mentre nelle steppe mongole i discendenti di Gengis Khan si cimentano in corse di cavalli e addestrano aquile reali per cacciare le volpi...
Noi facciamo gli esami di maturità e di arti marziali, prendiamo la patente o passiamo dalle scuole elementari alle medie. Quella che segue è una breve analisi sociologica e psicologica degli esami di Kung Fu stile T'Ienshu, sulla scorta di quanto da me osservato e vissuto nella Scuola Wo Chen di Saronno e nella Tao Chen di Aosta.

GLI ESAMI DI KUNG FU T'IENSHU - Anche se indubbiamente meno esotici, i nostri "riti di passaggio" occidentali conservano la loro carica emotiva e non stupisce dunque che, in occasione dei recenti esami di Kung Fu T'Ienshu svoltisi a Saronno e ad Aosta, anche persone anagraficamente adulte abbiano sentito il peso della prova. I meno emozionati, nonostante la presenza di genitori, amici e parenti, sono stati infatti gli allievi più piccoli: da un lato, l'intera impostazione del Kung Fu T'Ienshu in questa fascia d'età - dai 6 ai 12 anni circa - è estremamente ludica e tende ad appagare i naturali bisogni di socializzazione, divertimento e sana competizione; dall'altro i bambini non hanno ancora interiorizzato molti degli schemi mentali che caratterizzano la vita adulta e l'appagamento personale viene ancora anteposto a quello derivante dal compiacere gli altri. Il risultato? Anche in sede d'esame si divertono, senza sentire su di se eccessiva pressione emotiva nè psicologica.

Diverso l'approccio del gruppo degli adulti all'esame, con tensioni differenti anche a seconda dell'età: gli adolescenti, che non hanno ancora compeltamente formato la propria personalità e vivono in una sorta di "terra di mezzo" tra la fanciullezza e l'età adulta, spesso si identificano con i propri pari ed è il loro giudizio che temono e la loro approvazione che ricercano (non a caso è soprattutto in questa fascia d'età che si portano come spettatori fratelli e sorelle, amici o fidanzati oppure, viceversa, non si vorrebbero affatto spettatori); gli adulti, dal canto loro, si trovano invece a dover mettere in discussione se stessi, le proprie certezze consolidate negli anni, e non manca chi si ritrova a far i conti con una resistenza fisica che inevitabilmente non può essere paragonata a quella dei ventenni. In ogni caso, tanto per gli adolescenti quanto per gli adulti, l'esame porta con sè un carico psicologico/emotivo non trascurabile.

QUESTIONE DI FASCIA? - Sebbene tutti i passaggi di grado siano importanti e rappresentino una sorta di pietra miliare lungo il cammino marziale, da quanto ho potuto osservare, gli esami più coinvolgenti dal punto di vista psico/emotivo sono quello per ottenere la fascia arancione, quello per la fascia nera e quello per divenire Maestro. La fascia arancione è la prima fascia "colorata" e, in certe Scuole, è anche la prima fascia "tangibile", dal momento che gli allievi fascia bianca possono - a discrezione della Scuola - non avere la cintura di stoffa bianca legata al fianco. Il conseguimento della fascia arancione, dunque, è ciò che maggiormente si avvicina ad un rito iniziatico nel suo significato antropologico e culturale, in quanto evidenzia in modo tangibile e concreto che un percorso è stato svolto e che il soggetto, da semplice praticante, è ora un membro effettivo della Scuola ed ha intrapreso un percorso di crescita di cui la fascia arancione simboleggia il primo gradino raggiunto. Al capo opposto troviamo la fascia nera, ultimo gradino nella scala dello studente che, non a caso, la riveste di esterma importanza: che sia vista come simbolico traguardo dopo un impegno pluriennale o come tappa intermedia che separa lo studente di ieri dal Maestro di domani, la fascia nera dà corpo ad una netta cesura temporale ed è pertanto evidente, nel conseguimento di questa striscia di stoffa, la profonda valenza di "passaggio" da uno stato ad un altro. Sebbene all'interno del T'Ienshu venga dato il massimo valore all'essere umano e non vi siano quindi obblighi di alcun genere collegati al conseguimento della fascia nera, ciò nonostante la maggior parte dei praticanti giunti a questo livello o abbandonano poco dopo, sentendosi "arrivati", oppure, viceversa, intraprendono il percorso che li condurrà all'insegnamento. Potrebbero, semplicemente, continuare a praticare T'Ienshu? Certamente sì. Tuttavia non è questa la scelta effettuata dai più.

