lunedì 15 ottobre 2012

Schiava, storia di una ragazzina venduta e comprata

Correva l'anno 960 quando la Serenissima Repubblica di Venezia abolì, prima di ogni altro Paese nel mondo, la tratta degli schiavi. Occorse attendere quasi mille anni prima che il Parlamento britannico approvasse lo "Slave Trade Act", nel 1807, con il quale si proibiva la tratta di esseri umani anche negli Stati Uniti, e che al Congresso di Vienna venisse sottoscritta la "Dichiarazione contro la tratta dei negri". 

Può dunque sembrare anacronistico, oggi che la sola espressione "negro" viene considerata offensiva e bandita dalle conversazioni a favore di sofisticati giri di parole, oggi che bambini dai più diversi tratti somatici studiano insieme fianco a fianco nelle stesse scuole e giocano insieme gli stessi giochi, parlare di schiavitù. Eppure quella che Mende Nazer racconta non è la storia di qualche suo lontano antenato: è la sua vita. 
Abitanti di un villaggio Nuba
Mende era una ragazzina Nuba di circa dodici anni, ultima di cinque figli, viveva con la sua famiglia sulle montagne del Sudan; aiutava la mamma nei lavori domestici, andava a scuola e sognava di diventare medico, così da non dover più assistere alla morte di bambini appena nati, come era successo al primogenito di sua sorella maggiore. Era vitale, spensierata, a volte capricciosa e un po' viziata, come ogni ragazzina di quell'età. Ma una notte la sua vita cambiò: il villaggio nuba venne attaccato dai predoni arabi mujaheddin, molti adulti vennero sgozzati e massacrati, le donne vennero violentate, i bambini furono presi e radunati tutti insieme mentre il villaggio veniva dato alle fiamme. Quella fu l'ultima volta che Mende vide i suoi genitori, i suoi fratelli e le sue sorelle. Era la primavera del 1994.

Violentata dal suo rapitore, venduta e comprata come fosse un animale, portata in una casa di Karthoum  per lavorare come domestica ogni giorno della settimana, per tutte le ore necessarie. Niente pause nè feste nè giorni liberi: la sua padrona araba Rahab l'aveva comprata, non si sforzava neppure di ricordare il suo nome perchè tanto lei era solo yebit, schiava, e così veniva chiamata in casa; poteva insultarla, maltrattarla e picchiarla a piacimento. Era una sua proprietà, poteva farne ciò che voleva.
"Con il passare del tempo fissai alcune regole di sopravvivenza; se le rispettavo, avevo meno probabilità di essere picchiata. Primo: se Rahab mi dava un ordine, dovevo accertarmi di avere capito esattamente che cosa voleva, perciò ascoltavo con molta attenzione le sue parole e poi gliele ripetevo. Secondo: se mi chiedeva di fare una cosa, dovevo farla il più velocemente possibile. Non potevo fermarmi a parlare o a giocare con le bambine (figlie di Rahab e del marito, quindi sue "padroncine", ndr), nè a fare nient'altroce potesse causarmi un ritardo. Terzo: dovevo ridurre al minimo la possibilità di incidenti: non importava che fosse colpa mia o meno, perchè sarei stata picchiata ugualmente. Quarto: qualunque cosa Rahab mi dicesse, non dovevo mai ribattere".
E mentre Mende apprende, a forza di botte e soprusi, le regole della schiava perfetta, la sua "padrona" araba se ne fa vanto: "Non sapete ancora la parte migliore - confida un giorno alle amiche, giunte in visita e rimaste ammirate per la pulizia e l'ordine della casa - Vedete, io non la pago. Neanche un soldo. Ma ho dovuto sborsare una grossa somma per averla."
"Bè, anche se costa tanto non è un problema; a parte l'investimento iniziale, poi non spendi più nulla, vero? Le serve normali vogliono sempre avere giorni di vacanza per andare a trovare la famiglia, invece le abid restano sempre con te, no?", si informa una conoscente
"Già", conferma Rahab entusiasta. Insomma: costa tanto, ma una schiava, se ben addestrata, vale ogni centesimo speso per acquistarla.

