giovedì 28 febbraio 2013

Diario di un gatto incompreso

Alcuni potranno pensare che io viva una vita da sogno: strappato alla fame ed alle malattie, ho una ciotolina sempre piena, dormo al calduccio e vengo coperto di coccole. Beh, cari miei, sappiate allora che le coccole sono nella maggior parte dei casi non richieste, che il mio giusto riposo viene a volte interrotto nei modi più bruschi e inaspettati e che anch'io ho le mie belle preoccupazioni, soprattutto quando i bipedi con i quali divido l'appartamento impazziscono e si mettono a fare cose folli e incomprensibili.

Periodicamente, ad esempio, la bipede femmina - Viviana - si muove portandosi dietro uno stranissimo... coso e borbottando "Io lo depilo... un giorno o l'altro io lo prendo e lo depilo!". Questo coso si muove come il cane Reika quando viene portata a spasso, sta attaccato a Viviana che però non lo tiene per una specie di corda, come fa col cane, ma per quello che penso sia un lungo naso, perchè l'estremità del naso sta sempre piantata per terra e sbuffa e soffia e aspira... forse annusa. Quando il coso smette di fare la passeggiata in giro per casa e viene riportato al suo posto, di colpo smette di sbuffare e soffiare e così io, che sono curioso e coraggioso, un giorno mi ero avvicinato a lui; giusto per presentarci, insomma: io ero arrivato per primo, mi sembrava educato fare gli onori di casa e, se ce ne fosse stato bisogno, mettere subito in chiaro un paio di cosette. 
Ma lui, niente. Non sono riuscito a trovare il suo muso, quindi non sapevo nemmeno bene dove annusare, e la sua coda - dovreste vederla, è una coda lunghissima e sottile sottile, senza pelo, stranissima! - era sparita. No, non nel senso che la teneva in basso tra le zampe! Era proprio sparita sparita! Viviana aveva schiacciato la schiena del coso e con un fruscìo la coda gli era sparita tutta dentro la pancia! Insomma: impossibile capire cosa pensasse e che razza di animale fosse, quindi dopo un'annusatina di cortesia ho lasciato perdere le presentazioni. 

Qualunque cosa sia, ad ogni buon modo, è evidente che mi è inferiore. Inutile sprecarci tempo. Lui, dal canto suo, se ne sta buono buono nel suo angolino e si limita a farsi le passeggiatine con Viviana che, comunque, non lo accarezza mai e di certo non gli dice "bello il mio gatto gattone" come invece fa con me, anzi: è sempre piuttosto di cattivo umore quando si porta dietro quel coso e borbotta di depilazioni. Evidentemente il cattivo umore è contagioso, perchè lui soffia come un ossesso mentre gira per casa. Eppure mangia un sacco! Non solo le briciole dei croccantini che mi cadono fuori dalla ciotola, ma persino i batuffoli di pelo che io dissemino con molta generosità in giro per tutto l'appartamento. Tutto, lui annusa e si mangia tutto! E soffia.

Adesso: qualsiasi gatto, anche il micetto più sprovveduto, sa che è meglio tenersi alla larga dai soggetti che soffiano. E' cosa nota, no? E invece quei due balordi dei miei coinquilini anche oggi si sono fatti grandi risate vedendomi sparire al passaggio di Viviana e del coso soffiante! Che mancanza di rispetto!

Loro sono convinti che io sia un gatto fifone, mica ci badano al fatto che non corra via di gran carriera ma, anzi, con grande calma e dignità mi allontani semplicemente dal loro tragitto. 

La verità vera è che io sono un povero gatto incompreso, ecco! Prima quella storia dei dodici topi al giorno, poi le risate per le mie uscite di scena al momento delle passeggiate soffianti... altro che vita da sogno, cari miei, io qui devo sopportare l'infamia e la menzogna!

Oggi, mentre il coso dal lungo naso continuava a soffiare imperterrito, la mia bipede l'ha lasciato andare ed è andata a prendere la scatoletta con la quale ogni tanto mi punta. Dice che serve per fare fotografie. Qualunque cosa siano, l'aggeggio infernale continuava a sbuffare, con il naso ben fermo a terra, e lei mi ha puntato addosso la scatoletta. Io li tenevo d'occhio, eh! Questi pensano di potermi cogliere di sorpresa, tzè! Non sanno con che re dei felini hanno a che fare! 

Me ne stavo buono buono, zitto zitto, perfettamente mimetizzato, dietro il mio tiragraffi nuovo di zecca (vedete, in basso ci ho ho già lasciato attaccato un mio meraviglioso batuffolo di pelo grigio scuro. Sono un micio generoso, io!) e non li mollavo un attimo con lo sguardo. Pronto, in qualsiasi momento, a balzare fuori con un prodigioso scatto felino! Altro che fifone! Questi due - tre, se contiamo anche il coso soffiante - non hanno ancora capito che che splendido esempio di felinità hanno a che fare!

Felinamente vostro, Puxi il gatto.

domenica 24 febbraio 2013

Fight Warriors 2: le signore del ring

Quello organizzato da Patrizia Sciurba e da Dayana Meloni della Bodywork è stato un ricco e bell'evento di arti marziali e sport da ring e proprio da loro, da queste due donne impegnate in prima persona, partiamo per raccontare quella che a buon diritto può essere considerata una vera e propria evoluzione. 
Sino a non molti anni fa, le uniche donne autorizzate a calcare un ring erano le belle ed appariscenti ragazze immagine che facevano la loro sporadica apparizione tra un round e l'altro, tenendo sollevato in aria il cartellone con un numero scritto sopra ed infiammando il pubblico. Da qualche tempo però il vento è cambiato e le donne hanno conquistato il diritto di salire sul ring da protagoniste dei combattimenti; un merito va senza dubbio riconosciuto alla francese Chantal Menard, tanto bella da avere una carriera da modella ma tanto grintosa e "pazza" da preferire quella di Kickboxer; impossibile, poi, non pensare alla bella e brava Simona Galassi, reginetta incontrastata del pugilato italiano, che, dopo un esordio nella Kickboxing, si è dedicata esclusivamente alla Boxe diventando professionista dal 2006 e inanellando una lusinghiera serie di successi nazionali e mondiali. Sulla via tracciata dalle prime temerarie combattenti sempre più ragazze hanno potuto dedicarsi a sport "maschili", seguendo una passione che, come ogni passione degna di questo nome, non conosce distinzione di sesso: forse la musica è "roba da maschi"? O lo è la pittura? Perchè mai, allora, dovrebbe esserlo lo sport?