Infine il grado di Maestro. Sebbene, per riprendere i parallelismi con diverse culture antropologiche, possa essere facile cadere nella tentazione di paragonare il Maestro di T'Ienshu allo sciamano o al capo tribù, in realtà non è così: lo sciamano è, tradizionalmente, "colui che detiene il sapere" mentre il capo di una comunità tribale spesso è tale perchè è il più forte e/o il più saggio del gruppo umano che rappresenta; il Maestro di T'Ienshu deve chiaramente possedere conoscenze marziali tecnico/applicative e deve al tempo stesso aver interiorizzato e fatti suoi i princìpi cardine di questa disciplina, tuttavia, quasi paradossalmente, spesso il Maestro è colui che sente di aver maggiormente da imparare. Anche quando si consegue il grado di Maestro, dunque, ritengo si possa parlare di "iniziazione", poichè questo forse più di tutti gli altri rappresenta il primo passo su un nuovo sentiero di conoscenza, di sè, degli altri e della realtà che ci circonda.

DIVERSI ESAMI, UN SOLO ESAME - Sebbene ciascuna Scuola e ciascun Responsabile di Scuola organizzino esami differenti - suddivisi in più giorni o concentrati in alcune ore, più incentrati sull'aspetto fisico o più indirizzati al carattere filosofico/teorico, aperti al pubblico o a porte chiuse e via dicendo - ciò che ho potuto rilevare è il filo conduttore che accomuna tutti gli esaminati, di qualunque grado essi fossero: la tensione a far bene, a dare il massimo. Mi ha molto colpita osservare una giovane donna, istruttrice capace, saltellare nervosamente prima di un esame in Valle d'Aosta: sentiva su di sè non soltanto la pressione che la riguardava in prima persona, ma anche quella dei propri allievi; se loro avessero sbagliato, il fallimento sarebbe stato anche suo. O, almeno, lei l'avrebbe vissuto come tale. E il suo corpo esprimeva tutta questa irrequietezza, questa tensione emotiva.
Un'esperienza che mi ha richamato alla mente i casi di Claudia Gerini ed Elisabetta Canalis: donne famose ed ammirate nella nostra società occidentale, che ciò nonostante hanno normalmente vissuto con tensione i propri esami di arti marziali e che hanno poi orgogliosamente festeggiato il risultato. Non credo che la loro fosse "pubblicità a buon mercato", ritengo invece che anche loro siano persone e, in quanto tali, affrontino le loro fragilità nel corso di diversi esami, festeggiando poi quando si accorgono di essere un po' più forti e consapevoli.

giovedì 13 giugno 2013

Il Kung Fu T'Ienshu alle Olimpiadi del Villaggio

Il Kung Fu stile T'Ienshu "valorizza l'uomo e non la tecnica": queste parole sono alla base della filosofia di questo stile ma, chiaramente, non vanno solo ripetute come una sorta di mantra o di sterile filastrocca imparata a memoria; queste parole vanno tradotte nella realtà. Come? Attraverso il rispetto del nostro prossimo, cercando di valorizzarne gli aspetti migliori e di minimizzarne - o, quando possibile, aiutarlo a superare - i limiti tramite la pratica del Kung Fu.

Per questo siamo stati particolarmente felici, come Accademia Marziale Saronno e Scuola Wo Chen, di accettare l'invito a partecipare alla prima edizione delle "Olimpiadi del Villaggio", che si terranno presso il Villaggio Amico di Gerenzano sabato 15 giugno. Il Villaggio Amico è una struttura polifunzionale che si prefigge di rispondere alle esigenze della persona in ogni fase della vita, dall'infanzia alla terza età: è asilo nido per i bambini più piccoli e residenza per gli anziani, ma è anche un centro d'intrattenimento diurno per anziani e disabili e centro di riabilitazione, oltre ad ospitare al proprio interno poliambulatori medico-specialistici e ad essere un centro di eccellenza per la cura dell'Alzheimer.