Essendo Mende una proprietà, poteva essere venduta o semplicemente ceduta: questo almeno pensava Rahab e agì di conseguenza quando, sul finire del 1999, decise di "prestare" la sua schiava alla sorella che viveva a Londra. Mentre per il mondo iniziava il nuovo millennio, per Mende iniziava una nuova schiavitù, con nuovi padroni, in un nuovo Paese. Ma il suo destino era destinato a cambiare…

Titolo: Schiava
Autore: Mende Nazer con Damien Lewis
Traduzione: Valeria Galassi
Editore: Sperling Paperback
Anno di edizione: 2002

Oggi Mende Nazer è una donna libera, che è riuscita a ricucire i contatti con la propria famiglia e, dopo la pubblicazione del libro divenuto ben presto un best seller, è un'attivista per i diritti umani e a suo nome è nata la Mende Nazer Foundation, attiva in Germania, Canada e naturalmente Regno Unito. Dalla sua storia è stato tratto un film ed una compagnia ha adattato il libro per realizzarne un musical africano.

La situazione dei Nuba pare essere ancora drammatica, tanto che il 14 giugno del 2011 Radio Netherlands Worldwide pubblicava un articolo dal titolo: "Pulizia etnica della popolazione Nuba in Sudan - rapporto" (qui); l'ex schiavo sudanese Simon Deng, in una conferenza tenutasi a New York il 22 settembre 2011 si è espresso con queste parole: "Il 9 gennaio 2011 il Sud Sudan è diventato uno stato indipendente. Per i sudanesi del sud che vivono al nord, questo non significa nulla: l'oppressione, il trattamento brutale, la demonizzazione, l'islamizzazione, il colonialismo arabo, la schiavitù continuano". Questo, lo ripeto, non nel 1800 ma nel 2011.

Nel maggio del 2002 la Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha focalizzato la propria attenzione sulla schiavitù di donne e bambini in Sudan dove, si legge nel rapporto pubblicato da Anti Slavery (qui), "migliaia di persone attendono di essere liberate e molte altre continuano ad essere rapite". Nonostante l'operato in Sudan del CEAWC (Committee for the eradication of Abduction of Women and Children), infatti, dal rapporto emerge che un numero stimato tra 5000 e 14000 persone attende di essere salvato dalla schiavitù in quel Paese. Questo libro l'ho acquistato alla Libreria Pagina 18 dove, vi ricordo, è ancora attivo il servizio che permette di donare ad un'associazione di propria scelta il 5% del costo dei volumi acquistati (qui un articolo relativo alla scorsa estate, ma - ribadisco - l'attività benefica è ancora valida). Se volete fare qualcosa di concreto per aiutare bambini o donne in difficoltà, dunque, avete modo di farlo anche acquistando un libro.

7 commenti:

  1. Purtroppo, la schiavitù non è finita, e chiudere gli occhi di fronte alla realtà come si fa spesso per comodo non aiuta.

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  2. ... è terribile pensare che queste cose ancora succedono. Non conosco parole abbastanza dure per commentare quest'atrocità delirante.

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  3. Questo libro mi è piaciuto tantissimo. Mi ha sconvolta la storia di Mende! E` incredibile che ai giorni nostri esista ancora lo schiavismo, anche in Europa. Ma è una drammatica verità.

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    1. Hai ragione Giada, è una realtà sconvolgente. Per questo ne ho voluto parlare, perchè tacere certe realtà secondo me rende complici.

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  4. Spero esista come ebook: lo comprerò.

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  5. vivib hai letto la notizia di oggi??? http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/crime/10465524/Three-women-held-as-slaves-in-south-London.html
    ho anche contattato la libreria di saronno, perchè non riesco a trovare da nessuna parte copia di quel libro e l'ebook non esiste. :-(

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    1. Sì Zion, ho letto la notizia ed ho seguito gli aggiornamenti sul web. E' una storia di autentico orrore e di pura negazione dell'umanità. Una tristezza infinita.

      Per quanto riguarda il libro, alla Libreria Pagina 18 mi hanno detto che è fuori catalogo e non hanno modo di reperirlo, mi dispiace. Non saprei proprio come esserti d'aiuto.

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