"Fight Warriors 2" è stato un grande evento di sport e lo è stato anche nel suo lato "rosa": diversi e davvero molto combattuti gli incontri che hanno visto contrapposte atlete di K1 e Muay Thai, contraddistinti da uno spirito agonistico che davvero nulla aveva da invidiare a quello dei colleghi uomini. Fin dal primo pomeriggio le ragazze del ring si sono alternate ai combattenti maschi, iniziando dai combattimenti light ed aprendo poi la serata di Gala dei professionisti.

Antonella Seregni e Beatrice Pisano, rispettivamente del "Fight Club" e del "Team Canova" hanno dato vita ad un incontro di K1 (cat. -54 Kg) combattuto ed avvincente; Alessia Prandi, rappresentante del "Team Supernatural", ha affrontato Nataschia Alberton del "Team Canova" in un'avvincente sfida K1 Style per la categoria -64 Kg; Chiara Sacchetti della "Fight Club Team" era contrapposta ad Ilva Djiku del "Team Kick Boxing Bergamo" nella categoria femminile 53 Kg... Chissà che tra loro non si celi una prossima combattente Pro di assoluto valore? Staremo a vedere e di certo continueremo a seguire con estremo interesse gli incontri che le vedranno posizionarsi agli angoli rosso o blu del ring.

Il Gala serale di "Fight Warriors 2", poi, è stato inaugurato dalla sfida delle professioniste del ring Martine Michieletto e Miriam Sabot, che si sono affrontate in un coinvolgente match di K1. Martine, atleta professionista dal gennaio 2012, è stata campionessa mondiale di K1 Style cat. 57 Kg dilettanti ed è in forze al "Fighting Club Valle d'Aosta"; Miriam combatte per i colori del "Team Satori" di Gorizia, sotto la guida di Alfio Romanut e dei fratelli Petrosyan, campioni che certo non hanno bisogno di presentazioni e che hanno saputo prepararla al meglio in vista di questo importante incontro di levatura nazionale. Due atlete di tutto rispetto per un match molto tecnico e decisamente d'impatto, che ha visto alla fine prevalere la bionda campionessa goriziana.

Incontri avvincenti e senza esclusione di colpi, dunque, che hanno saputo tener avvinto il pubblico presente sugli spalti e a bordo ring esattamente come i combattimenti maschili, se non più ancora. Perchè, ammettiamolo, vedere giovani donne - talvolta anche molto carine - che se le danno di santa ragione non solo cattura l'attenzione, ma lascia ancora piuttosto straniti. Nonostante la via tracciata, ormai da anni, da atlete di indubbio valore come le già citate Chantal Menard e Simona Galassi, nonostante il sentiero intrapreso da bellezze d'oltre oceano del calibro di Ronda Rousey e Gina Carano.

E le splendide ragazze che scandiscono lo scorrere dei round sfilando sinuose sul ring? Niente paura, ci sono ancora: più belle e sensuali che mai.
Non sono mancate neppure all'incontro di "Fight Warriors 2" a Treviglio, dove due bellezze esplosive hanno attratto come calamite l'attenzione del pubblico maschile, sollevando autentiche ovazioni ad ogni cambio round.
Solo che oggi, a differenza che in passato, le donne hanno la libertà di scegliere quale ruolo interpretare e chi sorregge un cartellone lo fa per propria scelta, esattamente come chi preferisce calcare un ring indossando guantoni o paratibie. Due modi diversi di vivere la propria femminilità. Tre, se consideriamo anche il ruolo di organizzatrici e promoter: campo professionale in passato esclusivamente maschile, sta ora vedendo la comparsa di donne capaci e preparate, come Patrizia Sciurba e Dayana Meloni.
Premesse ottime per un futuro che si preannuncia ricco di interessanti sorprese.

Questo articolo è stato ripreso, pari pari, dalla rivista online "Oktagon" (qui); scusate, ma inizio a "tirarmela" un po'... :-D

venerdì 22 febbraio 2013

Neve, uccellini e la mangiatoia da riciclaggio

Quando nevica gli uccellini faticano a trovare cibo e chi ama queste piccole creature canterine può sentire il desiderio di dar loro una mano. Come? Beh, le soluzioni sono davvero tante e vanno dalle mangiatoie in vendita presso i negozi per animali fino... ai semini sparpagliati a terra!

La LIPU, ad esempio, ricorda che basta lasciare sui balconi e in aree non bagnate alcuni semi o del riso per aiutare gli uccelli a superare i disagi della neve; chi ha la fortuna di avere un giardino o un terrazzo con delle piante può invece appendere ai rami quelle che vengono chiamate "palle di grasso", che si trovano in vendita nei negozi per animali o che si possono anche realizzare in casa con la ricetta della "Palla di Babbalù" proposta dall'ENPA; ecco ingredienti e preparazione: 100 gr. di margarina, 70 gr. di farina 00 o farina gialla, uva sultanina a piacere, un pugno di semi misti, frutta secca a pezzetti, briciole di dolci. Mescolare il tutto creando una palletta e lasciare a riposare in una terrina in frigo. Quando il composto sarà solidificato, potete appenderlo con uno spago come fosse una pallina dell'albero di Natale. 

