lunedì 2 marzo 2009

L'aggressività, l'arte marziale e Cristo


Molti praticanti arti marziali sono buddisti. Molti sono atei o agnostici. Io sono cristiana cattolica, credente e praticante. E da qui nasce talvolta la domanda: ma essere cristiana non entra in conflitto col praticare arti marziali?
A parer mio, no. Avevo già tentato di spiegare il mio personale modo di sentire con un post, qualche tempo fa, riguardante il porgere o meno l'altra guancia; ora copio il commento lasciato da un sacerdote, don Ferruccio Ceragioli, sul blog Il tesoro nel campo (che vi invito a visionare, per approfondimenti e... perchè è davvero interessante!), proprio sull'aggressività, commento che condivido in ogni virgola.

"Non si tratta a mio avviso di fare nè del buonismo, nè del cattivismo, ma di vivere la nostra fede con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutte le nostre forze. E tra le nostre forze c'è anche l'aggressività. Ed è una forza in sè buona. Serve a definire dei limiti, a affermare delle cose importanti, a essere risoluti nelle decisioni intraprese. Non a caso ho parlato di aggressività e non di ira, nè di cattiveria, nè di rabbia. L'ira, quella di cui parla Evagrio e che è inserita nella lista dei vizi capitali, è una degenerazione della aggressività che da forza positiva diventa distruttiva. Ma se la nostra aggressività è esclusa dalla nostra fede, allora manca qualcosa alla nostra umanità che deve essere tutta coinvolta nel rapporto con il Signore. Altrimenti come alcuni di voi hanno colto, il rischio è la tiepidezza, che fa dire a Gesù nell'Apocalisse (altra espressione forte): "Tu non sei nè freddo nè caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poichè sei tiepido, non sei cioè nè freddo nè caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Ap 3,15-16)."


La mia visione dell'arte marziale non è mai disgiunta dal rispetto di chi mi si pone innanzi; l'aggressività non diviene violenza gratuita, nè sopraffazione del prossimo, nè desiderio di annientamento, ma è quella forza che consente di essere risoluta, decisa su ciò che reputo importante, convinta e determinata. Quanto spesso si può essere molto più violenti con le parole che non coi fatti? Quanto spesso aggrediamo verbalmente chi ci supera in fila dal fornaio e quanto spesso invece diventiamo violenti sul tatami? Il rispetto del prossimo e lo spirito di fratellanza seguono chi crede in Cristo ovunque questi si trovi, tanto in fila ad uno sportello postale quanto sul quadrato d'allenamento, tanto imbottigliato nel traffico stradale quanto a bordo tatami prima di una competizione. L'aggressività è parte di noi, ovunque e comunque, si pratichino o meno arti marziali; sta a ciascuno di noi non trascendere e fare in modo che la forza positiva dell'aggressività non diventi negativa.

13 commenti:

  1. Ciao Viviana.
    Ha proprio pubblicato un brano della Sacra Scrittura che mi ha resa inquieta per tanto tempo.
    Mi sono chiesta molto se fossi "tiepida" e quanto questo sia negativo.
    E' incredibile come le stesse parole possano suscitare pensieri "aderenti" a tante situazioni, non trovi?
    A parte ciò... mio figlio (sulle arti marziali) dice che non suscitano aggressività ma insegnano a dominare il proprio animo.
    E, visto che scatta tale e quale la sua mamma... spero che continui ad allenarsi!
    Buona notte, cara!!!

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  2. Mitica io la penso come te e aggiungo degli spunti di riflessione:
    1)"Il mio dharma mi insegna a dare la vita per amore degli altri, senza mai tentare di uccidere. Ma il mio dharma mi fa anche dire che quando c'è una scelta da fare tra fuggire, fingendo di non vedere il peccato, o uccidere il potenziale stupratore, è dovere uccidere o essere uccisi, senza mai abbandonare il posto del dovere."
    Mahatma Ghandi

    Frase eccezionale di suo a cui non servono commenti,

    2)"La violenza dei gesti in un combattimento, è indipendente dalla gentilezza di una persona"

    3)Negli insegnamenti del Cristo c'è sia porgere l'altra guancia che la ribellione (vedi banchi nei farisei) davanti a qualcosa che non è umanamente e spiritualmente accettabile.

    4) Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
    C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
    un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
    Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
    un tempo per demolire e un tempo per costruire.
    Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
    un tempo per gemere e un tempo per ballare.
    Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
    un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
    Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
    un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
    Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
    un tempo per tacere e un tempo per parlare.
    Un tempo per amare e un tempo per odiare,
    un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

    Io di mio insegno a cercare di evitare sempre lo scontro, di scappare se necessario.
    Ma se stanno stuprando una persona, stanno picchiando qualcuno o se dopo che sei scappato e hai fatto tutto quello che potevi fare per evitare lo scontro.. ma ti trovi le spalle al muro.. allora devi agire.

