martedì 14 ottobre 2008

L'arte della quiete e della pace interiore


Stavolta ho voluto stupirvi con effetti speciali... Ecco a voi, miei cari, un'autentica immagine che ritrae alcuni allievi della Scuola Wo Chen impegnati in un allenamento con gli ormai celeberrimi pao!
(La foto, lo confesso, è un pochino "stagionata": risale allo scorso mese di aprile. Ma nella Gallery del sito, se siete curiosi, potete trovare numerose immagini e - già ve lo preannuncio - a breve ulteriori inserimenti).

Come facilmente avrete intuito, anche ieri sera sono riuscita ad andare in palestra ad allenarmi. Magnifico!
Non sto vivendo un periodo facile, lo confesso: un po' di problemucci e difficoltà si stanno accumulando e, sebbene sia una convinta sostenitrice della filosofia secondo la quale con calma e pazienza si risolve qualunque cosa, devo ammettere che il T'Ien Shu mi sta davvero aiutando parecchio.

Circa lo sfogo fisico che viene offerto nel corso delle lezioni ho già avuto modo di parlare diverse volte, ma ora mi accorgo di quanto sia corretto il nome di questa disciplina e lo testo direttamente su me stessa. T'Ien Shu, infatti, significa "Arte della quiete e della pace interiore".

Può sembrare paradossale che questa quiete si possa raggiungere sferrando calcioni contro dei pao, o distruggendosi a suon di flessioni e addominali, oppure mettendosi con un compagno e provando leve articolari e proiezioni... Ad un occhio poco allenato, me ne rendo conto, viene facile fare l'equazione "arti marziali uguale botte" eppure, se appena si ha la voglia di andare un pochino oltre la superficie, ci si accorge di un intero universo che si cela dietro l'evidenza dell'esteriorità.

Per quella che è la mia esperienza del tutto personale, il T'Ien Shu è come un iceberg in cui la parte emersa è rappresentata da calci, pugni, leve, deviazioni, proiezioni, anticipi, vortici... ma il 90% sta sotto la superficie.
Ed in "momentacci" come questo io mi immergo, e vado alla ricerca di quella pace interiore e di quell'equilibrio che non si svela davanti agli occhi di chiunque guardi, ma soltanto a chi sente il bisogno di andare più in profondità.

5 commenti:

  1. Mi piacciono questi post su questa "predisposizione mentale"...

    Quando mio figlio era minorenne, pacevo parte del dorettivo della scuola locale e una volta all'anna facevamo una sorta di stage durante il quale il maestro ci insegnava i significati della disciplina e ci tratteggiava la cultura cinese...

    Avrei voluto che anche l'altro mio figlio lo potesse frequentare... ma ci sono dei problemi fisici che lo rendevano ... sconsigliato...

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  2. vedo che stai passando un periodo non facile :) eppure scrivi sempre con invidiabile freschezza. Coraggio!!!

    Zion

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  3. Hai descritto quello che molti, praticanti e non, non vedono.
    Rispetto :-)

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  4. Il mio giro di blogger in questo periodo si e' dilatato molto e la frequenza di frequentazione ne risente... pero' mi mancava questo gergo
    Ciao bella
    PS grazie grazie grazie per il post successivo

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  5. * Kai, in effetti trovo che il Kung Fu e le arti marziali in genere abbiano in sè la grande ricchezza della filosofia. La cultura, la filosofia, la predisposizione mentale sono parte integrante ed inscindibile, ritengo, delle arti marziali. Ed io amo visceralmente questa parte, almeno quanto amo la parte "fisica". :-)

    * Grazie Zion. Dopo una scarpinata in salita si gode sempre un bel panorama... Arranco paziente in attesa di arrivare alla cima! :-)
    E con il sostegno delle mie bloggamiche il cammino è più leggero.

    * Grazie Suppaman, ti sono grata del bel complimento. :-)

    * Sub, prego prego prego! He! He! He!
    Grazie a te, anzi, per le visite ed i commenti. :-)

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