Oltre alla palla, però, è possibile realizzare vere e proprie mangiatoie in modo semplice ed ecologico, persino partendo da dei rifiuti. Io, ad esempio, ne ho costruita una... partendo da un cartone di succo di frutta! Se anche voi volete provarci, continuate a leggere.
Ecco cosa serve: un cartone di succo di frutta, colla vinilica, carta da cucina o carta igienica, un pennello, pellicola trasparente, filo di ferro (meglio se plastificato), una molletta da bucato.
Si ricopre il cartone spennellandolo con la colla vinilica e facendo poi aderire la carta; si realizzano così più strati (almeno 4 o 5), come per fare la cartapesta, e si lascia poi asciugare ben bene il tutto. Il consiglio è di "dimenticarla" per un giorno intero: la colla si asciugherà alla perfezione e la nostra struttura di base diventerà così molto più resistente e solida. 
Se volete, potete colorare la mangiatoia come più vi piace. Io ho utilizzato della tempera verde, con la tecnica della spugnatura, in modo tale che rimanessero sfumature di colore sulla base bianca della carta: allegra ma mimetica al tempo stesso.
Fatto ciò, ricopriamo il tutto con la pellicola trasparente (che servirà a rendere impermeabile la nostra mangiatoia), ritagliamo l'apertura dalla quale gli uccellini potranno raggiungere il cibo e posizioniamoci sopra la molletta da bucato, che diventerà il posatoio per i nostri piccoli amici. 
A questo punto manca solo una cosa: il filo di ferro, per appendere la mangiatoia al balcone o al ramo di un albero. Pratichiamo due buchetti su due lati opposti del nostro cartone, facciamoci passare dentro il fil di ferro e leghiamone insieme le estremità. Fatto!


Una volta pronta la mangiatoia, non resta altro da fare che riempirla ben bene di cibo (che MAI, in nessun caso, dovrà essere salato!): possiamo mettere al suo interno del riso, o acquistare i mix di semi per uccelli, arricchire il tutto con uva passa o frutta secca... pettirossi e merli mangiano persino piccoli tocchetti di croste di formaggio! Io avevo del muesli avanzato, ormai vecchio e stantìo, e gli uccellini hanno mostrato di gradire molto! Il posto ideale per appendere la mangiatoia sarebbe una siepe, luogo in cui fringuelli, pettirossi, merli e cince amano nascondersi. E non preoccupatevi se non notate subito i piccoli pennuti avvicinarsi: nonostante la fame, sono pur sempre animaletti selvatici e timorosi! Tenete d'occhio la vostra mangiatoia, ricordandovi di aggiungere periodicamente il cibo in modo tale che i nostri amici piumati non rimangano... a becco asciutto!

mercoledì 20 febbraio 2013

Un secondo facile e leggero: il pollo all'orientale

Ricetta facile facile, veloce, economica ed estremamente light per preparare il pollo in modo un po' diverso dal solito, donandogli un piacevole tocco d'Oriente. Ricetta che dedico alla mia "sorellina marziale" Serena perchè non è veloce come il suo ormai celebre "tonno croccante" ma ci andiamo vicini e si prepara praticamente da sè anche mentre ci si fa la doccia post-allenamenti.

Ingredienti:
petto di pollo
1 zucchina
1/2 cipolla (facoltativa)
salsa di soia
olio d'oliva

In una pentola versate un cucchiaio d'olio d'oliva; lavate carne e verdura (sarò fissata, ma io lavo tutto prima di cucinare, persino le insalate che in teoria sarebbero "già lavate e pronte da servire"), tagliate a tocchetti il petto di pollo e affettate le zucchine e la cipolla, mettete tutto insieme nella pentola a fuoco basso. (Serena, questo è il momento per andare a farti la doccia). Dopo qualche minuto, rigirate il tutto per fare in modo che la cottura sia uniforme. (Serena, a questo punto puoi andare ad asciugarti i capelli). Lasciate cuocere fino a quando il pollo non sarà ben dorato e le verdure non si saranno ammorbidite, poi irrorate con salsa di soia, mescolate ben bene e lasciate cuocere per altri cinque minuti prima di servire (giusto giusto il tempo per vestirsi... o pigiamarsi!). Come di consueto, non ho utilizzato sale: la salsa di soia è già saporita per conto proprio.

A questo punto non resta altro che impiattare il nostro pollo all'orientale; normalmente dopo gli allenamenti - ovvero attorno alle 22.30 o giù di lì - io mi limito a buttare tutto con malagrazia in un paio di piatti e buon appetito, ma se volete fare bella figura e non siete stremati dal Kung Fu potete concedervi lo sfizio di servire il tutto comodamente adagiato su graziosi piatti orientaleggianti, magari accompagnato da un paio di bacchette di legno per ciascun commensale.

Io qui sopra vi ho indicato gli ingredienti che ho usato per questa preparazione ultra veloce, ma tenete presente che, in perfetto stile "Sopravvivenza", potete aggiungere peperoni, carote... verdure varie ed eventuali che stazionano in frigorifero (nel caso di carote, cavolfiore e in genere la verdura "dura" è meglio però bollirla un pochino prima di aggiungere i tocchetti al pollo; stesso discorso vale per le patate, che altrimenti risulterebbero immangiabili).
Questa ricetta fa parte della raccolta
"Orientaleggiamo?"