Sabato 15 giugno, dalle ore 10 alle 17.30, si susseguiranno tante ore di sport e attività all'aperto pensate dalle animatrici appositamente per gli ospiti ma anche per i parenti, gli amici e tutti coloro che desiderano partecipare: ci saranno gare di corsa a piedi e in carrozzina, competizioni di walking individuale e accompagnato, tornei di bowling e tanti giochi, tra cui anche la gara di tiro alla fune.
A noi il compito di aprire sia la mattinata che il pomeriggio con dimostrazioni di Kung Fu T'Ienshu e di JKD Kali; inoltre chi lo desidera potrà sperimentare tecniche base di autodifesa sotto la guida del nostro Maestro Davide Carpanese.
Segnatevi l'appuntamento in agenda: ci vediamo sabato 15 giugno, alle 10 ed alle 15, al Villaggio Amico di Gerenzano, in via Stazione al civico 5. Vi aspettiamo!

mercoledì 12 giugno 2013

L'arte marziale di domani? Con la spada laser

Alzi la mano chi, più o meno appassionato di Star Wars, non ha mai fantasticato circa la possibilità di scontrarsi in un duello con la spada laser. Lampi di luce che saettano nell'aria, cercando di colpire l'avversario, mentre questi incrocia il suo laser con il nostro, nel tentativo di non subìre danni e, al tempo stesso, di riuscire a cogliere una nostra esitazione, per avere la meglio su di noi. Un sogno? Non più, da quando tre ragazzi di Milano hanno concepito il Lightsaber Combat, un sistema di combattimento con spade laser della LudoSport, interamente "made in Italy".

L'idea di partenza, nel 2005, è stata: "Se le spade laser esistessero davvero, come si userebbero in combattimento?"; da qui Simone, Fabio e Gianluca sono partiti, mettendo insieme le rispettive conoscenze marziali e confrontandosi con Maestri di scherma occidentale ed orientale, per originare un sistema di combattimento del tutto nuovo, con tecniche in linea con le fonti letterarie e cinematografiche.

Ma attenzione: la LudoSport non fa cosplay. Il Lightsaber Combat è una vera e propria disciplina sportiva, praticata all'interno di Associazioni Sportive Dilettantistiche riconosciute ed affiliate alla UISP; i suoi praticanti non si travestono da Obi-Wan Kenobi o da Darth Vader nel corso degli allenamenti, ma indossano la divisa ufficiale, proprio come qualunque altro praticante di una qualsiasi disciplina sportiva.

A spiegare più dettagliatamente i particolari di questo sport provvede, intervistato dal portale sportivo Sevenpress.com, Andrea Ungaro, uno dei responsabili della Scuola di Genova: gli allievi indossano scarpe da ginnastica e guanti, mentre la divisa è composta da un paio di pantaloni, uguali per tutti, e da una maglietta che varia a seconda del grado raggiunto; la Cintura Ufficiale viene conquistata con il grado di Padawan e soltanto quando si raggiunge il grado di Cavaliere Jedi o di Sith'Ari è possibile indossare una cintura personalizzata sulla divisa ufficiale della Scuola.

Trattandosi poi di una vera disciplina sportiva, gli incontri sono autentici allenamenti, caratterizzati da un riscaldamento iniziale, seguito dalla didattica e culminante con il combattimento. Non esistendo ancora le spade laser autentiche, si utilizzano quelle a led ben note a tutti gli appassionati di Star Wars; le spade vengono messe a disposizione dei ragazzi dalla Scuola, ma chiaramente ben presto ogni atleta desidera possedere la propria arma personale.
Al momento le Scuole aperte sul territorio nazionale sono sette: Milano, Genova, Pesaro, Roma, Torino, Varese e Vercelli, ma già altre sono in procinto di apertura e se siete curiosi di vedere dal vivo una dimostrazione potete andare alla Sagra dei Fumetti di Villafranca (VR) sabato 15 e domenica 16 giugno: allievi ed istruttori saranno presenti all'interno del Castello Scaligero per dare informazioni, esibirsi e far provare questo nuovo sport.

