martedì 16 ottobre 2012

Le balene cambiano sesso e rischiano sempre più l'estinzione


Nemmeno la sfrenata fantasia di Gene Roddenberry, il "papà" della fortunata serie di fantascienza "Star Trek" sarebbe riuscita ad escogitare tanto. E neppure il Signor Spock della serie, alias Leonard Nimoy, si è spinto sino a questi livelli quando, nell'ormai lontano 1986, ha diretto "Star Trek IV: Rotta verso la Terra", film nel quale l'equipaggio ormai attempato della gloriosa astronave USS Enterprise doveva tornare indietro nel tempo per impedire l'estinzione delle megattere
Noi siamo riusciti a spingerci dove neppure la più fervida immaginazione è giunta, trasformando in realtà ciò che avrebbe dovuto rimanere, tutt'al più, la sceneggiatura di un film di fantascienza: non è più la caccia - peraltro ormai vietata in gran parte del pianeta - il maggior nemico delle balene, bensì la plastica.

Se state pensando a quegli orribili sacchetti che talvolta si vedono galleggiare nell'acqua siete però fuori strada: la plastica più pericolosa è quella nata dal lento ed inesorabile sminuzzamento di sacchetti e rifiuti vari, quella che non si vede e che, secondo uno studio condotto dall'Università di Siena e recentemente pubblicato sul Marine Pollution Bulletin, ha invaso il Santuario dei cetacei

La biologa Maria Cristina Fossi, che ha coordinato lo studio finanziato dal Ministero dell'Ambiente condotto nell'area marina protetta compresa tra Corsica, Costa Azzurra e Toscana, ha infatti spiegato che le balene stanno cambiando sesso, manifestando una crescente tendenza all'ermafroditismo, divenendo così incapaci di riprodursi.

Nell'articolo pubblicato da "La Repubblica" la biologa spiega che "Nelle microparticelle di plastica sono presenti gli flatati e altri distruttori endocrini, sostanze che alterano gli ormoni sessuali creando una tendenza all'ermafroditismo". A rendere particolarmente preoccupante la situazione è l'elevatissima concentrazione di microrifiuti in plastica nel Mediterraneo. Secondo uno studio condotto nel 2010 e 2011 da due missioni scientifiche francesi ed elaborato in "Med - Mediterraneo in pericolo", infatti, sulla superficie del Mare Nostrum galleggerebbero circa duecentonovanta miliardi di microrifiuti, con una concentrazione per chilometro quadrato superiore a quella registrata tanto nell'Atlantico quanto nel Pacifico. 

Poichè ogni volta che una balena apre bocca ingoia circa 70 mila litri d'acqua, è facile immaginare la quantità di microparticelle plastiche che vengono ingerite insieme al cibo. Come se non bastasse, i distruttori endocrini risalgono la catena alimentare anche passando attraverso il plancton di cui si nutrono i grandi cetacei.

Ci vorrebbe davvero l'intervento dell'equipaggio dell'Enterprise perchè, stando ai dati delle ricerche francesi, se continuiamo a questo ritmo il Mar Mediterrano diventerà un mare privo di vita entro i prossimi 40 anni al massimo.

3 commenti:

  1. Ciao Viviana.
    Purtroppo avevo letto anch'io questa pessima notizia.
    Rimango sempre basita nel vedere come nonostante queste bruttissime conseguenze, ci siano ancora persone che se ne fregano e continuino a gettare plastica ovunque!
    Meno male che c'è chi sparge la voce!
    Grazie cara, vado subito a ritwittarti.
    Un bacione.

    RispondiElimina
  2. @ Dqu, assolutamente! Ho chiesto un parere ad un esperto del settore, spero mi possa dare a breve buone notizie…

    @ Ilaria, grazie a te! Contraccambio il bacione. :-*

    RispondiElimina