martedì 19 febbraio 2013

Non solo libri: Amazon e gli scheletri negli scaffali

A quasi un anno di distanza dal mio post su Amazon l'argomento continua ad essere motivo di discussione, nei commenti ma non solo, e mi pare pertanto giunto il momento di fornire degli aggiornamenti sulla "Questione Amazon".
Nel corso di questi mesi, ad esempio, il colosso del commercio on line ha aperto due società in Italia - per la precisione a Castel San Giovanni, dove è presente un magazzino con 400 dipendenti, ed a Milano, con la Corporate nella quale operano circa 200 persone - e prevede di aprire un call center, a Cagliari, dove dovrebbero lavorare circa 500 addetti; proprio queste aperture sul suolo italico hanno portato qualcuno a pensare che a sorridere fosse soltanto Amazon: secondo un'inchiesta condotta da Giovanna Boursier per Report, andata in onda lo scorso 16 dicembre su Rai 3, infatti, il colosso statunitense ha la propria sede europea in Lussemburgo e, sebbene in Italia così come in molti altri Paesi europei venga svolta gran parte dell'attività commerciale, le tasse vengono pagate in Lussemburgo. 
Nulla di illegale, ma emergono con evidenza le lacune normative in ambito comunitario, soprattutto perchè nessuno, in Amazon, fornisce dati di alcun genere: ignoto il suo fatturato in Italia, non vengono rilasciate stime, si preferisce non aver telecamere all'interno delle sedi... Nel frattempo, il 12 novembre scorso, le stesse domande che in Italia sono rimaste senza risposta sono state poste dalla Commissione sui Conti Pubblici del Parlamento inglese al capo delle relazioni esterne di Amazon, che stando alla stampa sarebbe sotto inchiesta per evasione fiscale
In Italia, però, almeno per il momento Amazon continua a sorridere se è vero, come ha rilevato Giovanna Boursier, che "tolte le spese, l'azienda italiana paga più del 30% di tasse, mentre Amazon in Lussemburgo pagherebbe circa il 4%". Se volete vedere il servizio di Report lo trovate qui.
E se fate parte di quanti considerano evasione ed elusione fiscale poco più che un innocuo vizietto, forse rimarrete toccati dallo sconcertante reportage pubblicato il 16 gennaio su Libero, un quotidiano non esattamente "di sinistra" che ha così titolato: "Amazon Germania, scandalo in tv: dipendenti sfruttati e milizia neonazista".
La tv tedesca Ard ha messo in luce come - e qui cito le parole esatte del quotidiano di viale Majno - "I 5mila dipendenti assunti in tutta fretta per far fronte all'aumento delle richieste di acquisto nel periodo natalizio, quasi tutti immigrati dall'Europa dell'Est e da Paesi in crisi come la Spagna, alloggiavano in edifici di fortuna nei pressi dei capannoni, pagati senza contributi e costretti a turni fuori dall'ordinario per festivi e notturni. Di fatto, un campo di reclusione, quasi un lager". Segue poi l'edificante descrizione della milizia privata assoldata per garantire la sicurezza di Amazon ed il perpetuarsi del suo sorriso: guardie private della H.E.S.S. Security le cui divise vengono prodotte da un brand molto amato da neonazisti ed hooligan. Filmato ed articolo completo li trovate qui. In seguito allo scandalo le guardie sono state licenziate.
Frattanto in Italia le piccole librerie indipendenti tirano avanti come possono, pagando le tasse fino all'ultimo centesimo e risentendo della crisi generalizzata, ma puntando anche sull'etica; la Libreria Pagina 18 di Saronno, ad esempio, lo scorso mese di luglio ha guadagnato gli onori della cronaca grazie ad un'iniziativa davvero particolare: il 10% di sconto su ogni libro acquistato, più un ulteriore 5%  da destinare ad un'associazione a scelta del cliente. Un'operazione benefica che ha portato alla raccolta di oltre 2000 euro. (Foto per gentile concessione di VareseNews; qui l'articolo)

Un aggiornamento su Amazon lo trovate qui.

domenica 17 febbraio 2013

Fight Warriors 2: arti marziali e sport da ring a Treviglio

Torna Fight Warriors e lo fa in grande stile: da questa tappa di combattimenti, infatti, verrà selezionato l'atleta che parteciperà a Oktagon 2013, il maggior evento per i fighters italiani. Ma ci saranno anche numerosi incontri "collaterali" di sicuro interesse, dai quali potrebbero spuntare nuovi atleti capaci di cimentarsi ai massimi livelli sia a livello professionistico che tra i dilettanti.
Io, al seguito dell'Accademia Marziale Saronno, sono stata invitata a partecipare alla serata di presentazione di questo importante evento sportivo e così sabato 16 febbraio sono stata a Treviglio, dove ho avuto l'onore e il piacere di conoscere personalmente la promoter di Fight Warriors 2, Patrizia Sciurba, il suo collaboratore ed atleta Giò Maggio, la responsabile degli abbinamenti Dayana Meloni ed il patron di Oktagon, Carlo Di Blasi.

Da sx: Carlo Di Blasi, Patrizia Sciurba e il M° Davide Carpanese
Il Maestro Carpanese dell'Accademia Marziale Saronno
con gli organizzatori di Fight Warriors 2 
La locandina dell'evento

"Non esiste lo sport minore, esiste lo sport meno ricco ma che non ha nulla da invidiare ad altri - ha dichiarato Carlo Di Blasi nel corso della serata - Questa disciplina è in grande crescita: negli Stati Uniti ormai è il 5° sport più seguito e credo che anche in Italia, nel giro di tre o quattro anni, si raggiungeranno livelli di seguito altissimi, paragonabili a quelli del Moto GP. Noi abbiamo già il nostro Valentino Rossi che è Giorgio Petrosyan, ma all'orizzonte si affacciano altre stars di primaria grandezza" ed è facile pensare ad atleti del calibro di   Mustapha Haida, Veronica Vernocchi e Iulian Imeri o Davide Longoni e Fabio Siciliani per la Muay Thai, capaci di infiammare le atmosfere dei palasport con i loro combattimenti. 

La promoter Patrizia Sciurba, dal canto suo, ha voluto mettere l'accento sul valore educativo dello sport: "Queste discipline hanno purtroppo una cattiva reputazione, frutto di pubblicità fuorvianti e di cattivi maestri che trasmettono idee sbagliate; noi crediamo invece nell'ideale educativo e per questo andiamo anche nelle discoteche per portare ai ragazzi questo messaggio: andiamo in palestra, facciamo sport, divertiamoci anche in discoteca, certo, ma senza alcol nè droghe. La violenza e la cattiveria non devono avere a che fare con questo sport, che nasce e cresce nel rispetto e nella disciplina".

Sabato 23 febbraio il Palafacchetti di Treviglio sarà sede di questo imperdibile evento sportivo per il Nord Italia, che vedrà confrontarsi sul ring atleti di Muay Thai, M.M.A. e K1.
Noi dell'Accademia Marziale saremo presenti con alcuni atleti per gli incontri di MMA Light, a partire dal pomeriggio, ma naturalmente è possibile seguire l'evento anche come pubblico: il biglietto d'ingresso, peraltro, costa soltanto 10 euro, una cifra decisamente abbordabile per un evento di questa levatura.

sabato 16 febbraio 2013

Un premio... anzi, due!