Buffon e il Kung Fu

Non stiamo parlando del portiere della Nazionale di calcio Gigi Buffon, ma dei suoi due figli Louis Thomas e David Lee che, accompagnati dalla splendida mamma Alena Seredova, hanno iniziato a praticare Kung Fu al centro Anspi di Carrara lo scorso mese di aprile. Il maggiore è ormai un ragazzino, e frequenta con grande divertimento le lezioni di arti marziali, ma anche David, che non ha neppure 4 anni, si impegna e si diverte un sacco come piccolo Kung Fu Panda (questo il nome dato agli allievi più piccoli della Scuola, che organizza corsi per bambini a partire dai 3 anni d'età), almeno stando a quanto riportato dalle colonne de "Il Tirreno".

Va così allungandosi la lista di personaggi famosi che, anche in Italia, scelgono il Kung Fu o altre discipline marziali per mantenersi in forma e sviluppare un giusto equilibrio psico/fisico.
Le arti marziali viste come occasione di sport e divertimento, dunque, ma anche come valida scuola di disciplina e rispetto: un'attività fisica che va a braccetto con una crescita morale che molti genitori scelgono per i propri figli, anche quando si tratta di "genitori vip" come nel caso di Alena Seredova e Gigi Buffon.

martedì 11 giugno 2013

Arti marziali, una passione di famiglia

Foto dal web
Così come nell'antica Cina le tecniche del Kung Fu venivano tramandate di padre in figlio, allo stesso modo la passione per il combattimento domina l'italianissima famiglia Scavone. Tutto comincia con papà Luigi, oggi sessantenne, ex pugile passato poi alle arti marziali; attraverso di lui la passione per le discipline di combattimento si è trasmessa, quasi per via genetica, a due dei cinque figli: il trentenne Davide si è recentemente laureato Campione Italiano della Kombat League nelle MMA mentre la sorella Valentina, 26 anni, è Campionessa Italiana di Submission nella stessa federazione sportiva.

Prima di arrivare alla lotta a terra, Valentina era partita dalla boxe, conquistando tre anni fa il titolo italiano dei pesi mosca; poi, dopo un brutto infortunio, la decisione di lasciare il ring. Ma non i combattimenti. La passione è passione e, quando la sfortuna si mette di mezzo, basta trovare altre vie per raggiungere i propri obiettivi.

Davide, invece, vedendo il papà avrebbe voluto fare pugilato, ma Luigi non era d'accordo; un giorno, vedendo un amico venir aggredito, Davide ha deciso di voler imparare a difendersi e, complice un documentario su Bruce Lee e sul Jeet Kune Do da lui ideato, si è iscritto ad un corso di questa disciplina in un'accademia di Rimini. Divenuto istruttore, ha poi deciso di provare ad intraprendere la via delle competizioni: "Quando ho deciso di gareggiare - ha dichiarato al quotidiano online Forlì Today, che l'ha intervistato in occasione del recentissimo successo nazionale - ho fatto una sorta di tour de force: 12 incontri in sei mesi di Kick Boxing, MMA, Submission e K1, qualificandomi in tutte le discipline. Poi ho scelto l'MMA perchè è quella che più si avvicina al Jeet Kune Do".

venerdì 7 giugno 2013

L'autodifesa? E' roba da uomini

Difficile dire se sia più la risposta ad una reale necessità o non piuttosto il desiderio di un po' di pubblicità gratuita, fatto sta che, in un periodo in cui tanto si parla di femminicidi e la cronaca ci riporta quasi quotidianamente casi drammatici di donne vittime di violenza, Andrea Carollo, "personal trainer dei Vip", ha deciso di aprire a Vicenza un corso di autodifesa per uomini.