    Chiedo scusa per il poema, rubo le parole ad un maestro dicendo:

    “L'unica strategia è che il cuore dell'avversario muti, toccandoci”
    Kobayashi Hirokazu

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  3. Bello leggerti, come sempre, Vivi....
    Penso che tutto quanto è in noi è giusto se naturale...
    Uno dei miei maestri mi diceva sempre, quando mi rimproveravo di non essere buona, di provare il dolore e la rabbia, di essere troppo fuoco troppo spesso...., mi diceva "Tu non sei la tua rabbia, la devi "vedere" ma essa deve essere "altro" da te. I santi non sono di questa terra... Vivi la tua vita in modo equilibrato, una gamba sulla terra una gamba nello spirito. Non staccare la terra da te, non saresti più in equilibrio su una gamba sola. Accettati e impara a far fluire fuori dal tuo centro le cose che non sono in armonia. Ma più di tutto, accettati. Sappiti vedere come esere umano. Sei rabbia e amore."
    ....
    Che dire Vi.... ci sto ancora lavorando

    nasinasi

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  4. Cara Viviana, eccomi qua in visita sul tuo blog. Siamo sintonizzati sulla stessa posizione e d'altra parte da sempre per la vita spirituale si sono usate le metafore della lotta, del combattimento spirituale. Anche lì ci vuole aggressività e dominio di sè per sconfiggere i pensieri del male e per poter essere liberi dalle schiavitù interiori. L'importante è sapere per che cosa si lotta e come si lotta: per distruggere o per costruire? eliminando i nemici o trasformandoli in amici?
    Un caro saluto, a presto d Ferruccio

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  5. Bel post, brava.
    Condivido l'impostazione e ribadisco che secondo me l'aspetto più utile delle arti marziali è che ti mettono a contatto direttamente con le tue paure, aiutandoti col tempo a controllarle. Insomma, come avevo scritto anche nel mio blog un po' di tempo fa (http://lucabonisoli.blogspot.com/2008/10/arti-marziali-difesa-personale-e.html) sono dell'idea che le arti marziali si imparano per non doverle usare.

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  6. Mettere insieme Cristo e le arti marziali non deve essere semplice... D'altra parte con Gesù di Nazareth non c'è nulla di semplice...

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  7. Bello questo tuo modo di vedere le cose! Mi piacerebbe saper dominare la mia aggressività indipendentemete dall'essere o meno cristiano dal praticare o meno arti marziali, ma non è mica facile.
    Ciao!

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  8. Ciao mi chiamo Gian Luca, per come la vedo io essere cristiani veramente è cosa difficilissima per tutti. Però l'importante è sforzarsi nel cercare di almeno non fare il male. Il problema non siamo noi con i ns limiti ma quello che noi facciamo o meno agli altri. Penso che la tua passione per l'arte marziale sia una passione umana punto. Ma se cerchi di trasformarla in qualcosa che abbia a che vedere con iòl cristianesimo o meglio con il VANGELO allora rendi la tua passione un idolo.
    Cosa insegna Gesù? se non una sorta di perenne combattimento spirituale contro le nostre cattiverie e le nostre inclinazioni al male?
    Vedi non si può essere cristiani fai da te....ma la prima cose è accettare in modo acritico ed incondizionato le regole della chiesa di CRISTO. Oggi facciamo il grande errore di scordarci di DIO e lo sostituiamo con idoli e pulsioni private non cercandolo nemmeno più nella BIBBIA. I veri combattimenti cristiani sono spirituali e sono quello che oggi abbiamo dimenticato. Per questo secondo me, se cerchi una qualche correlazione tra arte marziale e religione cattolica o cristiana, sbagli come sbaglia il sacerdote che inquadra questa tua pretesa in uno sforzo d'amore. Però vedi io nn sono nessuno, ne ho passate tante che da ateo piano piano ho creduto in un DIO a cui chiedere aiuto ed abbandonarsi. E l'aiuto è arrivato con mio stupore per giunta. Da li ho capito. Se non metti DIO al primo posto, e non capisci che tutto dipende e un suo regalo allora sbagli. Tutto qua. Scusa per la presunzione e per il mattone . Ciao Gian Luca.

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    1. Ciao Gian Luca! Non ho nulla da scusarti, sei stato rispettoso e hai semplicemente espresso il tuo modo di vedere la cosa, quindi ti ringrazio. Forse nel mio scritto non è chiaro, ma io non metto nel modo più assoluto le arti marziali e Dio sullo stesso piano nè men che meno mi ritengo una "guerriera di Dio": semplicemente, cercavo di spiegare perchè, dal mio punto di vista e secondo quella che è la mia esperienza personale, si può benissimo essere cristiani e al contempo praticare arti marziali, senza vedere in questo nessuna contraddizione. Secondo me una persona può praticare arti marziali trovandone spunti di crescita, di arricchimento personale e di miglioramento senza necessariamente dover essere buddista. A me il Kung Fu T'Ienshu ha portato una grande ricchezza, umanamente parlando, e credo che abbia anche contribuito a rendermi una persona migliore; questo non significa nel modo più assoluto che equipari quest'arte marziale al cristianesimo nè men che meno che le attribuisca un'importanza maggiore nella mia vita rispetto a Dio. Semplicemente, credo che cristianesimo e arti marziali non siano in contrapposizione tra loro. Era questo che volevo dire con il mio scritto e se ho originato fraintendimenti me ne dispiaccio. Ciao

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  9. "La giustizia senza forza è debole, la forza senza giustizia è violenza" (M° Doshin So, fondatore dello Shorinji Kempo. In sintesi.

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  10. "Uomo, uomo, uomo, tutto dipende dal cuore dell'uomo". Ancora Doshin So. In sintesi
    mia email: gfnotaro@gmail.com

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  11. E per finire: "Metà per sè stessi, metà per gli altri". Doshin So.
    by Gianfranco Notaro, cintura arancio karate shito ryu, imperfetto cristiano ecumenico.
    PS suggerita lettura del "Sutra del Diamante" di Buddha.

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    1. Accipicchia Gianfranco, quante citazioni! Ti ringrazio per i commenti e spero di rileggerti presto.

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