Ringrazio Davide Quetti che mi ha passato questo premio


e buona buona mi appresto a rispondere alle domande.
Qual è la cosa che vi piace fare di più da sempre? Non ce n'è una sola, dipende dal momento e dall'umore... Di certo mi piace moltissimo scrivere e credo che questo sia abbastanza chiaro, ma mi piace tanto anche perdermi in luuuuunghe passeggiate nei boschi, mi piace molto allenarmi e sentire ogni muscolo del mio corpo che lavora, mi piace dormire a lungo e pigronzolare rigirandomi tra le coperte al calduccio, mi piace leggere, mi piace camminare nella neve, mi piace scattare fotografie e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.
Qual è il posto che vi piacerebbe vedere ma da sola? In realtà nessuno, perchè mi piacerebbe condividere la gioia di quella bellezza con la persona che amo. E, per di più, dopo un viaggio abbastanza lungo che mi ha portata in giro per diverse città, ho scoperto che certe mete si apprezzano infinitamente di più vedendole in tv che non andandoci di persona.
Nel campo artistico cosa vi piacerebbe saper fare? Nulla. Credo che ciascuno nasca con un particolare dono e che io non sarei mai stata un Caravaggio o un Brahms lo si è capito ben presto. Nutrivo qualche speranza per il Pulitzer, da adolescente, ma - ammesso e non concesso che il giornalismo possa essere considerato "arte" - anche questa chimera è sfumata quando ho iniziato a scrivere davvero per un giornale locale e se la prosa non è il mio forte, la poesia è anche peggio: ho sempre trovato mortalmente noiosi i componimenti che ci facevano sezionare ed analizzare a scuola, come se l'emozione di un momento potesse davvero venir trascritta e, peggio ancora, compresa da un adolescente che la legge svogliato qualche secolo dopo... Il mio dono devo ancora capire quale sia, ma mi sento di escludere che possa avere a che fare con una qualunque delle Muse. 
Seguite la moda o preferite creare su di voi quella che più vi si addice? Decisamente non seguo la moda. Anche per un semplicissimo fatto fisico: quella che addosso ad una modella è una minigonna da urlo su di me diventerebbe una maxigonna che mi sfiorerebbe le caviglie! Sono "alta" un metro e mezzo o giù di lì e non ho la benchè minima intenzione di campare a gambi di sedano e lattuga per entrare in quei "cosini" disegnati dagli stilisti. Non sono anoressica, grazie a Dio, e certamente non intendo diventarlo per seguire i dettami di qualche stilista ginofobico.
Qual è lo sporto che potendo avreste intrapreso come carriera sportiva? Nessuno. Mi piace moltissimo pattinare sul ghiaccio, ma non lo farei di certo per mestiere. Carolina Kostner, che è bravissima, ha incarnato - poveretta! - proprio questo mio modo di vedere quando si era trasferita negli USA: troppa pressione, troppa competizione senza limiti, l'atleta che deve diventare una sorta di automa con in testa soltanto il podio. Con il risultato che o cadi nella trappola del doping o, come è accaduto a Carolina, vieni criticata ferocemente da fans e stampa e soprannominata "Cadolina". Una pressione atroce, capace di portarti ad odiare ciò che più amavi. Carolina ha avuto la forza di rialzarsi, voltare pagina, tornare in Germania, tornare a vincere e soprattutto tornare a sorridere. Ma molti giovani atleti non hanno questa sua stessa forza e si perdono.
Quindi, no grazie: niente sport professionista per me, convinta come sono che lo sport debba essere innanzi tutto divertimento e un aiuto per una crescita sana ed equilibrata.
Cos'è che ascoltando o vedendo vi emoziona o vi ha emozionato di più nella vita? Sarò melensa, ma mio marito. Non solo nel giorno del nostro matrimonio, ma in un sacco di occasioni prima del "sì" e in una valangata dopo, nelle piccole cose quotidiane.
Cosa scegliete come relax quando siete stanchi di tutto? Senza dubbio doccia e divano o, in alternativa, doccia e letto. Se il relax deve essere da sveglia, invece, in compagnia di una buona tisana e di un almeno altrettanto buon libro.
Tra cinema, teatro o una sala da ballo o una discoteca se siete giovanissimi cosa scegliereste? Oddio, posso passare alla domanda dopo? Va beh, se proprio devo scegliere: teatro. Ma sono minimo vent'anni che non ci metto piede. Al cinema mi capita di andarci con maggior frequenza, ma non per mia iniziativa.
Il vostro ricordo più bello? Tanti! Non ne ho uno solo! Nella top ten però ci sono senza dubbio il giorno in cui ho conosciuto Davide e mi sono allenata con lui per la prima volta, quello in cui mia sorella è diventata mamma per la prima volta, quando sono andata a pattinare sul ghiaccio con Giorgia... e tanti altri ancora!
Una persona che non dimenticherete mai lasciando fuori la vostra famiglia? Gesù Cristo, se devo sceglierne soltanto uno. Se posso ampliare il numero, ce ne sono altre tre, nessuna delle quali conosciuta personalmente: Dante Alighieri per la sua Commedia, davvero divina; Socrate, per aver tracciato la storia senza aver lasciato tracce (ciò che abbiamo di lui l'abbiamo grazie al discepolo Platone); Madre Teresa, la più potente rivoluzionaria dei giorni nostri.
Siete soddisfatte della vostra vita o avete un sogno nel cassetto? Soddisfatta. Se ho un sogno, lo levo dal cassetto e cerco di realizzarlo.

Ok, così ho risposto alle 11 domande; adesso devo formularne io altre 11 e passare la "nomination" a 11 blogger (la metà almeno dei quali, se li conosco un pochino, mi odieranno per questo!)
1. Perchè hai dato questo nome al tuo blog?
2. Perchè hai deciso di aprire un blog?
3. Qual è la cosa che più ti piace fare?
4. Qual è il cibo per il quale rischieresti un'indigestione e quale invece non vorresti nemmeno vedere?
5. Puoi portare due cose (non persone!) con te su un'isola deserta, quali scegli?
6. Il tuo libro e il tuo film preferiti sono...?
7. Qual è il tuo ricordo più bello?
8. Qual è il tuo incubo peggiore?
9. Se fossi un animale, quale saresti?
10. Se potessi avere un superpotere, quale sceglieresti?
11. Varie ed eventuali... (dì ciò che vorresti si sapesse di te)

E adesso le 11 nominate:
Ilaria

Poi, passando da Annina per lasciarle la nomination, ho scoperto di essere stata a mia volta nominata per un altro premio! Pazzesco, eh?

