domenica 1 giugno 2008

La paura fa novanta


Venerdì scorso per me è stata proprio una serata da dimenticare. O forse, al contrario, da ricordare. Il programma prevedeva un weekend al mare. Torno a casa verso le 20, l’ora della partenza, e la mia fidanzata non c’è ancora. Poco male, sapevo che andava a prendere un aperitivo con amici. Passa un’ora e non arriva. La puntualità non è una dote che appartiene a tutte le donne. Un po’ seccato (sono io quello che poi deve guidare di notte!) la chiamo sul cellulare. Non risponde. Provo dopo mezz’ora: niente. Qualche anno fa, avrei pensato che si era scaricata la batteria. Ora, invece, inizio a preoccuparmi. Di questi tempi, di sera c’è poco da stare tranquilli. Intanto mi chiama suo padre: “Un’ora fa eravamo al cellulare, poi si è interrotta la comunicazione. Continuo a fare il numero ma senza risultato. Sono preoccupato”. Ecco, adesso sono davvero agitato. Richiamo ancora. Stavolta risponde: “Pronto”. Ma non è lei. E’ un uomo. E non è italiano. Ha l’accento maghrebino. Appena sente la mia voce mette giù. Sento un brivido lungo la schiena.
Già la vedo violentata in un angolo buio, magari in un lago di sangue. Le cronache sono piene di episodi del genere. Rumeni, marocchini, slavi che violentano donne a Milano. A Roma. Dovunque. Calmi. Stiamo calmi. Forse ho sbagliato numero. Ma è proprio il suo. Ok: ora chiamo la polizia. In quel momento arriva lei: “Scusa il ritardo: il cellulare è sbalzato fuori dalla bici, ho perso un sacco di tempo a cercarlo ma non l’ho trovato”. Tutto è bene quel che finisce bene. Invece non è finita. Appena messi in viaggio, squilla il mio cellulare. E’ la voce di prima: ha trovato il telefonino e ha digitato l’ultima chiamata. Vuole ridarcelo, e dà appuntamento alla Barona, per strada. Gentile, penso. Ma poi ritorna la preoccupazione. La Barona è un quartiere di Milano che ha una pessima fama, ormai è mezzanotte… E se fosse una trappola per derubarci? Decidiamo di andare comunque, anche se con il cuore in gola.
Ma quando arriviamo, ci troviamo davanti Ahmed, un ragazzo marocchino sui 25 anni, gentilissimo. Ci dice ciao cordialmente, e ci ridà il cellulare con un sorriso caldo e una stretta di mano. E nonostante le nostre insistenze, si rifiuta di ricevere qualunque ricompensa (e ha diritto persino chi porta qualcosa agli oggetti smarriti, se poi si presenta il proprietario a prenderlo). Non lo nascondo, ho provato vergogna. Mi sarei preoccupato tanto se mi avesse risposto un italiano? E se mi avesse dato appuntamento in qualche luogo della Milano “bene”? Viviamo nella paura, soprattutto verso chi viene da lontano, è diverso da noi. E basta essere messi alla prova per cascarci dentro. Ma bisogna sempre ricordarsi che c’è immigrato e immigrato (come c’è italiano e italiano). Ci sono quelli che stuprano, rapinano, uccidono. Ma ce ne sono milioni onesti. E anche coraggiosi. Ricordate Dragan Cigan? E’ un bosniaco, l’anno scorso è morto annegato dopo avere salvato in mare due bambini. E pochi giorni fa due marocchini per salvare un artigiano sono entrati in una cisterna, incuranti delle esalazioni nocive. Ed è un senegalese clandestino il primo che si è lanciato a soccorrere i passeggeri del tram deragliato qualche mese a Milano: “Non potevo vedere quelle persone soffrire” ha detto. Ma loro fanno poco notizia. La verità è che viviamo in tempi difficili. Ormai tremiamo al primo segnale sospetto. Serve più sicurezza, certo. Ma conservando il coraggio di non fare di ogni erba un fascio. Perché la paura è una bestia che mangia il cuore e offusca il cervello.


Queste parole sono di Sergio Parini, caporedattore del settimanale “Donna moderna”, e sono state pubblicate sul n. 21 del 28 maggio 2008. Le ho trovate molto vere, molto sagge e molto, molto attuali. Per questo ho voluto dividerle con voi.