Andrea Carollo e Regina Salpagarova
foto dal web
Intervistato sulle pagine locali di "Metro", colui che nel 2012 è stato additato come temporaneo personal trainer nientemeno che di Madonna e che può vantare tra le proprie seguaci modelle  e showgirl come Regina Salpagarova, ha spiegato le motivazioni di questa sua scelta: "Non voglio negare che ci siano femminicidi - ha detto al cronista Lorenzo Grassi - ma io mi dedico ai maschi proprio perchè sembra un problema minore e nessuno se ne occupa". Un'ampia fascia di mercato, insomma, per dirla in termini puramente economici. 

Dunque difesa personale per soli uomini, ma se state pensando a signori che apprendono tecniche marziali degne dei migliori action movie, toglieteveli subito dalla testa: i partecipanti al corso si cimenteranno in prove che prevedono l'uso difensivo di oggetti a portata di mano, come ad esempio un coperchio di pentola per ripararsi da lanci di piatti e bicchieri. Molto meno fashion? Indubbiamente, ma di sicura praticabilità; come spiega lo stesso Carollo, infatti, sono necessari anni di pratica e allenamento per conoscere davvero un'arte marziale e padroneggiarne le tecniche di difesa, mentre suggerimenti pratici come questo del coperchio sono subito applicabili. Consigli importanti anche perchè, sostiente il personal trainer, mentre gli uomini violenti sono maneschi e brutali le donne agiscono in modo più subdolo e imprevedibile. La violenza non ha sesso e di questo è convinto anche l'allenatore vicentino, che anzi rincara la dose: "Tutti pensano all'uomo macho, ma in proporzione la donna è più violenta e fantasiosa nelle sue aggressioni - ha dichiarato a "Metro" - E poi se picchi una donna è più facile accorgersene, mentre l'uomo le prende e sta zitto". Ma reagire alla violenza si può e, se molti ormai propongono sistemi ad hoc per signore, ecco che il personal trainer dei Vip ha pensato anche all'altra metà del cielo.

giovedì 6 giugno 2013

Gisele Bundchen, bellissima col Kung Fu

Che lo faccia per mantenere in splendida forma il suo fisico da super top model o per saper proteggere se stessa in caso di necessità, il risultato non cambia: la 32enne Gisele Bundchen continua ad allenarsi assiduamente nell'arte del Kung Fu e ne trae grande giovamento. La celebre modella e mamma di due bambini si sta ora impegnando nell'esecuzione di alcune tecniche di combattimento con armi, a giudicare dalla fotografia pubblicata su Instagram che la ritrae in equilibrio su una gamba sola mentre incrocia la spada con un compagno di allenamento, all'interno del Boston Kung Fu Tai Chi Club.

"Everybody go Kung Fu fighting - Todo mundo lutando Kung Fu", ha scritto pubblicando la foto su Twitter: un pensiero che l'accompagna ormai da diversi anni, dal momento che già mentre era in attesa del primo figlio, Benjiamin, Gisele aveva continuato ad allenarsi nel Kung Fu fino ad un paio di settimane prima del parto e a fare esercizi di Yoga fino a tre giorni prima. A rivelarlo era stata lei stessa, in un'intervista rilasciata al  magazine "Vogue", aggiungendo: "Credo che molte persone quando sono incinta decidono di tramutarsi in tritarifiuti" e spiegando come, seguendo un'alimentazione corretta e praticando arti marziali, sia possibile mantenersi in forma e in salute anche in gravidanza, per il bene di se stessi e del bambino. Il Kung Fu, inoltre, si era già rivelato un ottimo alleato per rimettersi in forma dopo il parto.