Il premio

Quindi, devo scrivere 7 cose su di me e nominare 15 blogger con meno di 200 iscritti. Va beh, cominciamo con le sette cose, magari facendo in modo che non siano le stesse 7 dell'altra volta...
1. Faccio un sacco di errori, ma cerco di far in modo che almeno siano sempre errori nuovi!
2. Tra rimpianti e rimorsi, sicuramente preferisco aver rimorsi. Che poi comunque non ho, perchè se ho agito in quel modo significa che in quel momento quello era l'unico modo per me giusto di agire.
3. Sono convinta che il caso non esista.
4. Non ho ancora capito quale sia il mio scopo nella vita, ma nel frattempo cerco di imparare il più possibile.
5. Visto che la destinazione è certa, cerco di godermi il viaggio.
6. La mia aspirazione è quella di essere un buon essere umano.
7. Mi piacerebbe riuscire a mettere in pratica il Medita.

Per quanto riguarda i 15 blogger da nominare, visto che non so quanti lettori abbiano, nomino alcuni blogger che mi piacciono e che seguo:
Serena, che spero indichi i Sette Segreti del Kung Fu! ;-D
Walter, che secondo me di cose interessanti da dire ne ha ben più di 7!
Mony, che certamente saprà sorprendermi!
Davide, perchè sono curiosa di leggere le 7 cose marziali che tirerà fuori!
Chiara di Vedersehensee, capace di rivelazioni magiche!
Chiara del Soffitto..., perchè sono curiosa di vedere cosa saprà inventarsi!
La Leggivendola, che spero indicherà 7 libri imperdibili!
Nuvoleblu, perchè... perchè sì!
Elena, che spero ci regali 7 splendide foto!

Lo so, non sono 15, ma se qualcuno dei nominati per il premio precedente vuole accodarsi o se qualcuno che passa di qui vuole continuare... è il benvenuto!

mercoledì 13 febbraio 2013

La mousse al cioccolato di Marina, roba da pazzi!

Qualche premessa mi pare doverosa. Cominciamo dal titolo: la Marina menzionata è Marina Morpurgo, giornalista, traduttrice e scrittrice che ho avuto il piacere di conoscere ma con la quale non ho mai cucinato. A questo punto, soprattutto se avete letto i miei precedenti articoli che hanno per protagonista Marina o i suoi romanzi e sempre riallacciandomi al titolo, è opportuno che vi rassicuri circa la mia sanità mentale: non sono una di quelle persone che idolatrano vip, cantanti o scrittori; non ho creato un altarino in casa tapezzato di foto che ritraggono Marina, non ho cercato di impossessarmi di sue ciocche di capelli da conservare come feticci, non le tendo agguati sotto casa, non le intaso la casella di posta nè cartacea nè web e via dicendo. Sono, tutto sommato, una personcina piuttosto equilibrata che certamente apprezza lei e il suo lavoro, ma tutto qui. 
La "roba da pazzi" si riferisce proprio alla mousse al cioccolato: un dolce che temo crei dipendenza, una roba degna degli alcolisti anonimi se non fosse per il fatto non proprio trascurabile che è analcolica. Io ci ho rischiato il coma diabetico, tanto per dire. E non fatemi la battutina "Oltre che dalla Morpurgo devi disintossicarti pure dalla sua mousse" perchè non c'è niente da ridere, soprattutto se scopro di non entrare più nei miei jeans! (Per chi non l'avesse capita, vedasi qui)
Fine delle premesse, vi ho messo in guardia circa la pericolosità di questa preparazione e adesso passo alla ricetta: qui trovate quella originale di Marina con, tra parentesi, la mia variante.

Ingredienti: 
500 gr. di cioccolato fondente molto buono
un bicchiere di spremuta d'arancia
scorza d'arancia - o arancia e limone - non trattata (io ci ho messo un cucchiaio della mia marmellata)
due tuorli e quattro chiare d'uovo


Sciogliete il cioccolato a bagnomaria o nel microonde a bassissima potenza (io l'ho fatto a bagnomaria), in una ciotola capiente. Mescolate bene, e fuori dal fuoco, non appena il cioccolato fuso si è intiepidito, aggiungete i due tuorli d'uovo continuando a mescolare, la scorzettina grattugiata - senza la parte bianca - (io, come detto, essendomi fatta fuori tutte le arance non trattate, ci ho messo un cucchiaino della mia marmellata) e poi il succo che avrete scaldato per non provocare uno shock termico al miscuglio (io questa parte l'ho letta DOPO aver versato la spremuta, che comunque era a temperatura ambiente e non mi pare abbia causato danni irreparabili), e non farlo raggrumare.
A questo punto dovreste avere una crema fluida e liscia, alla quale almagamerete, mescolando con cautela dall'alto al basso e usando una spatola di gomma, le quattro chiare d'uovo montate a neve fermissima con un pizzico di sale. Non vi resta che mettere in frigo e lasciar rapprendere per almeno quattro ore. Buonissima sul pane e sui biscotti! Cercate di non pensare al costume da bagno.

Per me è stato facilissimo non pensare al costume da bagno. Me la sono spazzolata TUTTA - sissignori, mezzo chilo tondo tondo di cioccolato fondente con "rinforzino" di marmellata e uova! - senza neppure l'ausilio di pane o biscotti, semplicemente tuffandomi a volo d'angelo nella ciotola e riemergendone stremata, sull'orlo del coma diabetico, dopo aver ripulito con l'indice ogni singolo residuo di muosse.

La ricetta originale non l'ho sottratta alla Morpurgo dopo essermi intrufolata in casa sua come il peggiore degli stalker ma, molto più banalmente, l'ho trovata nel web su Emergency, più precisamente su "Falce e Fornello" che vi invito a leggere anche per scovare altre ricette come, ad esempio, quella della torta Ma Kakkio (e non è un nome giapponese!).


Se dovete far bella figura con degli ospiti, potete servire la mousse in piccoli bicchierini da degustazione, di quelli che si utilizzano anche per aperitivi e fingerfood, magari accompagnandoli da scorzette di arancia candita.
Idea eccezionale anche se volete darvi un contegno, perchè spazzolare 42 coppette potrebbe ingenerare in voi qualche leggerissimo senso di colpa.