9 commenti:

  1. Cara Viviana, è esattamente così ... le buone notizie non fanno "notizia" e tutto quello che è diverso da noi, per colore, lingua, abitudini di vita ... ci fa paura.

    ciao Ale

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  2. Quanto detto e' vero e fa riflettere anche se io penso che la cosa che in fondo ci fa paura e' l'essere soli, non poter contare sull'aiuto degli altri (vedi notizie in cui ci sono persone aggredite e nessuno muove un dito.. anche i ragazzi che vedono una bambina di 2 anni in macchina e passano oltre). Non si conta piu' su una rete di relezioni e vicinato e questo aumenta la nostra percezione di insicurezza.
    Poi non mi piace che quando succede qualcosa dicano e rimarchino solo se e' extracomunitario o no. anche quando dicono appunto "si l'ha salvato ed e' pure senegalese" e allora??. Perche' non dire e' operaio o cantante.
    Buon inizio settimana, ciao

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  3. Grazie. Ce n'è davvero un gran bisogno, di parole così.

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  4. Ah, sono lieta di annunciarti che dopo solo due mesi ho fatto un post con i premi che mi avevi consegnato.
    Ora direi che mi merito un'altra targa per la puntualità. ;-)

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  5. E c'è anche un regalino per te.

    (Ora la smetto di lasciare commenti a vuoto).

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  6. toc toc.....
    indovina chi è?
    ... ...
    siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

    non è che sono "tornata".... siciamo che sono una "micina in fuga"...... ma DOVEVO passare a trovare la mia V.
    Quella amica virtuale che non mi ha lasciato un momento mentre affogavo nel fumo e nel tempo!
    Ti voglio bene amica "virtuale" che è molto più reale di quelle "reali"!
    E prima o poi ti abbraccio, ti stritolo, ti strapazzo!
    Attenta!
    E' una minaccia!
    nasinasi strapazzatori

    p.s. questo tuo post è BELLISSIMO

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  7. * Ale, già, purtroppo è vero. Pensa che c'è una testata giornalistica che si sta specializzando in "buone notizie", proprio per dare un taglio diverso all'informazione. Perchè è ora di smetterla con la "fissa" che solo il brutto, la violenza, le cattiverie, facciano notizia! Un abbraccio! ;-)

    * Suburbia, purtroppo è così. Il vicinato come esisteva una volta non esiste praticamente più. Spesso non si conoscono neppure i propri dirimpettai... E chi si immischia in una rissa per cercare di separare i litiganti, animato da autentico spirito di altruismo, facilmente finisce accoltellato...
    Personalmente ho trovato che questo articolo mettesse l'accento proprio sul fatto che un senegalese, come qualsiasi italiano (cantante od operaio), può essere capace di bontà e cattiveria. Si tratta di esseri umani. Indipendentemente dal colore della pelle e dalla provenienza geografica. Bene e male sono intorno a noi e dentro di noi, sta a ciascuno singolarmente scegliere da che parte stare. Ciao!

    * Ross, concordo con te! Per questo ho voluto condividere con voi questo scritto... ;-)
    Ross 2 - UAUUUUU!!! Non è mai troppo tardiiiii!!! Appena possibile passerò a curiosare...
    Ross 3 - Nessuno dei tuoi commenti potrà mai essere "a vuoto", soprattutto se comporta un regalino per me... He! He! He! Gongolo felice e ribadisco che a breve passerò a trovarti... ;-)

    * MIIIIIICIAPALLINAAAAAAAAAAAA!!!! Frrrr! Frrrr! Frrrr! Che cosa meravigliosa meravigliosissima che tu sia riuscita a passare di qui! Non hai idea dell'immenso piacere che mi fai!
    Che parole bellisime mi regali! Anche tu sei un'amica "virtuale" che a volte sento estremamente vicina e "reale"! Ed aspetto che tu metta in pratica la tua "minaccia": io ad inizio agosto sarò in terra sarda, nel caso tu intenda tornare a casa... :-)
    Struscio il naso felicissima!

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  8. ...sante parole...purtroppo, i media diffondono di continuo notizie di immigrati che delinquono, scatenando una sorta di caccia alla strega...e ovviamente nella gente cresce il senso di insicurezza e rabbia.
    Però, spesso, scordano che anche i nostri compaesani non sono da meno...
    al governo intanto si parla di immigrazione clandestina, cosa giustissima, ma come al solito si gira intorno al problema...La verità è che il nostro stato è totalmente inesistente...le leggi non vengono applicate e chi delinque si sta creando la giusta convinzione che comunque godrà di tutto questo. manca la certezza della pena...per italiani ed extracomunitari.

    ...rieccomi...:D
    ricambio il tuo abbraccio...

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  9. Bentornata, Aguamala!
    Sono pienamente d'accordo con te per quanto riguarda l'assenza dello Stato; come già avevo scritto in questo post il vero problema non è tanto acciuffare chi delinque (ci sono sia cittadini onesti che denunciano, sia forze dell'ordine capaci che arrestano), quanto assicurare la certezza della pena. Per italiani e stranieri, senza distinzione alcuna. Se delinqui, devi pagare.
    Ciao, a presto! :-)

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