Ora, a neppure sei mesi dalla nascita della piccola Vivian Lake, Gisele ha già riacquistato una splendida forma fisica ed è tornata sulle copertine delle più celebri riviste di moda del mondo. Guardate questa foto, scattata per l'edizione di giugno di "Vogue Brazil", e giudicate voi stessi.

martedì 4 giugno 2013

Maestro di Kung Fu e serial killer, Spagna sotto choc

"Sono solo un essere umano che cerca la liberazione, la conoscenza e l'illuminazione", così aveva scritto Sifu Huang C. Aguilar sulla sua pagina web: un grande appassionato di arti marziali, un fervente sostenitore del valore del Kung Fu, tanto da averne fatto la propria ragione di vita ed aver scelto di orientalizzare il suo nome, abbandonando quell'originario Juan Carlos troppo spagnolo per una simile vocazione.
Tre volte campione mondiale di Shaolin Kung Fu, otto volte campione di Spagna (sempre stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, ndt), divenuto Maestro a soli 17 anni, osannato come primo Maestro occidentale di Shaolin, Huang C. Aguilar parlava soltanto di Yin e Yang, di equilibrio e forza spirituale, aveva tramutato la propria palestra in una sorta di tempio buddista e si presentava in pubblico - numerose anche le apparizioni in tv, oltre che sulle riviste specializzate (avevo riportato un suo scritto qui sul blog) - indossando la lunga tunica arancione, il capo sempre rasato. Ma la pace e la serenità tanto decantate celavano in realtà un mostro di violenza e sadismo.

Il Maestro di Bilbao, infatti, fondatore del Monastero buddista di Spagna "Oceano della Tranquillità", ha ammesso di aver picchiato, seviziato, torturato e ridotto in coma una donna, che ora si trova ricoverata in ospedale in gravissime condizioni. Domenica 2 giugno un passante ha chiamato la polizia dopo aver visto il Maestro trascinare per i capelli una giovane all'interno del tempio buddista; al loro arrivo gli agenti hanno suonato, bussato e, non ricevendo alcuna risposta, hanno poi abbattuto la pesante porta metallica. Nella palestra-tempio, a terra al centro del tatami, una donna nigeriana, prostituta, conosciuta con il nome di Ada, legata mani e piedi con del nastro adesivo; accanto al suo corpo, tumefatto e colpito in ogni dove, quasi fosse stato utilizzato come un sacco da boxe, stava seduto a gambe incrociate il Maestro Aguilar, il quale non ha opposto resistenza e si è lasciato ammanettare.

Nel corso della perquisizione seguita all'arresto è stato trovato un sacco che parrebbe contenere ossa umane, ma la certezza sulla macabra scoperta arriverà soltanto in seguito alle analisi di laboratorio. Nel frattempo, però, lo stesso imputato avrebbe già dichiarato che Ada non è la sua unica vittima: secondo le sue dichiarazioni, infatti, avrebbe già ucciso un'altra prostituta la settimana precedente.
A dir poco scioccati la ex moglie e quanti lo conoscono da anni, che lo descrivono come una brava persona, completamente dedito alla ricerca dell'illuminazione. Una ricerca esasperata che è sfociata nella follia omicida più spietata e brutale, dicono ora in molti. Ma c'è anche chi imputa questa mortale metamorfosi ad un male che sta distruggendo Aguilar, un tumore al cervello che da due anni lo impegna in un combattimento duro come nessun'altro prima in vita sua: un avversario che forse ha avuto la meglio, facendo impazzire il grande Maestro d'Occidente.

AGGIORNAMENTO - 5 giugno 2013

Non ce l'ha fatta Mauren "Ada" Ortuya, la ventinovenne nigeriana entrata in coma dopo il brutale pestaggio subìto da Juan Carlos Aguilar: la giovane è spirata oggi, dopo tre giorni di agonia all'ospedale di Basurto. La posizione di Aguilar si va così aggravando ulteriormente: la prostituta nigeriana sarebbe infatti almeno la sua seconda vittima, dal momento che lui stesso ha affermato di aver ucciso e squartato un'altra donna, di nazionalità colombiana, neppure una settimana prima.
Nel frattempo gli inquirenti continuano le indagini e nuovi inquietanti particolari si vanno ad aggiungere al già fosco scenario: oltre che nella palestra "Zen 4" sarebbero stati rinvenuti resti umani anche nell'abitazione del Maestro, frammenti di vertebre, una colonna vertebrale quasi intatta e pezzi di dita.