P.S. - Consiglio da "Sopravvivenza": potete tenervi cara questa ricetta per riciclare in modo squisito le uova di Pasqua, a patto che siano di cioccolato fondente.

P.S. 2 - Nonostante l'apparente pericolosità, questo dolce è persino più light di molti altri: non contiene, infatti, nè zucchero nè dolcificanti di alcun tipo e, se preparate la mousse nella sua versione originaria, non dovrete usare neppure la marmellata di arance. Il cioccolato fondente è uno dei pochissimi dolci - se non l'unico - accettato in moltissime diete proprio per il suo bassissimo contenuto di zuccheri e grassi; pensate che Peter Ajello, un uomo italo americano, ha perso la bellezza di 90 chili con una dieta ricca di cioccolato fondente!

martedì 12 febbraio 2013

Addio a Keiko Fukuda, la signora dello Judo


A chi non ama le arti marziali probabilmente il nome Keiko Fukuda dirà poco o niente, sebbene questa minuta signora giapponese abbia segnato la storia delle donne tracciando un sentiero mai percorso prima: è stata lei, infatti, la prima donna al mondo a conseguire il decimo Dan nello Judo Kodokan. Un'eccellenza paragonabile a quella di Rita Levi Montalcini: una vita interamente spesa per la propria passione, per la divulgazione e l'insegnamento, l'una impegnata anima e corpo nella scienza, l'altra nello Judo.

A differenza della grande scienziata italiana, però, i meriti di Keiko sono stati riconosciuti molto tardivamente: lei ha impiegato l'intera vita per raggiungere quello che, a molti uomini, è stato concesso infinitamente prima, a cominciare dal grado di Maestro. Nata nell'aprile del 1913, Keiko ha iniziato a praticare lo Judo negli anni '30 direttamente sotto la guida del Maestro Fondatore Kano Jigoro e a questa disciplina ha dedicato la sua intera esistenza, rinunciando al matrimonio e a costruirsi una famiglia: una scelta difficile per molti, assoluta e per molti versi incomprensibile ed inaccettabile per una donna giapponese dell'epoca.

Lei però non si è mai voluta arrendere, ha sempre combattuto dentro e fuori dal tatami, arrivando anche ad espatriare per raggiungere gli Stati Uniti ed iniziare anche lì, dal capo opposto del mondo, ad insegnare lo Judo. Perchè un amore come il suo non poteva starsene racchiuso ma andava espanso, allargato e condiviso con quante più persone possibile.

Quando ha compiuto 88 anni i suoi allievi, certi del valore della propria insegnante, hanno dato il via ad una petizione affinchè i vertici mondiali dello Judo le concedessero un avanzamento di grado, ma non ottennero nulla: fu loro risposto che nessuna donna, mai, nella storia della disciplina aveva raggiunto il decimo Dan e che non c'era motivo che le cose cambiassero. Un esito che scosse gli allievi, ma non stupì la diretta interessata che aveva già avuto modo di sperimentare sulla propria pelle il sessismo, restando bloccata al quinto Dan per la bellezza di trent'anni. 
Il tanto sospirato - e meritato - riconoscimento arrivò finalmente nell'estate 2011 quando la U.S. Judo Federation la insignì del decimo Dan mentre la Maestra Fukuda, ormai ultranovantenne, continuava a fare ciò che aveva sempre fatto, presiedendo, tre volte a settimana, le lezioni nella sua Scuola di Judo aperta a San Francisco, ripetendo alle sue allieve: "Sii forte, sii gentile, sii bellissima", insegnamento che è divenuto anche il filo conduttore di un documentario realizzato sulla figura di questa donna straordinaria di cui trovate qui di seguito un estratto.



Lo scorso sabato 9 febbraio la Maestra Keiko Fukuda si è spenta a San Francisco. Non sono trapelate indiscrezioni circa la sua morte, ma a noi piace immaginare che si sia spenta serenamente; forte, gentile e bellissima come era stata per tutta la sua lunga vita.

domenica 10 febbraio 2013

Wushu Kung Fu internazionale a Milano

Sabato 2 e domenica 3 febbraio Milano si è trasformata nella capitale del Kung Fu, ospitando un evento eccezionale per organizzazione e numero di partecipanti: realizzato grazie all'unione di quattro tra le più importanti organizzazioni di arti marziali cinesi (WTKF, PWKA, WSL-ACSI e SPL), ha visto la partecipazione di circa 400 atleti in rappresentanza di oltre 50 diverse Scuole provenienti da Italia, Francia e Svizzera.
Alcune fotografie scattate nel corso di questi fantastici due giorni di sport e spettacolo le potete trovare qui, mentre qui di seguito c'è il video che ho realizzato. Spero vi piaccia, buona visione!



E un altro video lo trovate qui.

mercoledì 6 febbraio 2013

Marmellata di kiwi: tre ricette per una bontà

Non so se sia proprio corretto parlare di "marmellata" in quanto, come detto in passato, ciò che non si realizza con agrumi è confettura e, curiosando in internet, ho trovato che c'è anche chi parla di "gelatina" di kiwi. Dal momento che io sono un'amante dei semini (non avevo "ripulito" nemmeno la confettura di fichi) e che non uso alcun gelificante, non credo proprio che possa definire questa preparazione "geltina", quindi il dubbio rimane tra "marmellata" e "confettura"... Bah, scegliete voi come più vi piace chiamarla!


Il kiwi è una bacca dal gusto acidulo (e questo contribuisce alla diatriba "marmellata o confettura"?) originario, a differenza di quanto comunemente si crede, della Cina meridionale, dove si coltivava già attorno al 1300 sia per deliziare il palato degli Imperatori sia per uso ornamentale; all'inizio del 1800 arrivò in Gran Bretagna e soltanto in seguito si diffuse nelle colonie della Nuova Zelanda, dove trovò un clima favorevole per la coltivazione intensiva oltre che uno strano uccello locale, cui "rubò" il nome.

Piccolino, tondeggiante, con delle piume ispide che somigliano più ad una peluria, questo uccello antichissimo - è un vero e proprio fossile vivente, le cui prime tracce archeologiche risalgono al Quaternario - è stato assimilato al frutto con cui ha in comune peluria, forma tondetta e colore, che ne ha preso il nome. 