E mentre macabri reperti tornano alla luce, un po' di chiarezza si cerca di fare anche sulla figura di quest'uomo che, soltanto fino a qualche giorno fa osannato come grande Maestro di Kung Fu, oggi viene scaricato dalle più diverse associazioni, a cominciare dalla Federacion Espanola de Karate - dalla quale dipendono anche i tornei ufficiali di Kung Fu in terra iberica - che dopo la tragedia si è affrettata a dichiarare che Aguilar non è mai stato un proprio federato. Un altro tempio Shaolin, che asserisce di essere l'unico riconosciuto dalla casa madre cinese dell'intera Spagna, rincara la dose bollando Aguilar come ciarlatano, più acrobata ed attore che non autentico marzialista e men che meno Maestro.

Dal catalogo Budo International
Tra i vari misteri che ammantano la figura di Sifu Huan C. Aguilar c'è dunque anche questo: come mai nessuno, di nessuna federazione, ha parlato sino ad oggi? Con quali titoli gli è stato concesso di insegnare per un ventennio, arrivando ad organizzare anche seminari di una settimana di perfezionamento Shaolin a 3000 euro l'uno nel proprio tempio/palestra? Eppure Aguilar non era certo tipo da starsene nascosto: aveva un sito web, era apparso numerose volte in tv ed in video di Youtube, rilasciava interviste su giornali, ha scritto e pubblicato libri tradotti in diverse lingue e, naturalmente, era presente su Facebook e su Flickr... Perchè nessuno ha mai parlato prima?

lunedì 3 giugno 2013

Elisabetta Canalis e il Krav Maga: amore finito?

Chissà se il primo a scoccare, per l'irrequieta Elisabetta Canalis, è stato l'amore per il Krav Maga o quello per il palestrato personal trainer Marcus Kowal? La tempistica potrebbe avere il suo peso, dal momento che, stando a quanto sbandierato dalla rivista "Chi", l'idillio tra la showgirl italiana - ormai stabilmente di casa negli USA - e l'allenatore sarebbe inesorabilmente giunto al capolinea.

Ed ecco che il "fattore tempo" appare così in tutta la propria rilevanza: già, perchè qualora si potesse parlare di Krav Maga galeotto e la bella Eli avesse conosciuto il suo istruttore/amore quando già era scoccata la scintilla per le tecniche di autodifesa, allora difficilmente rinuncerebbe ad una simile passione e si limiterebbe a cambiare personal trainer o, tutt'al più, disciplina. Ma se invece fosse stato l'amore per Marcus a trascinarla in palestra, facendole tollerare stanchezza e lividi (orgogliosamente fotografati e condivisi su Twitter a più riprese), beh, in questo caso non ci sarebbe da stupirsi se, spenta la fiamma della passione per l'allenatore, anche quella per il Krav si  esaurisse in un battibaleno.

Chiaramente soltanto il tempo potrà svelare il mistero, ma certo è che Elisabetta non ha mai nascosto di essere una tipa tosta e molto sportiva: dribblando le foto che la ritraggono senza veli e che chiaramente sono tra le più cliccate in Google Images si riescono a scovare anche immagini nelle quali appare con indosso abbigliamento sportivo, intenta a fare una camminata o persino mentre si allena in palestra.
Inoltre sono piuttosto numerose le interviste nelle quali ha dichiarato che i suoi segreti di bellezza sono alimentazione sana e sport. Ma, come ben sa chi pratica arti marziali o, peggio ancora, un sistema come il Krav Maga, in questi casi non si può certo parlare riduttivamente di "sport".
Sempre su Twitter, ormai diversi mesi fa, la showgirl aveva pubblicato un'immagine del diploma di cintura gialla, appena conseguito: vedremo se il suo percorso marziale continuerà anche ora che, almeno stando a quanto riporta uno dei settimanali più gossippari d'Italia, la sua relazione sentimentale pare essere giunta al capolinea. Intanto, Eli ha twittato nell'ultimo weekend di maggio una foto di un suo allenamento/combattimento di Krav...