Ma torniamo alla nostra marmellata che, ovviamente, è fatta con i frutti e non con gli uccelletti!

Come sempre, per le mie confetture e simili, gli ingredienti sono pochissimi e ciò che serve maggiormente è il tempo. 
Ecco cosa occorre per la mia ricetta: kiwi, zucchero, acqua.
Sbucciamo e tagliamo i kiwi a pezzetti, li pesiamo e li mettiamo in una pentola capiente insieme allo zucchero (in rapporto di 3/5, quindi, ad esempio, per un chilo di kiwi, 600 grammi di zucchero) e a 2 dl d'acqua. Accendiamo il fuoco e lasciamo cuocere per almeno 20 minuti, mescolando di tanto in tanto e verificando la consistenza della confettura. Rimuoviamo con un cucchiaio forato l'eventuale schiuma che si sarà formata e invasiamo nei barattoli perfettamente sterilizzati (come per le altre preparazioni di marmellate e confetture).

La "ricetta n° 2" è di "Altroconsumo" e prevede un po' di zucchero in più, il succo di un limone e, se si gradisce, dell'ananas. Gli ingredienti in questo caso sono: 1 chilo di kiwi, 750 gr di zucchero, il succo di un limone, 2 dl d'acqua ed, eventualmente, un terzo di ananas per due terzi di kiwi. In questo caso l'ananas va tagliato a tocchetti ed unito ai kiwi da subito, con tutti gli altri ingredienti.

La "ricetta n° 3", infine, è una vera e propria chicca perchè è una videoricetta con due chef d'eccezione e, soprattutto, con un kiwi (uccello) che aiuta nella preparazione della marmellata di kiwi (frutti): davvero imperdibile! Eccola!

sabato 2 febbraio 2013

La spesa di casa tua: di qualità, ecologica e persino solidale ed economica

Mi è capitato, recentemente, di aver bisogno di un paio di limoni. Sono andata a fare la spesa all'Esselunga - dove, per la verità, mi reco piuttosto spesso, trovando che abbia un buon rapporto qualità/prezzo - e... sono tornata a casa senza limoni! Perchè io, italiana, mi sono rifiutata di acquistare un prodotto israeliano. Noi italiani, che abbiamo praticamente in casa la Sicilia e la sua favolosa produzione di agrumi, andiamo ad importare limoni da Israele?

Capisco che ananas, banane e papaje, cacao e caffè non si possano trovare in Italia se non d'importazione, ma trovo aberrante che sui banconi del "mio" supermercato compaiano limoni israeliani, olio d'oliva greco, mele sudamericane, pomodori olandesi... Pomodori olandesi?!? La prima volta che li ho visti, sempre all'Esselunga, ho avuto quasi un tracollo isterico. Ma porca miseria: siamo la patria della pizza con la pummarola 'n coppa e importiamo i pomodori dall'Olanda? Dove fa un freddo becco (temperature medie annue di 10°, fonte qui) e piove un giorno su due, dove questi poveretti hanno speranza di sopravvivenza solo in serra e dove chissà che ci buttano nel terreno per farli crescere? E loro, gli olandesi, che fanno, importano il formaggio Friesland dalla Valsassina? Ma per favore!

Ben inteso: il mercato è libero, in Europa, ed i prodotti viaggiano liberamente, quindi la grande distribuzione può scegliere quali prodotti acquistare e dove. Sono io, consumatrice, che mi rifiuto di acquistare dei pomodori olandesi - di cui alla fin fine pago più il trasporto che non il pomodoro in sè - quando in Puglia, Emilia Romagna, Lombardia (sì, persino Lombardia, terza produttrice nazionale secondo i dati del 2008!) e Campania abbiamo fior fior di produttori magari quasi ridotti alla miseria da questi accordi internazionali e tonnellate di Pachino e San Marzano vengono buttate al macero perchè non acquistate da ipermercati e supermercati. Io scelgo di comprare italiano. E non è detto che questa scelta mi porti a spendere di più perchè, come ha scritto Andrea Segrè nel suo "Lezioni di ecostile", "Se un chilo di pomodori che arrivano dalla Cina costa 1 euro e un chilo di Pachino, Sicilia, costa 2 euro, non devo prendere quelli di Pechino per risparmiare, ma mezzo chilo da Pachino".

A pensarla così, secondo Altroconsumo, siamo in tanti: "Un italiano su due vuole mangiare nostrano e questo è il motivo principale per cui cerca l'indicazione sull'origine - si legge nell'inchiesta relativa alle etichette del numero di gennaio 2013 - Ma questa informazione è ritenuta importante anche per motivi etici ("mi serve per non acquistare alimenti provenienti da Paesi con questioni aperte dal punto di vista etico", 52%), perchè ritenuta una garanzia di sicurezza dell'alimento ("mi aiuta a scartare cibi che penso possano essere meno sicuri", 46%), per fare scelte ecologiche ("cerco dove è fatto un prodotto per giudicarne l'impatto ambientale", 40%), per valutare in generale la sua qualità ("mi aiuta a giudicare la qualità del prodotto", 37%)".

Quindi comprare nostrano, a km 0 o comunque italiano, non solo si può ma è anche facile e potrebbe essere persino conveniente: è questa, ad esempio, la filosofia che anima "Buono e giusto", azienda di Olgiate Olona che offre un'ampia gamma di prodotti, sia freschi che conservati, "naturali, tipici e solidali". I produttori artigianali di "Buono e giusto" vengono pagati "il giusto" - come avviene coi produttori del mercato equo e solidale, quindi niente sfruttamento, solo che questi sono produttori lombardi invece che sudamericani o africani - e "il giusto" è anche quello che deve spendere il consumatore per avere un prodotto alimentare di qualità, a km 0 e di produzione artigianale.

Filosofia simile anima anche "La Spesa Amica", da cui ho tratto la bella cartina geografica della Lombardia che trovate qui sopra: prodotti locali, provenienti da piccoli produttori del territorio e che garantiscono alimenti biologici. La spesa viene consegnata direttamente a domicilio ogni settimana ed è possibile fare ordini via telefono, e-mail o... direttamente all'incaricato della consegna, come si faceva una volta con il garzone del fornaio o del macellaio.